ALLA CAMERA VA IN
SCENA LA FINTA ABOLIZIONE DELLE PROVINCE
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Disapprovata dalla Corte dei conti
che ne ha fatto emergere i lati oscuri, la legge approvata oggi alla Camera,
per il deputato pugliese L’Abbate (M5S), aumenterebbe di 26.000 unità i
consiglieri comunali e di 5.000 gli assessori
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“La
prima illusione della propaganda renziana è che questa legge non elimina
affatto le province. Tutte le 110 province italiane, infatti, rimarranno in
vita, cambieranno solamente nome alcune di queste che assumeranno le vesti di
città metropolitaneâ€. Lo dichiara il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate
(M5S), a margine della votazione del Ddl Province oggi alla Camera dei
Deputati. “Dal testo della legge emerge chiaramente che le province si
estinguono solo laddove si prevede il subentro delle città metropolitane che ne
prenderanno tutte le funzioni, aggiungendone poche altreâ€. Ma è la stessa
scelta dei criteri alla base dell’istituzione delle nove città metropolitane ad
essere contestate dai deputati M5S. “Torino, Milano, Venezia, Genova,
Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria – continua L’Abbate
– non hanno alcun riferimento alla struttura urbana, come dimostra il caso
del capoluogo calabrese ma rispondono a criteri prettamente politiciâ€.
Queste nove si andranno ad aggiungere, poi, a Roma Capitale ed alle cinque
città metropolitane già istituite dalle regioni autonome (Palermo, Messina,
Catania, Cagliari e Trieste).
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“Uno
dei tanti problemi è che regna grande confusione su quali saranno le competenze
dei nuovi enti locali con un forte rischio di creare sovrapposizioni o
conflitti di competenze, come anche quello di dare nuove funzioni senza risorse
adeguateâ€. A cambiare, per i 5 Stelle, sarà solo la leadership, in quanto
il Sindaco metropolitano coinciderà con quello del capoluogo, con una evidente
espropriazione della rappresentatività elettorale per i cittadini della
provincia. Il Presidente della Provincia, invece, sarà eletto dagli e tra gli
amministratori dei comuni della stessa provincia, con una elezione di secondo
livello. “A nostro parere – continua L’Abbate (M5S) – si
infrange quel principio etico per il quale combattiamo, ovvero il divieto di
cumulo di cariche pubbliche, perché i sindaci dei comuni fino ai 15.000
abitanti potranno, infatti, candidarsi al Parlamento europeo ed al nazionale e,
ovviamente, la domanda viene spontanea: come faranno a fare un buon lavoro? La
vulgata diffusa da renzi su questo presunto provvedimento ‘svuota province’ è
che sarebbe stato una fonte inesauribile di risparmi, peccato però che non venga quantificato neppure un centesimo di risparmio. I costi
di gestione, infatti, - prosegue il deputato pugliese – rimangono
peraltro i medesimi e sempre altissimi e si dovrebbe risparmiare solo in
funzione del finanziamento degli organi istituzionali (le indennità di presidente,
assessori, consiglieri ed i vari rimborsi connessi alla loro attività ) che
vengono aboliti, assieme alle spese delle relative consultazioni elettorali. In
realtà , l’unica rilevazione realmente ufficiale è quella della Corte dei Conti
(inspiegabilmente ignorata dal Sottosegretario Delrio), secondo la quale i
risparmi sono molto dubbi, mentre certi sono, anche se non quantificati, i
costi di un simile stravolgimento.
Il risparmio sugli organi di governo,
peraltro, sarebbe di soli 35 milioni: a tanto, infatti, ammonterebbe
l’onere per consiglieri, assessori e presidenti provinciali, per effetto delle
riforme dell’estate del 2011, che avevano previsto la drastica riduzione del
numero degli amministratori provinciali. La vera chicca, però – conclude
il deputato pugliese Giuseppe L’Abbate (M5S) – è che questa legge
aumenta il numero dei consiglieri comunali (fino a 26.000 in più) e degli
assessori (fino a 5.000 in più). Il Governo si è impegnato a rendere questa
operazione a costo zero, ma come si possono aumentare le cariche senza
aumentare le spese? Vedremo con quale altra favoletta ci risponderà il premier
Renziâ€.
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