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In Commissione
Agricoltura alla Camera dei Deputati iniziate le audizioni sui testi di legge
depositati in questa legislatura. L’Abbate (M5S) esprime soddisfazione ed
auspica, quanto prima, la conclusione dell’iter normativo a vantaggio del
settore
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Dopo
una lunga attesa e numerose pressioni, la Commissione Agricoltura alla
Camera dei Deputati ha dato avvio alla discussione delle proposte di
legge sulla ripresa della coltivazione della cannabis. La canapa, infatti,
è una delle piante su cui puntano i giovani agricoltori italiani per il
rilancio del settore primario e che ha visto l’Italia seconda produttrice al
mondo sino agli anni ’50, prima per qualità della fibra. Una pianta in
grado di avere oltre 25.000 utilizzi e che vede in Puglia la piĂą
grande sperimentazione in Europa di canapa e calce ad uso abitativo. Alle
prime audizioni tenutesi oggi, lunedì 4 agosto, ha preso parte anche l’associazione
pugliese Canapuglia partita qualche anno fa con pochi ettari nell’agro di
Polignano a Mare (BA) e che oggi può contare su oltre 200 ettari coltivati
in tutta la regione (In Italia sono 1.000).
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“Finalmente
è iniziato l’iter normativo – dichiara Giuseppe L’Abbate (M5S), cofirmatario
della proposta di legge 5 Stelle della collega siciliana Loredana Lupo – Ci
siamo battuti sin dai primissimi giorni in Parlamento per l’approvazione di un
quadro che regolamenti la coltivazione e produzione di canapa e che garantisca
lo sviluppo di questa pianta. L’Italia ha necessità di una legge per cogliere
l’opportunità del non indifferente volano economico della cannabis. Una pianta
dai mille usi: dal settore edilizio al tessile, dagli utensili
all’alimentazione sino al suo utilizzo ambientale”.
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Chi
coltiva canapa, infatti, riduce la presenza di CO2 di 8-12 tonnellate per
ettaro e aiuta a fissare il carbonio nel suolo, contribuendo a generare,
inoltre, la cultura della sostenibilità . Ultimo virtuoso esempio è quello dell’ex
allevatore tarantino Vincenzo Fornaro costretto dall’Ilva nel 2010 ad
abbattere i suoi capi di bestiame alla “diossina” e che, impossibilità a
far altro, ha deciso di coltivare canapa nei suoi tre ettari resi
improduttivi dallo stabilimento siderurgico. Tra le associazioni presenti oggi
alla Camera dei deputati non sono mancati i suggerimenti e le critiche ai
testi normativi sia per il limite europeo del Thc (fissato a 0,2%) sia per
gli incentivi insufficienti e non in grado di
sostenere i giovani imprenditori e, infine, sia per la mancanza di innovativi
impianti di trasformazione che possano garantire un prodotto altamente
qualitativo, quale quello italiano si presta a divenire.
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