Presentate una risoluzione ed una
interrogazione parlamentare dai deputati 5 Stelle delle Commissioni Agricoltura
e Finanze per provare a convincere il Governo a fare marcia indietro
sull’ulteriore aumento dell’accisa previsto per il 2015
Circa 500 birrifici in tutta
Italia, ben otto aziende industriali e due malterie con 15
impianti produttivi distribuiti su tutto il territorio nazionale, dal nord
al sud. Solo in Puglia si contano 24 birrifici artigianali e due di tipo
industriale (a Bari e Massafra). Una realtĂ quella della birra italiana
costretta ad una super-tassazione per coprire risorse mancanti in altri
settori. E da settore in crescita con un buon potenziale, rischia di ritrovarsi
sommerso dalla pressione fiscale. Proprio con l’obiettivo di bloccare
almeno la terza tranche dell’aumento delle accise, prevista per gennaio 2015 e
deliberate con il decreto 104 nell’ottobre 2013, i deputati 5 Stelle
della Commissione Finanze e della Commissione Agricoltura hanno depositato una
risoluzione ed una interrogazione parlamentare a favore del settore birrario
italiano. Per l’accisa una escalation degna del miglior Sceriffo di
Nottingham: +93% negli ultimi 10 anni; +30% negli
ultimi 15 mesi gli aumenti dell’aliquota. Una carrellata di decreti legge, tra
piccoli ritocchi e ripensamenti, che hanno reso il popolo piĂą sobrio
d’Europa in pratica quello più tartassato con un’aliquota pari a 2,7 euro
per ettolitro e grado-plato che si prevede raggiunga i 3,04 euro dal nuovo
anno.
“Tra le bevande alcoliche da pasto
la birra
è l'unica a scontare l'accisa in Italia e per di più con livelli di tassazione
di gran lunga superiori rispetto a quelli mediamente previsti in altri Paesi
europei – dichiara il deputato Giuseppe L’Abbate (M5S), cofirmatario
degli atti parlamentari – Basti pensare che l'aliquota sulla birra in Italia è
superiore al triplo di quella applicata in Germania e Spagna”.
Assobirra ha fatto presente al
Governo, documentandolo per mezzo di un dossier del centro studi Ref ricerche,
che ci sono almeno sette ottimi motivi per desistere dall’aumento: un
gettito fiscale inferiore alle aspettative (116 milioni rispetto ai 177
previsti), crollo dei posti di lavoro pari a 2.400 unitĂ tra filiera ed
indotto di cui se ne potrebbero salvare 1.200 evitando la terza tranche
d’aumento, perdita di potere concorrenziale verso i Paesi europei
competitors, ricaduta maggiore sulle fasce piĂą povere dei consumatori (visto
che l’aumento della tassa si abbatte più sulle bottiglie da 66 cl le più
consumate dalla massa) e l’effetto di aumento dei prezzi che si
determinerĂ gioco forza se va in porto il terzo aumento.
“Sostentiamo con forza la
battaglia di Assobirra in favore della filiera e del suo indotto – prosegue
L’Abbate – L’aumento delle tasse strozza l’economia reale e non ottiene neanche
i benefici di cassa sperati. Lo ha sostenuto anche la stessa Ragioneria
generale dello Stato, nel parere reso alla Commissione bilancio della Camera
dei Deputati in data 26 luglio 2013 e che noi oggi ribadiamo. Il settore della
birra in Italia rappresenta una fetta importante dell'industria alimentare:
oltre ai grandi marchi conta parecchi microbirrifici artigianali e sta creando
concrete opportunità imprenditoriali, soprattutto per i giovani. Se questa è la
medicina di Renzi e dei suoi Ministri per far ripartire il Paese – conclude
il deputato pugliese della Commissione Agricoltura – l’unico invito che
ci sentiamo di fargli e sorseggiare un’ottima birra della tradizione italiana
per schiarirsi le idee”.
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