IL VERO NAUFRAGIO E'
DI CONFINDUSTRIA TARANTO
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Comunicato
31/07/2014
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Se ci trovassimo nella baia di Sidney, saremmo circondati da
coccodrilli in lacrime. Ma siamo a Taranto, la terra dei delfini, dove a
piangere sono soltanto i tarantini a causa dei coccodrilli travestiti da
operatori virtuosi che si defilano davanti alle reali motivazioni della disfatta
industriale.
Una disfatta frutto della errata o mancante progettazione del territorio ionico
ad opera di Confindustria.
Confindustria dovrebbe assumersi la responsabilità delle
scelte operate in tutti questi anni, nell'ambito della pianificazione
industriale e urbana, in regime di quasi totale autonomia, escludendo dalla
consultazione le parti più numerose ed impegnate nella ricerca di soluzioni
utili a tutti.
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Bisogna ricordare agli imprenditori tarantini che i comparti
della raffinazione, della produzione del cemento, di alcune tipologie edili e
dei servizi navali di Transhipment sono andati in profonda sofferenza, a causa
delle scelte incaute e strategicamente errate operate dalla dirigenza degli industriali
tarantini, incuranti delle reali esigenze del territorio.
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Al contrario, le scelte produttive operate dalle dirigenze di
altre città , come nel caso di Confindustria Bari, Lecce e, in alcuni casi, anche
Brindisi, mostrano indici positivi e altamente promettenti in controtendenza
con le statistiche della provincia di Taranto.Â
Le scelte effettuate hanno pregiudicato la nascita e lo
sviluppo delle attività innovative che sono invece in fase di insediamento
nelle altre province, per giunta assai più redditizie di quelle tarantine sia
per fatturato che per unità lavorative impiegate. Â
Non è un caso che le infrastrutture pubbliche, l'aeroporto,
il porto turistico per l'utilizzo ibrido di passeggeri e merci, la nuova
stazione ferroviaria, il collegamento ai corridoi transeuropei tirrenico ed
adriatico, gli interporti completi di tutti i servizi, previsti a Bari, siano
sempre stati una priorità per gli imprenditori delle altre province ma mai
sostenuti a Taranto, città di mare strategica eppure priva sia di interporto
per il trasferimento delle merci da mare a terra sia del corridoio intermodale
di collegamento con Grottaglie.
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Confindustria Taranto si è sempre preoccupata di assegnare e
riservare aree portuali tra le migliori, più ampie e strategiche d'Italia a
pochi privilegiati dell'industria pesante e inquinante precludendone l'uso alle
grandi navi di linea passeggeri e ai traghetti e, di fatto, alle Piccole e
Medie Imprese, a commercianti e artigiani, coltivatori, pescatori, operatori
turistici, del terziario di base e avanzato, e persino all'industria edilizia,
che sono la vera spina dorsale dell'economia della provincia di Taranto.Â
Di fatto, dunque, il vantaggio iniziale esclusivo e
geografico è stato pregiudicato e non sfruttato dagli stessi pochi imprenditori
locali, malgrado Taranto sia sempre stata l'unica a possedere le aree idonee
alla concentrazione intermodale di tutte le infrastrutture ed i servizi prima
citati.
Auspichiamo pertanto un rapido ravvedimento da parte di
Confindustria Taranto.
E’ arrivato il momento che la comunità dell'area ionica, non ancora consapevole
del disastro economico e programmatico in atto, venga in possesso di tutti gli
elementi necessari per giudicare e trarre le dovute conclusioni.
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MOVIMENTO STOP TEMPA ROSSA –IL PORTO AI TARANTINI
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