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PRESIDENTE UPI PUGLIA, SCHITTULLI:
“LA NOSTRA AGRICOLTURA IN GINOCCHIO GRAZIE ALLA REGIONE
PUGLIA”
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“Solo due
mesi fa l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia definiva come un
successo l’accordo raggiunto per la ripartizione delle risorse Pac (Politiche
agricole comunitarie). Oggi dopo che le associazioni di categoria, in primis,
hanno cominciato ad analizzare i dati e quindi i danni economici derivanti al
mondo agricolo pugliese, la Regione Puglia e il partito di maggioranza
relativa, il Pd, corrono ai ripari e chiedono un incontro al Ministro
all’Agricoltura”. Così il presidente dell’Upi Puglia (Unione
Province Pugliesi), Francesco Schittulli, questa mattina partecipando a
una conferenza stampa alla Regione Puglia, insieme al consigliere regionale Davide
Bellomo, prima che iniziasse la seduta monotematica del Consiglio
regionale.
“La
discussione sulla Pac – ha continuato Schittulli – va avanti
almeno da quattro anni. Per intenderci, da quando assessore era l’attuale
senatore Dario Stefano. e solo ora ci si accorge che i comparti
strategici dell’economia della Regione Puglia subiscono, in base alla bozza
della Riforma in fase ormai di approvazione, un gravissimo danno causato dalla
riduzione ingente delle risorse comunitarie che saranno assegnate?”.
Poi
il presidente dell’Upi Puglia entra nel merito: “Ci riferiamo
prevalentemente agli aiuti concessi all’olio extra d’oliva che dalla lettura
dei dati del documento Pac subiscono una vistosa riduzione pari addirittura al
42%. Ma la cosa più grave è che dall’analisi della ripartizione degli aiuti
accoppiati (vale dire quelli legati a parametri produttivi specifici scelti da
ciascun Stato membro dell’Unione Europea) l’agricoltura pugliese (inÂ
particolare l’olivicoltura) è stata doppiamente penalizzata rispetto alle aree
meno produttive e a più alto valore aggiunto del Nord. In primis perché sono
state destinate complessivamente scarse risorse al comporto olivicolo, solo
poco più del 16% dell’intero ammontare previsto per l’Italia (oltre 426 milioni
di euro), mentre le restanti risorse sono andate alla zootecnia (50%) e ai
seminativi (34%). Settori questi ultimi due sicuramente non prevalenti nella
nostra regione, ma strategici per le regioni del Nord (vedi Piemonte,
Lombardia, Veneto, Emilia Romagna etc).
E
ancora: “La seconda penalizzazione, sempre da una prima analisi dei criteri
di ripartizione delle pure esigue risorse finanziarie destinate alle colture
permanenti (olivicoltura), riguardano i parametri che dirottano tale risorse in
altre regioni d’Italia. Infatti, dei 70 milioni (il suddetto 16%) previsti, 42
vanno suddivisi per tutta l’olivicoltura presente in Liguria, Puglia e
Calabria. A conti fatti meno di 77 euro ad ettaro! Mentre i restanti sono
destinati a terreni con pendenze che se non in minima parte (Gargano) sono
presenti in Puglia. Favorendo così regioni collinari come la Liguria, l’Umbria
e la Toscana. Anche per questo secondo criterio di ripartizione, quindi, si
nota una presenza preponderante delle Regioni del Centro-Nord al tavolo delle trattive.
In termini pratici un’azienda olivicola media pugliese che prima della riforma
prendeva mediamente un contributo (disaccoppiato) di circa euro 800 ad ettaro
si potrebbe ritrovare con un contributo dimezzato”.
“Infine,
ma non ultimo – conclude Schittulli - la situazione
attuale comporta un’ulteriore grave ripercussione per l’olivicoltura che si
caratterizza, contrariamente ad altre colture che sono altamente meccanizzate
(si pensi alla zootecnia o ai seminati), da una forte incidenza della manodopera.
Considerando che le analisi economiche espletate a livello nazionale
evidenziano la forte dipendenza economica del contributo Pac per le nostre
aziende, una riduzione di questi avrebbe come effetto diretto una riduzione
della forza lavoro impegnata nel settore con conseguente abbandono delle nostre
campagne, come è già avvenuto o potrebbe avvenire in altri settori, vedi la
Pesca, che dai primi dati in nostro possesso potrebbe trovarsi addirittura
peggio dell’Agricoltura”.
Bari,
22 luglio 2014
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Per
l’ufficio stampa
Mariateresa
D’Arenzo
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