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“Presenza Lucana” oggi conferirà il Premio alla carriera al poeta e accademico Pio Rasulo
venerdì 14 febbraio 2014

di Pierfranco Bruni


Pierfranco Bruni, Francesco Grisi, Pio Rasulo (1996)

Pio Rasulo e Pierfranco Bruni (2013)


 

Pio Rasulo

Il poeta oltre le Accademie e nel quotidiano gioco delle parti

 

di Pierfranco Bruni

 

Oggi 14 febbraio, l’Associazione culturale “Presenza Lucana” di Taranto, conferirà il Premio alla carriera al poeta e accademico dell’Università del Salento, Pio Rasulo. Una vita spesa per la ricerca e l’università.

Il docente universitario, il pedagogista, lo scrittore di testi sull’estetica, il critico letterario e il conoscitore attento dell’arte e della sociologia della comunicazione. Un intellettuale tra vita, i linguaggi e le storie. Pio Rasulo. Ma io voglio sottolineare l’importanza del poeta, della sua poesia, del mistero che incanta il tracciato di esistenze.

Nel mio libro dedicato a Pio Rasulo, maestro di estetica, pubblicato nel 2001 dal titolo “Pio Rasulo. Cinquant’anni tra didattica e ricerca” (IMI) ho percorso il suo viaggio tra la pedagogia delle lingue e la testimonianza dell’intellettuale, soffermandomi su tutti i suoi testi. Qui voglio solo parlare di poesia cesellando una chiosa di Corrado Alvaro.

Alvaro nel 1953, analizzando proprio la poesia di Pio Rasulo ebbe a dire  che si trattava di una "Poesia fluente, senza indugi, sostenuta da un linguaggio aderente al nostro tempo, fatto di ansie e di avanguardismo". Una poesia, in fondo, che libera sensazioni e immagini sul palcoscenico della vita. E la vita è sempre dentro la poesia.

      Il sentimento del paesaggio non è soltanto un luogo geografico. E' chiaramente un luogo ma che raccoglie gli echi di una memoria che custodisce i silenzi ovattati del tempo. Una poesia dunque fatta di luoghi e di tempo. Voglio qui citare alcune raccolte del viaggio poetico di Rasulo. Si pensi al poeta Rasulo di “Acqua passata” (1961). Tutta la poesia di Rasulo, sino ai versi recenti e agli inediti, è intrecciata allo scorrere dei sogni nel sogno depositato della memoria.

      La sua terra, le radici, l'appartenenza, il viaggio e gli amori costituiscono un progetto non solo di poetica ma soprattutto di vita. In questo progetto il ricordare è d'obbligo se si vuole costruire il gioco del futuro. Metafore che sprigionano scenari e atmosfere: "Paese mio, cespuglio di case,/tu sei caduto in ombra/prima del tramonto/con le tue ciminiere aperte al vento". "Anche la piazza è povera di sole/a uomini sconfitti/privi di parole…".

      Rasulo indubbiamente si inserisce in quella linea poetica in cui il mito del ritorno e della ricordanza assume valenze letterarie forti che danno un senso al contenuto e alla parola stessa. In questi termini lo ha contestualizzato Francesco Grisi. Una linea che annota poeti come Scotellaro, Sinisgalli, Bodini, Pierro, Alvaro stesso, una certa poesia di Quasimodo. Insomma Rasulo è un poeta che raccorda nella consapevolezza del tempo il disegno mitico della nostalgia.

     Ha scritto Maria Brandoni Albini sul numero 143 del gennaio 1958 della rivista "Les Temps Moderns" quando ha sottolineato riferendosi chiaramente a Rasulo che "la sua arte porta l'impronta di una cultura avanzata e d'avanguardia, e quella, non meno valida della sua terra".

Una tradizione di gesti arcaici nei quali si recupera quel senso delle origini che ha voci greche. C'è una sottile venatura ellenica che sventola bisogno di memoria. In una poesia dal titolo: "Sulle colonne d'un tempio" si ascolta: "Ecco, già inclinan le ombre/sui miseri ruderi,/su poche colonne d'un tempio,/d'onde nel tempo/si levaron preci/e di vergini voti.//Ora nessuno più rompe/il silenzio dei morti".

      La grecità di Rasulo non è solo nell'appartenenza ad una terra e ad un modello di cultura. E' soprattutto nella ricerca della fissazione di un tempo che si trasforma nella cadenzata amicizia della nostalgia. Una nostalgia che non è dovuta alle cose che non ci sono più o ai giorni lontani ma ad una condizione dell'esistenza.

      L'isola che custodisce i paesi, la madre, il padre, la giovinezza, il trascorso che continua ad esistere in noi, tra le venature delle rughe, nei capelli che conoscono la verità del tempo e il tempo che si fa andata e ritorno nel cerchio magico del viaggio.

      La speranza nella poesia di Rasulo proviene dal senso della consapevolezza del dolore che non muta e non scompare. Molto belli questi versi della poesia "I nostri giorni": "Non perdiamo le ore del meriggio/nel tedio rievocar dei nostri amori,/nel ritornello amaro della vita,/chè il disperato nulla ci consuma.//A notte parleremo di domani,/quando verrà sul tetto la civetta/a lamentar con noi vane attese".

      Leggera come un sogno che scompare ma straziante come il sogno che è scomparso. Un poeta che ha assorbito la tensione del sentimento del viaggio e ha vissuto il senso della mancanza. La poesia non è consolatrice. È piuttosto rivelatrice sino alla silloge “Asfodeli” completamente dedicata alla prematura morte tragica del nipote.

 




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