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Mario Donatiello: La canzone napoletana del periodo 1200-1800

lunedì 9 dicembre 2013

i "Venerdì culturali" di Presenza Lucana
da Michele Santoro




PRESENZA LUCANA                          Presidente: Michele Santoro

Via Veneto 106/a – 74100  Taranto

Presenzalucana@libero.it

Tel.099/7384301

Cell.338.4945141

 

 

Mercoledì 08-12-2013

 

PRESENZA LUCANA –CANTI POPOLARI – Mario Donatiello: La canzone napoletana del periodo 1200-1800

 

Si è svolto per i “Venerdì Culturali di Presenza Lucana” un appuntamento facente parte della cartella “Canti Popolari” dal titolo “La canzone napoletana del periodo 1200-1800.

Michele Santoro e il cantautore e studioso delle canzoni antiche napoletane Mario Donatiello hanno tracciato, con le canzoni antiche proposte pur nella loro brevità, un percorso completo che ha dato  per far capire, attraverso pochi canti, la nascita della canzone napoletana popolare e le varie trasformazioni che la stessa ha avuto nel tempo.

E’ importante per fissare una data, più verosimile, alla nascita della canzone napoletana popolare anche capire quando il dialetto si sia sviluppato.

Nella penisola italica, dopo che per secoli si era parlato, in tutti gli atti ufficiali, solo il latino, nel 1200 cominciarono a prendere forma i vari dialetti sotto il regno di Federico II. E’ in questo periodo che si trovano i primi versi di un canto popolare un breve testo in napoletano, databile attorno al 1200, contenuto in un codice di verseggiatori del quattrocento conservato nel museo nazionale di Parigi dal titolo: Jesce sole. Traccia di questo canto si trova ancora nel Pentamerone, alias “Lu cunto de li cunti”, fine 1500, il più antico libro di favole napoletane, di Giambattista Basile. Una favola “La gatta Cenerentola”, tratta da questo testo fu adattata teatralmente e musicalmente dal regista Roberto De Simone. Questo spettacolo, del 1976, rappresenta, ancor oggi, uno dei maggiori successi teatrali della storia napoletana.

Tutti gli storici si trovano d’accordo nella contemporaneità della nascita del dialetto e della canzone.

Il dialetto napoletano, con decreto del re Alfonso D’Aragona, nel 1442, con l’avvento degli Aragonesi e in particolare di Re Alfonso II, divenne lingua ufficiale del Regno, sostituendo il latino.

Dopo la caduta degli aragonesi, la lingua ufficiale imposta fu quella spagnola.

La lingua napoletana, per il popolo, rimase quella parlata divenendo più colta tramite il canto. E’ di questo periodo la nascita ed il trionfo di un canto “a più voci” chiamato “villanella”.

Tutti i canti raccolti e trasmessi a voce sono chiamati “popolari” perché la loro creazione è attribuita all’intero popolo (napoletano) e non a un autore in particolare. In realtà si tratta di componimenti di ignoti che si sono, poi, arricchiti e modificati nel corso degli anni.

In seguito è importante nello studio della canzone popolare napoletana, fare riferimento al “parigino di Mergellina”, Guglielmo Cottrau che per primo, in “Passatempi Musicali”, trascrisse molti canti popolari ascoltati dalla viva voce dei cittadini che se li tramandavano oralmente.

Grazie a Guglielmo e a suo figlio Teodoro, che pubblicò il libro nel 1865, molte canzoni del 1500 e 1600 sono state salvate, diffuse e conosciute anche all’estero (Fenesta Vascia, Michelemmà, Fenesta ca lucive, Lu  Guarracino, Cicerenella).

Oggi il “napoletano” è considerato dall’Unesco una vera lingua poiché parlata da milioni di persone e seconda solo all’italiano.

Articolo Michele Santoro




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