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Le donne e gli uomini incontrano tutt’oggi disuguaglianze
diffuse: differenze retributive a parità di mansioni e competenze, differenze
nell’accesso al lavoro, nella cura della parte debole della famiglia (bambini,
diversamente abili e anziani), nel mantenimento del posto di lavoro, e sono
sottoposte a violenze fisiche, psicologiche ed economiche. Queste
disparità sono il risultato di costruzioni sociali che si basano su
numerosi stereotipi presenti nella famiglia, nell'educazione, nella cultura,
nei mezzi di comunicazione, nel mondo del lavoro, nell'organizzazione della
società... Tutti ambiti nei quali è possibile agire adottando un
approccio nuovo e operando cambiamenti strutturali. (carta europea della
donna negli enti locali)
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Tutto questo si deve e si può modificare ma per farlo è
importante che insieme agli uomini anche le donne (paritariamente) arrivino nei
luoghi dove si decide, perché le loro istanze siano manifestate e prese in
considerazione, verificando quale differente impatto abbia sulla vita delle
donne e degli uomini l’eventuale assunzione di ogni provvedimento di
amministrazione.
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È questa la visione di mainstreaming cioè una sorta
di flusso di idee trasversale che deve diventare metodo di interpretazione e
applicazione di ogni singola decisione comunale.
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Il M5S realizza in pratica le pari opportunità di
genere senza doverlo affermare strategicamente in ogni momento (cfr Sia
il M5s che il Pd hanno portato in Parlamento il 38% di donne – la differenza
fra i due è solo di qualche decimale a favore del M5s, fonte http://www.ingenere.it/articoli/mai-cos-tanti-giovani-e-donne-parlamento-cambiare
) e si impegna perché la parità sostanziale tra donne e uomini si realizzi come
stabilisce la Costituzione negli articoli 3 e 51.
Nel Movimento, infatti, tutti coloro che vogliono, possono
candidarsi ed è di grande importanza l’attuale normativa elettorale degli enti
locali che prevede la doppia preferenza di genere come acceleratore sociale
della parità di genere.
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Il problema, infatti, è culturale e va risolto quanto prima:
non basta dire le donne devono candidarsi e devono essere votate “se valgonoâ€;
perché questo significa fermarsi alla forma.
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Per poter partecipare realmente alla vita politica le donne
dovrebbero avere a disposizione del tempo libero per se’ da dedicare alla res
publica che, invece, non hanno e basta guardare le statistiche per
comprenderlo: questo risultato, tuttavia, non è impossibile ma è necessario che
l’amministrazione dedichi risorse a questo fine per creare strumenti di conciliazione
vita lavorativa/ vita familiare adeguati.
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Se una cittadina vuole partecipare alla vita del partito o
del movimento politico in cui crede, deve fare salti mortali per riuscire a
farsi sostituire nei compiti lavorativi o familiari o affidarsi alla
solidarietà intrafamiliare (non sempre disponibile) o pagare qualcuno che stia
con i propri figli.
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In Puglia, neppure due anni fa, abbiamo assistito a uno
scandalo dal punto di vista della cittadinanza: le donne e gli uomini di Puglia
hanno raccolto ben 30.000 firme sul territorio regionale per sostenere una
legge di iniziativa popolare che consentisse la doppia preferenza di genere
nelle elezioni Regionali – come previsto nello statuto della Regione Campania-
mentre i partiti a parole elogiavano l’iniziativa all’esterno della sede
istituzionale dove si vota, il Consiglio Regionale Pugliese  con voto
segreto, ha rigettato questa proposta di legge.
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Questa è l’Italia dei partiti.
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Ecco perché l’impegno del Movimento 5 Stelle sulle tematiche
di genere sarà in primo luogo quello di esaminare ogni provvedimento emanato
dall’amministrazione comunale con ottica di genere opponendosi o chiedendo la
modifica di quei provvedimenti che non siano rispettosi del principio di
uguaglianza e di non discriminazione.
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Per essere compiuto pienamente, il diritto delle cittadine
non deve essere riconosciuto solo attraverso la legge ma deve essere effettivamente
esercitato e riguardare tutti gli aspetti della vita: politico, economico,
sociale e culturale.
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L’impegno sarà dunque nel senso di evidenziare e attivare i
diritti di cittadinanza: combattere gli stereotipi, rendere fruibile la cittÃ
alle donne e alle bambine, favorire l’aggregazione nei luoghi della città ,
rendere disponibili ed effettivi i servizi pubblici, la cultura, la sanità , il
lavoro, perseguire con un vero bilancio di genere azioni positive a favore
delle donne e delle bambine di Bari, assicurare l’illuminazione adeguata delle
strade cittadine anche nelle zone periferiche della città , vigilare affinché
sulla base di un frainteso principio di sussidiarietà non ricadano sulla CittÃ
di Bari compiti che spetterebbero alla Regione o allo Stato così togliendo
risorse cittadine alle cittadine e cittadini.
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Il principio di trasparenza, della pubblicità , dell’imparzialitÃ
dell’amministrazione e del merito fanno già parte del programma del M5S senza
necessità di declinarli appositamente a favore delle donne come se fosse
un’innovazione politica.
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L’unica volta che il Comune di Bari ha affermato di avere
redatto un bilancio di genere (2007) aveva, in realtà , iniziato a dare le
coordinate per la redazione di un bilancio sociale che è cosa molto diversa.
Invece il Bilancio di Genere andrebbe portato a regime analizzando le aree
gender sensitive non solo in considerazione delle fasce economicamente
deboli della società ma per evidenziare le spese a favore delle donne e delle
bambine di Bari.
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Le politiche di genere sono a favore delle cittadine e dei
cittadini in quanto consentono alle famiglie di avere un tenore di vita più
elevato con possibilità di spesa maggiore e grazie ad esse si contribuisce a
diminuire il tasso di violenza intrafamiliare e ad aumentare la possibilità di
partecipazione attiva delle donne alla vita politica.