Blasi: “Percorso comune di
privatizzazione per le Terme di Santa Cesarea. Ma la Regione sostenga il
Comune”
“A riprova del fatto che quando la
politica “occupa”, nel senso utilizzato da Berlinguer in una celebre
intervista, la cosa pubblica questa ne esce svilita, ci ritroviamo a parlare di
Santa Cesarea non come un esempio di valorizzazione economica di una ricchezza
naturale, ma come un esempio di fallimento della politica stessa. E, giacché
non mi pare il momento delle chiacchiere, è bene precisare che si tratta di un
fallimento bipartisan.
Ho ascoltato molte opinioni in merito al
futuro delle Terme e anche partecipato a dibattiti nei quali ho ascoltato le
diverse campane suonare inni alla responsabilità degli altri. E sempre più mi
sono convinto che quello della gestione pubblica delle Terme di Santa Cesarea
sia un capitolo da chiudere. Perché è bene, prima di ogni altra cosa, superare
una discussione pelosa sulla paternità del disastro e imprimere alla vicenda
una svolta finalmente efficace.
A darci una mano è intervenuta la legge di stabilità
che obbliga le amministrazioni a liberarsi delle partecipazioni non utili alle
attività strumentali. Regione Puglia e Comune di Santa Cesarea, a questo punto,
non hanno alibi e devono cedere le terme entro il 30 aprile. Mollare l’osso
conteso, direi, senza rovinarlo più di quanto abbiano fatto finora, per
renderlo appetibile agli investimenti di un privato il cui intervento appare
indispensabile. Privatizzazione, dunque, ma virtuosa. E cioè procedure di
dismissione trasparenti e controllabili, scelta di un partner specializzato nel
settore termale che si impegni su investimenti a medio e lungo termine e sulla
tutela del personale fisso e stagionale. Che, se un giorno le potenzialità
delle terme saranno messe a frutto, potrebbe anche aumentare. Per ottenere
questo, però, Regione e Comune devono agire di concerto. In tal senso la
Presidenza della Regione Puglia, nei giorni scorsi, ha chiesto a tutte le
amministrazioni pubbliche presenti nel capitale sociale della società, di dare
la loro disponibilità ad un percorso comune di dismissione delle quote.
Penso anche che dobbiamo fugare il timore che in
questa vicenda privatizzare voglia dire svendere. Sono dell’idea che una
procedura di dismissione di tipo internazionale possa essere una garanzia ma,
anche questo approccio, necessita che oltre alla Regione anche il Comune di
Santa Cesarea accetti un percorso comune di dismissione.
Ma non basta: la Regione Puglia dovrà assistere e
sostenere l’Amministrazione Comunale di Santa Cesarea nella realizzazione di
quegli investimenti funzionali per rendere adeguato il territorio ai piani
degli investitori ed ai turisti. In tal senso sono d’accordo con il Sindaco
di Santa Cesarea quando chiede alla Regione di sottoscrivere un accordo che
contenga oltre all’impegno ad un processo di privatizzazione comune, anche quello
a sostenere l’Amministrazione nella realizzazione di alcune opere necessarie.
Come un circonvallazione che eviti l’attraversamento del centro della cittadina
alle automobili, un sistema di collegamento tra il Nuovo Centro Termale di
proprietà comunale e il resto della città e la possibilità di una fruizione a
fini turistici del porto di Santa Cesarea.
La politica dunque, a Santa Cesarea deve smettere di
gestire e tornare a lavorare per creare le condizioni utili allo sviluppo
dell’iniziativa privata e rimuovere le barriere che impediscono alla comunità
di Santa Cesarea e al Salento di vivere appieno le possibilità di sviluppo turistico
che sono nel suo territorio”.
03 marzo 2014 Sergio
Blasi