Il mistero dei fondi ministeriali per i restauri a Taranto: 5 milioni per cosa?
mercoledì 19 marzo 2014
da Comitato per Taranto
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Mentre crollano i soffitti di Palazzo Carducci, già saccheggiato
negli anni passati della gran parte dei suoi arredi e libri antichi, il Comitato
per Taranto vuole segnalare alla stampa locale e nazionale la questione dei
finanziamenti del MIBACT, varati per decreto agli inizi del mese, comprendenti 5
milioni per Taranto.
Lo
scorso 6 marzo il Ministero dei Beni Culturali e del Turismo (MIBACT) ha
diramato questo comunicato stampa sul suo sito
ufficiale:
FRANCESCHINI: DA MIBACT 135 MILIONI PER IL
MEZZOGIORNO Immediatamente cantierabili 46 interventi in Campania, Calabria,
Puglia e Sicilia Il MiBACT ha firmato il
decreto che autorizza 46 nuovi interventi di restauro nelle regioni
dell’Obiettivo convergenza: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Il valore
complessivo degli interventi, tutti immediatamente cantierabili, è di oltre 135
milioni di euro. Essi si aggiungono agli 87 interventi già finanziati a
settembre 2013 per 222 milioni di euro, con procedure in corso di
attuazione.
“Si tratta della più importante azione
realizzata negli ultimi anni sul patrimonio culturale del Mezzogiorno d’Italiaâ€
dichiara il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario
Franceschini, che sottolinea come: “questa operazione si inserisce nell’ambito
del programma comunitario ‘Grandi attrattori culturali’ coordinato dal MiBACT in
stretta collaborazione con la Presidenza del Consiglio – Uffici per la coesione
territoriale - ed è il frutto di un’intensa azione congiunta e condivisa con le
Regioni.â€
Per la Campania sono in programma
interventi per un valore complessivo di 43,1 milioni di euro. Gli interventi
programmati nel territorio campano interessano la Reggia di Caserta, il sito
reale di Carditello, Villa Campolieto, l’abbazia di Montevergine e il castello
di Francolise.
Per la Calabria sono in programma
interventi per un valore complessivo di 26,8 milioni di euro. Gli interventi
programmati nel territorio calabrese sono 14 e interessano il Castello Svevo di
Rocca Imperiale, il parco archeologico urbano di Vibo Valentia, il Castello di
Oriolo, il Castello Carafa di Roccelletta Ionica, il Castello di Palizzi, i
Fortini di Pentimele, il Complesso monumentale Sant’Agostino di Cosenza, il
Santuario di San Francesco di Paola, la chiesa di San Giovanni Therestis, il
completamento del Museo della civiltà contadina di Salina di Lungro, il recupero
dei ruderi di Cirella e interventi per il borgo di Gerace e per i centri storici
di Catanzaro e Cosenza.Â
Per la Puglia sono in programma interventi
per un valore complessivo di 31,8 milioni di euro. Gli interventi programmati
nel territorio pugliese interessano: il Museo contemporaneo dell’Audiovisivo di
Bari, il recupero delle Mura Urbiche di Lecce, della Torre Matta di Taranto, delle
storiche grotte di Tricase e dell’area destinata a Focara di Novoli, interventi
per l’ipogeo di San Sebastiano di Galatone e per il Castello di Gallipoli,
interventi di valorizzazione per il Polo di Taranto e per il Complesso dello
Spirito Santo di Lecce, il recupero dell’ex Convento di Santa Maria a Vieste,
del Teatro di Apollo a Lecce, dello scavo archeologico di Porto Badisco a
Otranto e del Palazzo baronale di Novoli.
Per la Sicilia sono in programma
interventi per un valore complessivo di 33,7 milioni di euro. Gli interventi
programmati nel territorio siciliano interessano il Polo museale di Siracusa
(nello specifico la Galleria di Palazzo Bellomo, il Museo archeologico Paolo
Orsi e l’area archeologica della Neapolis e dell’orecchio di Dioniso), il Polo
museale di Ragusa (nello specifico le aree archeologiche di Parco Forza, Cava
d’Ispica e il Museo Archeologico di Camarina), il Polo museale di Trapani (nello
specifico il Museo regionale agostino Palazzo Pepoli, l’area archeologica di
Segesta e il Museo Archeologico Baglio Anselmi) e interventi di completamento e
valorizzazione dell’Area archeologica del Bosco  Littorio di
Gela.
In allegato  il testo del decreto e
l’elenco completo degli interventi.
Roma, 6 marzo 2014 - Ufficio Stampa MiBACT
- 06-67232261/2
Redattore:
RENZO DE SIMONE Documentazione:
Allegato(documento in formato pdf, peso 1953 Kb, data ultimo
aggiornamento: 06 marzo 2014 )Il primo dubbio riguarda l'esistenza di
una "Torre Matta" a Taranto. Dalla lettura del decreto allegato al comunicato
stampa non risulta alcuna "Torre Matta" mentre si parla della "Valorizzazione
archeologica e complesso di S. Maria della Giustizia" per 5.000.000 di euro su
fondi MIBACT per un non meglio precisato "Polo di Taranto -
Taranto".
La "Torre Matta", come si vede
nell'immagineÂ
è invece evidentemente ad Otranto e sarÃ
finanziata con 400.000 euro di fondi regionali, come si legge nel
decreto
Balza subito agli occhi, con un po'
di rammarico, l'inadeguatezza del redattore del comunicato stampa, che con il
suo lapsus freudiano pare sottolineare la distanza di Taranto dagli
interessi Ministeriali, già ben evidente nella sproporzione con i
finanziamenti destinati ad altre realtà della stessa
regione.Leggendo bene la voce, non si capisce se la "e" sia
dovuta ad un altro errore di trascrizione da frasi tipo: "Valorizzazione
archeologica del complesso di S. Maria della Giustizia" oppure alla
perdita di una parte di frase tipo "Valorizzazione archeologica (di qualcosa
che manca) e del complesso di S. Maria della
Giustizia".Forse intendono dire che a Taranto questi soldi andranno
ad una generica "valorizzazione archeologica" (che in se non vuol dire nulla
senza un oggetto di questa valorizzazione). Oppure che "archeologica" qui sta
per "Archeologia", intendendo che si valorizzeranno le aree archeologiche, le
collezioni museali, le ricognizioni preventive, il territorio in genere dal
punto di vista archeologico?Non è dato saperlo.Altro
elemento assolutamente oscuro è questo famigerato "Polo di Taranto" cui
andrebbero indirizzati questi fondi. Di cosa si tratta?Aspettiamo
nuovi dati per uscire dall'oscurità , d'altronde Taranto è città greca per
plurimillenaria fondazione e un linguaggio sibillino sembra persino coerente con
le sue radici...Superata l'interdizione per l'incapacitÃ
comunicativa mostrata persino nei documenti ufficiali dal Ministero che più
dovrebbe essere vicino alla Cultura (non immaginiamo come potrebbero
essere i decreti del Ministero delle infrastrutture!), quello che però
sorprende di questa vicenda è il cambio di destinazione e di ammontare del
finanziamento per Taranto, dalla prima formulazione alla seconda.Se
si va a leggere il Decreto di approvazione degli interventi a valere sulle
risorse dei fondi strutturali 2007-2013 del Programma Operativo Interregionale
“Attrattori culturali naturali e turismo†(POIn) e fondi del “Piano di Azione
Coesione†(PAC) aggiornamento n.2 “Valorizzazione delle aree di attrazione
culturaleâ€, emesso dal MIBACT il 2 agosto 2013 (scaricabile qui), risulta che per Taranto era
previsto il "Recupero dell'ex-convento di S. Antonio" (l'ex carcere vicino alla
villa Peripato, ora sede di uffici e depositi delle soprintendenze.La
cifra stanziata era di 6.000.000 di euro, più 300.000 dai fondi del
PAC.
Non sappiamo cosa sia successo nell'arco dei
sette mesi che intercorre tra i due decreti, ma possiamo formulare alcune
considerazioni:
- in attesa di capire cosa sia questa "valorizzazione archeologica"
ci sfugge il senso dell'investimento di così tanti soldi preziosi
nella sistemazione di un sito come quello di S. Maria della Giustizia, giÃ
quasi completamente restaurato dal punto di vista
architettonico. Nonostante la bellezza e il valore di questo luogo
pieno di fascino medievale e moderno, non si può non notare che la sua
localizzazione tra i miasmi soffocanti dell'area industriale e soprattutto
della raffineria, lo rendono impraticabile a tempo pieno. In origine destinato
ad uffici per la stessa Soprintendenza, è stato poi abbandonato perché è di
fatto impossibile lavorare in un luogo reso letale dai vapori solforici e
solfidrici, fonte di irritazioni e cattivi odori persistenti (come si può
dedurre dalle foto).
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- L'area di S. Maria della Giustizia insieme con il recupero della
masseria Montello e torre è stata già anche oggetto di accordi con
l'ENI stessa come contropartita (mai rispettata) per il raddoppio della
produzione. In particolare era prevista la sistemazione a verde
dell'area circostante la Chiesa di Santa Maria della Giustizia
-
completamento filare di cipressi posto al perimetro dell'area; - potatura e
sagomatura delle piante esistenti; - messa a dimora di tappeto erboso e
posa in opera di impianto irrigazione; - pulizia e livellamento delle aree
interne al complesso monastico; - messa a dimora di giardini tematici
(piante tipiche della simbologia e della tradizione monastica) e ricostruzione
di un hortus conclusus con l'impiego di piante officinali. (si veda in
proposito la documentazione scaricabile da qui e l'articolo critico pubblicato a tal proposito su Tarantoggi,
riportato su questo blog)
- Anche se, grazie al valido contributo volontario di alcune cooperative
di archeologi, nei mesi scorsi il complesso è stato finalmente riaperto per
pochi giorni alle visite, va detto che si tratta comunque di un sito
lontanissimo dalla città e irraggiungibile da chi è sprovvisto di automobile
privata (condizione che esclude non solo tanti locali, ma anche
tantissimi turisti). In verità anche in auto è difficilmente avvicinabile
stante la necessità di parcheggiare nel parcheggio ENI posto dall'altro lato
della statale jonica (con evidente rischio altissimo per l'incolumità di
chi attraversa la 106). Investire fondi in questo complesso, dunque,
difficilmente potrebbe dare il ritorno di immagine e di indotto economico che
ci si aspetterebbe da tutti quei milioni, se investiti in aree più nevralgiche
e bisognose.
- A questo proposito, il convento di S. Antonio proposto in prima
battuta, e per il quale si prevedevano anche 1.300.000 euro in
più, ci era sembrato quantomeno più rilevante e appropriato,
trattandosi di un rarissimo complesso conventuale che attesta l'architettura
pugliese del Quattrocento, poi devastato dall'adattamento a carcere prima e
uffici poi. La sua posizione, sul mar piccolo, in prossimità delle piazze del
Borgo e della villa Peripato, poteva inserirsi in una logica di valorizzazione
integrata di un affaccio che ancora oggi manca alla città , scatenando una
serie di circoli virtuosi di turismo e conoscenza.
Tra l'altro, recenti lavori realizzati dalle
Soprintendenze nelle aree in affaccio sul mare, hanno portato alla luce
contesti archeologici unici, che testimoniano la tecnica urbanistica classica
e le funzioni della città greca e romana, come si può leggere nella scarna
scheda fornita sul sito della Soprintendenza Archeologica
stessa, visualizzabile qui. Purtroppo, in mancanza di
un chiarimento verso la cittadinanza ed i suoi enti rappresentativi, dobbiamo
rilevare la duplice perdita sia economica che strategica,
registrata da una versione all'altra del finanziamento statale. E' il
prezzo da pagare per una città senza rappresentanza e senza visione di sviluppo
endogeno.Chiudiamo augurandoci presto qualche informazione
in più e maggiore trasparenza da enti deputati alla salvaguardia dei valori dei
territori, della memoria storico-culturale e detentori di patrimoni immensi
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