Martino
Greco, settore viabilità e logistica Ugl, alla manifestazione “Industria Ultima
Fermata”
Ha partecipato alla manifestazione di Confindustria Taranto
“Industria Ultima Fermata”, Martino Greco, segretario provinciale Ugl del
settore ViabilitĂ Logistiche e Traffico, insieme a un gruppo di piccoli
autotrasportatori esasperati, iscritti alla categoria.
Così si
è espresso : “Una grossa fetta di autotrasportatori tarantini stanno in questo
momento attraversando un periodo veramente amaro, per quanto riguarda il lavoro
che a Taranto ogni giorno che passa viene sempre meno, e con mille difficoltĂ .
Solleviamo i problemi della disoccupazione pure nell’ambito dell’autotrasporto
perché si sta verificando che una lunga serie di automezzi non riesce più a ripartire
e sta ferma nei parcheggi”.
Ricordiamo,
come ci aveva riferito qualche mese fa Fabio Dimonte, segretario provinciale
Ugl, in occasione dell’elezione a Crispiano proprio di Martino Greco, che ci
sono numerosi autotrasportatori, i cosiddetti padroncini dell’indotto Ilva, che
sono mesi che non percepiscono soldi (come il signore al volante in foto con
Greco).
E
ancora non è cambiato nulla, per cui ci sono problemi anche per rifornire i
mezzi per effettuare viaggi.
Fino a
qualche anno fa l’Ilva pagava regolarmente le commesse, adesso sono circa oltre
 ventiquattro mesi che ritarda a farlo.
E sulla manifestazione “Industria Ultima Fermata” , il
segretario provinciale Ugl Fabio Dimonte ha fatto diffondere un comunicato
stampa.
In questo si legge che premettendo che la manifestazione in
questione fosse alquanto condivisibile, poiché la nostra industria e il potere
economico che ne deriva, si sta ormai collassando verso una situazione di
sfacelo, Ugl Taranto ribadisce ancora una volta che il lavoro e la salute sono
due diritti che non si possono contrapporre e devono essere obbligatoriamente
tutelati entrambi alla stessa maniera, per cui vale la pena discuterne.
Però, dire di no e fare ostruzionismo a priori, ad ogni
progetto industriale che porterebbe lavoro e guadagno per la nostra cittĂ ,
creando una situazione di “muro contro muro” non porta da nessuna parte.
E’ bene che ci si segga a tavolino, che l’azienda renda dei
documenti tecnico scientifici che illustrino l’intero processo delle attività ,
al fine di garantire lavoro tutelando la salute.
E’ altresì necessario e giusto che il Governo, di suo conto,
intervenga con delle decisioni concrete, che facciano riaffiorare la situazione
occupazionale a Taranto, oramai allo sfacelo.
Inoltre bisogna tenere presente che, pensare di sanare gli
stipendi dei dipendenti Ilva, non vuol dire compensare di conseguenza anche
quelli dell’indotto e  i corrispettivi alle aziende.
I cosiddetti “prestiti ponte” devono essere resi, bisogna
prendere provvedimenti seri e risolutivi.
Per quanto riguarda poi il “decommissioning” delle navi, l’Ugl
 chiede che Taranto venga riscattata. Assumere la decisione di portare le navi
da smantellare, smaltire o riparare a Piombino, favorendo la Lucchini è arduo e
un po’ avventato, in quanto Taranto non solo ha tutte le capacità e competenze
a livello professionale, ma dispone degli ex Cantieri Navali, i cantieri Tosi
con un cantiere operativo attrezzato e preparato.
Dispone ad esempio di bacini a secco in cui la nave sosta
durante i lavori, per non dimenticare la strumentazione per lo smantellamento e
lo smaltimento.
E poi, basta  parlare di Taranto come punto strategico per
la nazione, quando poi risulta essere solo serva e disponibile a farsi succhiare
le risorse al servizio del paese.
Il Governo deve intervenire, attraverso azioni determinate e
decisive, perché il Comune oramai non agisce più, non potendosi permettere
ancora di sbagliare.
I sindacati chiedono ma non ottengono, la Regione latita e
le associazioni di categoria pensano a tutelare i loro interessi e diritti.
Oramai, conclude la nota, viviamo una guerra tra poveri e la
manifestazione di Confindustria ne è stato l’ennesimo esempio lampante.
Taranto rischia un’implosione, ragion per cui necessitano
azioni dall’alto e il Governo non può più permettersi di restare indifferente.
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Vito
Piepoli
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