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UPI PUGLIA, SCHITTULLI: "AGRICOLTURA IN GINOCCHIO PER COLPA DELLA REGIONE"
martedì 22 luglio 2014

da stampa@upipuglia.it




Bari,18/6/2012

 

PRESIDENTE UPI PUGLIA, SCHITTULLI:

“LA NOSTRA AGRICOLTURA IN GINOCCHIO GRAZIE ALLA REGIONE PUGLIA”

 

“Solo due mesi fa l’assessore all’Agricoltura della Regione Puglia definiva come un successo l’accordo raggiunto per la ripartizione delle risorse Pac (Politiche agricole comunitarie). Oggi dopo che le associazioni di categoria, in primis, hanno cominciato ad analizzare i dati e quindi i danni economici derivanti al mondo agricolo pugliese, la Regione Puglia e il partito di maggioranza relativa, il Pd, corrono ai ripari e chiedono un incontro al Ministro all’Agricoltura”. Così il presidente dell’Upi Puglia (Unione Province Pugliesi), Francesco Schittulli, questa mattina partecipando a una conferenza stampa alla Regione Puglia, insieme al consigliere regionale Davide Bellomo, prima che iniziasse la seduta monotematica del Consiglio regionale.

“La discussione sulla Pac – ha continuato Schittulli – va avanti almeno da quattro anni. Per intenderci, da quando assessore era l’attuale senatore Dario Stefano. e solo ora ci si accorge che i comparti strategici dell’economia della Regione Puglia subiscono, in base alla bozza della Riforma in fase ormai di approvazione, un gravissimo danno causato dalla riduzione ingente delle risorse comunitarie che saranno assegnate?”.

Poi il presidente dell’Upi Puglia entra nel merito: “Ci riferiamo prevalentemente agli aiuti concessi all’olio extra d’oliva che dalla lettura dei dati del documento Pac subiscono una vistosa riduzione pari addirittura al 42%. Ma la cosa più grave è che dall’analisi della ripartizione degli aiuti accoppiati (vale dire quelli legati a parametri produttivi specifici scelti da ciascun Stato membro dell’Unione Europea) l’agricoltura pugliese (in  particolare l’olivicoltura) è stata doppiamente penalizzata rispetto alle aree meno produttive e a più alto valore aggiunto del Nord. In primis perché sono state destinate complessivamente scarse risorse al comporto olivicolo, solo poco più del 16% dell’intero ammontare previsto per l’Italia (oltre 426 milioni di euro), mentre le restanti risorse sono andate alla zootecnia (50%) e ai seminativi (34%). Settori questi ultimi due sicuramente non prevalenti nella nostra regione, ma strategici per le regioni del Nord (vedi Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna etc).

E ancora: “La seconda penalizzazione, sempre da una prima analisi dei criteri di ripartizione delle pure esigue risorse finanziarie destinate alle colture permanenti (olivicoltura), riguardano i parametri che dirottano tale risorse in altre regioni d’Italia. Infatti,  dei 70 milioni (il suddetto 16%) previsti, 42 vanno suddivisi per tutta l’olivicoltura presente in Liguria, Puglia e Calabria. A conti fatti meno di 77 euro ad ettaro! Mentre i restanti sono destinati a terreni con pendenze che se non in minima parte (Gargano) sono presenti in Puglia. Favorendo così regioni collinari come la  Liguria, l’Umbria e la Toscana. Anche per questo secondo criterio di ripartizione, quindi, si nota una presenza preponderante delle Regioni del Centro-Nord al tavolo delle trattive. In termini pratici un’azienda olivicola media pugliese che prima della riforma prendeva mediamente un contributo (disaccoppiato) di circa euro 800 ad ettaro si potrebbe ritrovare con  un contributo dimezzato”.

“Infine, ma non ultimo – conclude Schittulli - la situazione attuale comporta un’ulteriore grave ripercussione per l’olivicoltura che si caratterizza, contrariamente ad altre colture che sono altamente meccanizzate (si pensi alla zootecnia o ai seminati), da una forte incidenza della manodopera. Considerando che le analisi economiche espletate a livello nazionale evidenziano  la forte dipendenza economica del contributo Pac per le nostre aziende, una riduzione di questi avrebbe come effetto diretto una riduzione della forza lavoro impegnata nel settore con conseguente abbandono delle nostre campagne, come è già avvenuto o potrebbe avvenire in altri settori, vedi la Pesca, che dai primi dati in nostro possesso potrebbe trovarsi addirittura peggio dell’Agricoltura”.

Bari, 22 luglio 2014

 

Per l’ufficio stampa

Mariateresa D’Arenzo

 

 




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