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TAP: I Deputati pugliesi del M5S fanno chiarezza sulla “bagarre alla Camera ” e sull’abbandono dell’aula
venerdì 6 dicembre 2013

da Valerio L'Abbate
Assistente Deputato Giuseppe L'Abbate






TAP: I DEPUTATI PUGLIESI DEL M5S FANNO CHIAREZZA SULLA “BAGARRE ALLA CAMERA” E SULL’ABBANDONO DELL’AULA

 

La TAP è stata approvata. Durante la discussione di ieri alla Camera il M5S aveva richiesto di rinviare l’esame del provvedimento vista la forzatura fatta dal Ministro Franceschini (PD) al regolamento paventando inesistenti sanzioni per il nostro Paese in caso di ritardi. Una discussione che, con il rifiuto della vicepresidente Sereni di ricalendarizzare la ratifica, è sfociata nell’occupazione simbolica e pacifica dei banchi del Governo da parte dei deputati 5 stelle e nell’aggressione da parte dell’onorevole Pierdomenico Martino (PD) al deputato pugliese Emanuele Scagliusi (M5S) con strattoni e spinte, sottraendogli con un gesto repentino ed illegittimo il cellulare (vedi foto).

 

“A lavori sospesi – dichiara Scagliusi – alcuni deputati PD si sono avvicinati ai nostri banchi con fare minaccioso, in particolare il deputato Martino che si è rivolto con tono aggressivo al collega Sibilia. Con intento di autodifesa e per evitare aggressioni, ho preso il cellulare per riprendere la scena. Cellullare che Martino mi ha strappato dalle mani con veemenza”.

 

Giovedì mattina nuovo capitolo TAP con la Presidente Boldrini che non ha concesso una sospensione dei lavori al M5S per calendarizzare una proposta di legge elettorale per il ritorno al Mattarellum. La richiesta, anche questa non accolta (contravvenendo alla prassi e al regolamento della Camera), veniva presentata dai pentastellati in seguito alla dichiarazione di illegittimità del Porcellum da parte della Corte Costituzionale. 

A queste ha fatto seguito una terza richiesta del M5S: il capogruppo ha richiesto una sospensione dei lavori per permettere ai parlamentari 5 stelle una riunione congiunta Camera-Senato per discutere degli ultimi sviluppi (prevista dal regolamento e concessa al PDL per Berlusconi a fine luglio). Anche questa richiesta è stata respinta scatenando le proteste dei cinquestelle.

 

“Abbiamo abbandonato l’Aula come gesto di disobbedienza civile – dichiarano i deputati Emanuele Scagliusi, Diego De Lorenzis, Giuseppe L’Abbate, Giuseppe D’Ambrosio, Francesco Cariello e Giuseppe Brescia – viste le tante irregolarità e perplessità che si sono riscontrate nel torbido iter della proposta di legge. Perché siamo per il rispetto delle regole e della legalità oltre al metodo e al merito del provvedimento. Non possiamo permettere che i nostri diritti vengano violati di continuo in un’Aula che non tutela le minoranze. Una civiltà che non abbiamo notato nell’atto vergognoso e violento dell’onorevole Martino, già protagonista di un’aggressione nei confronti del nostro collega Manlio Di Stefano e ci pare quantomeno strano che i parlamentari del PD abbiano dichiarato di non aver visto nulla: ci sono video che testimoniano l’accaduto in tutta la rete! Tornando al provvedimento TAP – continuano i deputati 5 stelle – è inaccettabile la balla del Ministro Franceschini che ha accelerato l’approdo del trattato parlando di fantomatiche sanzioni e perdite economiche per l’Italia nel caso il Presidente Letta si fosse presentato a Baku (Azerbaijan) il prossimo 17 dicembre senza la ratifica in mano. Il nostro gruppo ha fatto notare alla Presidenza della Camera che il trattato non prevede penali: anzi, adesso, il Consorzio TAP con sede in Svizzera ha il diritto alla richiesta di una eventuale penale qualora i lavori dovessero venire bloccati. Nel Consorzio TAP non c’è alcuna azienda italiana, ma il fondale adriatico e la costa pugliese verranno danneggiati dall’inutile gasdotto. Gli altri deputati, come se niente fosse – concludono i parlamentari M5S – hanno proseguito con i lavori, approvando il progetto nonostante i nostri scranni fossero vuoti”.

 

Alle 15.30, poi, la Conferenza dei Capigruppo ha accettato all’unanimità la proposta del M5S di calendarizzare subito alla Camera la discussione della legge elettorale Mattarellum, togliendola al Senato che, dopo 27 sedute, aveva insabbiato il confronto con un nulla di fatto.




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