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Indifferenza o strafottente MENEFREGHISMO
lunedì 14 luglio 2014

Strafottente MENEFREGHISMO è anche e soprattutto
l'inconcepibile assordante silenzio di chi dovrebbe e potrebbe
GRIDARE......... e se ne astiene. sich!!!

da osservatoriolegnc@libero.it




Libero OSSERVATORIO della LEGALITA' onlus - Taranto - osservatoriolegnc@libero.it

 

NELLA TRAPPOLA DELL'INDIFFERENZA

 

Veduta del Canale Navigabile e del Castello Aragonese

E’ mai possibile che nel meridione d’Italia (ma non solo) ci si lasci scivolare addosso tutto e dippiù con assoluta indifferenza e con la convinta considerazione che le cose non potranno mai cambiare?

Possibile che le difficoltà dei meno fortunati non suscitino reazioni, indignazione, ribellione? Forse queste mancanze sono nel nostro DNA o sono virtù (!) acquisite per colpe altrui? E non significa nulla che, ad esempio, la fruizione  dei diritti ad una vita senza barriere per i disabili sia stata codificata in regolamenti e leggi?

 

“Decreto del Presidente della Repubblica 24/7/1996”

Art. 1 Definizioni ed oggetto

1. Le norme del presente regolamento sono volte ad eliminare gli impedimenti comunemente definiti «barriere architettoniche».

2. Per barriere architettoniche si intendono:

a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea;

b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di spazi, attrezzature o componenti;

c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi.

Potremmo, volendo, essere all’anno zero, all’anno del “risveglio” per affrontare, combattere e superare l’indifferenza di chi non considera nei giusti termini i diritti altrui, a cominciare dal diritto negato di chi, diversamente abile, è costretto a confrontarsi  con  problemi quotidiani entro e fuori la propria abitazione, di chi è costretto a misurarsi con mille insidie, la più insormontabile delle quali è rappresentata proprio dall’ indifferenza dei cosiddetti normodotati, magari deputati ad eliminare gli ostacoli, le barriere.

Occorrono le leggi per “risvegliarci” ? Ci sono ma non bastano !

Ecco, allora, che, distanza di 25 anni dalla L. 13/89, che avrebbe dovuto attenuare le insormontabili barriere disseminate ovunque, a 18 anni dal Decreto su citato, ancor più esaustivo, ci si  trova ancora a dover sollevare “casi eclatanti”, offensivi per il diritto dei cittadini a vivere in sicurezza almeno le cose spicciole, a denunciare storture, indifferenze ed insofferenze.

Occorrerebbe considerare che chiunque, in qualunque momento della propria esistenza, potrebbe diventare disabile, con tutto ciò che l’ Handicap comporta.

Basta guardarsi in giro per comprendere che viviamo in una "Città Ostile", per prendere atto di quanto lontana sia la soluzione, anche la più semplice, della problematica in argomento. Basta sbirciare ovunque in città, nei luoghi pubblici. Un esempio su tutti l’assurdo modo operato nel rifacimento dei numerosissimi marciapiedi nei vari quartieri ! Non se ne salva uno! Vecchi mai risistemati, completamente nuovi, comunque tutti vere e proprie ”trappole” Non pochi i casi di caduta accidentale segnalati, ma, assurdamente, nonostante i ripetuti reclami, nessuno interviene.

 

Il muro che si incontra è ben più imponente di quelli che cingono la città, è impenetrabile per tutti i normodotati, ancor più per i diversamente abili.  Riusciamo bene a comprendere quante e quali possano essere le reazioni, il senso di frustrazione per chi  trova “ostilità” in ogni dove. Nessun amministratore transita per le vie più disastrate. Chissà mai perché. Così esistono aberrazioni in ogni dove. Chi non ha mai percorso i tanti  budelli cittadini, i budelli delle zone esterne, nati negli anni ’60, allorquando furono demoliti i vecchi “villini”, in ogni caso realizzati in posizione arretrata, per costruire i nuovi palazzi dove un tempo insisteva la recinzione in muratura…bassa tra l’altro?

Ebbene, il marciapiede largo poco più di un metro è in pessimo stato, non solo per quanto riguarda la pavimentazione, ma soprattutto per la conformazione fisica inerente l’altezza irregolare, perché a tratti, ad anomalo doppio livello (esempio in ogni dove, da via Medaglie d’Oro a via Lucania). Assolutamente inaudito! Viene da chiedersi se i residenti di quei fabbricati “nuovi” paghino o meno le tasse. Certo che sì. Viene da chiedersi se i “questuanti della politica cittadina”, dal primo all’ultimo, in campagna elettorale si rechino o meno nelle vie dai  marciapiedi anomali. Certo che sì. Viene da chiedersi se in qualcuno di quei fabbricati abiti o  si rechi qualche portatore di handicap o qualcuno con difficoltà motorie, fors’anche gente avanti con gli anni.   Purtroppo sì, perché, non diciamo nulla di nuovo, la popolazione è sempre più anziana, quindi con le difficoltà legate all’età, in primis difficoltà visive e di deambulazione.  Vogliamo interdire a questa folla il diritto di uscire, di camminare, di respirare? Ed allora? E dunque?

 

Non a loro bisogna interdire qualcosa, ma a quanti non  applicano le leggi per l’abbattimento delle barrire architettoniche, a quanti non garantiscono ai cittadini l’esercizio dei propri diritti,  del diritto alla vivibilità, del diritto ad accedere alla propria abitazione o semplicemente transitare lungo quel marciapiede dove, a causa del pericolosissimo dislivello tra marciapiede e piano stradale, occorre affidarsi alle auto ivi parcheggiate che, fungendo da improvvisata “transenna”, evitano in più occasioni “rovinose cadute”, o, ancora, il diritto di attraversare, pur se lentamente, la strada, utilizzando le “strisce pedonali mancate” o scomparse, o- sentite, sentite- il diritto di consumare il caffè in un bar, magari "sostenuti  fisicamente"da amici o parenti. Sono semplici diritti, la cui privazione è indegna di una città che vuol dirsi civile senza  cognizione alcuna del termine "civile"!

 

C’è ancora tanta strada da fare, occorre insistere puntando alle coscienze di chi ci vive accanto.

 

Taranto lì, 14.07.14                                                                                                  il presidente

 

 

 




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