Libero
OSSERVATORIO della LEGALITA' onlus - Taranto - osservatoriolegnc@libero.it
NELLA
TRAPPOLA DELL'INDIFFERENZA
Veduta
del Canale Navigabile e del Castello Aragonese
E’
mai possibile che nel meridione d’Italia (ma non solo) ci si lasci scivolare addosso
tutto e dippiù con assoluta indifferenza e con la convinta considerazione che
le cose non potranno mai cambiare?
Possibile
che le difficoltà dei meno fortunati non suscitino reazioni, indignazione,
ribellione? Forse queste mancanze sono nel nostro DNA o sono virtù (!)
acquisite per colpe altrui? E non significa nulla che, ad esempio, la
fruizione dei diritti ad una vita senza barriere per i disabili sia stata
codificata in regolamenti e leggi?
“Decreto
del Presidente della Repubblica 24/7/1996”
Art.
1 Definizioni ed oggetto
1.
Le norme del presente regolamento sono volte ad eliminare gli impedimenti
comunemente definiti «barriere architettoniche».
2.
Per barriere architettoniche si intendono:
a)
gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in
particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria
ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;
b)
gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura
utilizzazione di spazi, attrezzature o componenti;
c)
la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la
riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in
particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.
Potremmo,
volendo, essere all’anno zero, all’anno del “risveglio” per affrontare,
combattere e superare l’indifferenza di chi non considera nei giusti termini i
diritti altrui, a cominciare dal diritto negato di chi, diversamente abile, è
costretto a confrontarsi con problemi quotidiani entro e fuori la propria
abitazione, di chi è costretto a misurarsi con mille insidie, la più
insormontabile delle quali è rappresentata proprio dall’ indifferenza dei
cosiddetti normodotati, magari deputati ad eliminare gli ostacoli, le barriere.
Occorrono
le leggi per “risvegliarci” ? Ci sono ma non bastano !
Ecco,
allora, che, distanza di 25 anni dalla L. 13/89, che avrebbe dovuto attenuare
le insormontabili barriere disseminate ovunque, a 18 anni dal Decreto su
citato, ancor più esaustivo, ci si trova ancora a dover sollevare “casi
eclatanti”, offensivi per il diritto dei cittadini a vivere in sicurezza almeno
le cose spicciole, a denunciare storture, indifferenze ed insofferenze.
Occorrerebbe
considerare che chiunque, in qualunque momento della propria esistenza,
potrebbe diventare disabile, con tutto ciò che l’ Handicap comporta.
Basta
guardarsi in giro per comprendere che viviamo in una "Città Ostile",
per prendere atto di quanto lontana sia la soluzione, anche la più semplice,
della problematica in argomento. Basta sbirciare ovunque in città, nei luoghi
pubblici. Un esempio su tutti l’assurdo modo operato nel rifacimento dei
numerosissimi marciapiedi nei vari quartieri ! Non se ne salva uno! Vecchi mai
risistemati, completamente nuovi, comunque tutti vere e proprie ”trappole” Non
pochi i casi di caduta accidentale segnalati, ma, assurdamente, nonostante i
ripetuti reclami, nessuno interviene.
Il
muro che si incontra è ben più imponente di quelli che cingono la città, è
impenetrabile per tutti i normodotati, ancor più per i diversamente abili.
Riusciamo bene a comprendere quante e quali possano essere le reazioni, il
senso di frustrazione per chi trova “ostilità” in ogni dove. Nessun
amministratore transita per le vie più disastrate. Chissà mai perché. Così
esistono aberrazioni in ogni dove. Chi non ha mai percorso i tanti budelli
cittadini, i budelli delle zone esterne, nati negli anni ’60, allorquando
furono demoliti i vecchi “villini”, in ogni caso realizzati in posizione
arretrata, per costruire i nuovi palazzi dove un tempo insisteva la recinzione
in muratura…bassa tra l’altro?
Ebbene,
il marciapiede largo poco più di un metro è in pessimo stato, non solo per
quanto riguarda la pavimentazione, ma soprattutto per la conformazione fisica
inerente l’altezza irregolare, perché a tratti, ad anomalo doppio livello
(esempio in ogni dove, da via Medaglie d’Oro a via Lucania). Assolutamente
inaudito! Viene da chiedersi se i residenti di quei fabbricati “nuovi” paghino
o meno le tasse. Certo che sì. Viene da chiedersi se i “questuanti della
politica cittadina”, dal primo all’ultimo, in campagna elettorale si rechino o
meno nelle vie dai marciapiedi anomali. Certo che sì. Viene da chiedersi se in
qualcuno di quei fabbricati abiti o si rechi qualche portatore di handicap o
qualcuno con difficoltà motorie, fors’anche gente avanti con gli anni.
Purtroppo sì, perché, non diciamo nulla di nuovo, la popolazione è sempre più
anziana, quindi con le difficoltà legate all’età, in primis difficoltà visive e
di deambulazione. Vogliamo interdire a questa folla il diritto di uscire, di
camminare, di respirare? Ed allora? E dunque?
Non
a loro bisogna interdire qualcosa, ma a quanti non applicano le leggi per
l’abbattimento delle barrire architettoniche, a quanti non garantiscono ai
cittadini l’esercizio dei propri diritti, del diritto alla vivibilità, del
diritto ad accedere alla propria abitazione o semplicemente transitare lungo
quel marciapiede dove, a causa del pericolosissimo dislivello tra marciapiede e
piano stradale, occorre affidarsi alle auto ivi parcheggiate che, fungendo da
improvvisata “transenna”, evitano in più occasioni “rovinose cadute”, o,
ancora, il diritto di attraversare, pur se lentamente, la strada, utilizzando
le “strisce pedonali mancate” o scomparse, o- sentite, sentite- il diritto di
consumare il caffè in un bar, magari "sostenuti fisicamente"da amici
o parenti. Sono semplici diritti, la cui privazione è indegna di una città che
vuol dirsi civile senza cognizione alcuna del termine "civile"!
C’è
ancora tanta strada da fare, occorre insistere puntando alle coscienze di chi
ci vive accanto.
Taranto
lì, 14.07.14 il
presidente