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Caro STEFANO..........
giovedì 28 novembre 2013

da osservatoriolegnc@libero.it




CONTE arch

Libero OSSERVATORIO della LEGALITA’ onlus (TA)  osservatoriolegnc@libero.it

 

LETTERA APERTA AL SINDACO

Vergognosa, semplicemente vergognosa  la gestione di questa città, rabberciata alla meno peggio in ogni dove e per ogni cosa. Vergognosa! Vergognosa la latitanza dell’amministrazione comunale, la sua disattenzione, la sua incapacità di “decisioni forti”,  di un guizzo di orgoglio, di affrancarsi da sudditanze partitiche, personali, da vassallaggi ideologici ed economici, per riappropriarsi del ruolo e rispettarlo.

 Vergognoso l’abbandono dei più deboli, per i quali non esiste una politica di sostegno che sia altro da pura e semplice ”elemosina”, per i quali il lavoro non è un diritto, la casa non è un diritto, vivere dignitosamente non è un diritto.

Riprovevoli i proclami post “rinnovo mandato” del sindaco che, in un momento di ebbrezza, dichiarò che sarebbe stata sconfitta la disoccupazione.         

Forse, forse Stefano, peraltro ottimo medico e stimabile persona, ha creduto davvero in quello che affermava, sennonché i fatti hanno mostrato una “sorta di leggerezza dell’essere”, una mancanza di determinazione e coraggio nel districare nodi ed intrecci, nell’affrontare a muso duro i problemi di Taranto.

Quando in campo dovevano essere messe le migliori intelligenze, le professionalità più competenti e libere per disegnare il futuro, un futuro possibile e rinnovato, ecco il crollo, le scelte su “base fiduciaria”, la volontà di accontentare ed accontentarsi, lasciando, di fatto, inalterato lo status quo.

Nessuna creazione di posti di lavoro, amministratori -salvo qualcuno- non inclini a battere strade nuove, un sindaco sempre più autoreferenziale ed incapace di alzare il tono di voce e di pretendere il rispetto dei diritti della città e dei cittadini, defraudati anche della speranza.

Allora, trend della disoccupazione sempre più incontenibile, chiusura di migliaia di negozi, giovani e meno giovani costretti a lasciare la città,  abusivismo dilagante in ogni settore, famiglie sempre più povere senza alcun  diritto alla casa ed alla sopravvivenza spicciola, incremento della piccola criminalità, sistematica elusione di tutte le regole e di tutti i diritti. Un sud povero, sempre più povero.  Uno scenario pauroso dal quale sarà sempre più difficile venir fuori. Lo conferma l’ISTAT nei conti economici regionali. Ecco i dati.

Nel 2012 il Pil pro capite risulta pari a 31.094 euro nel Nord-ovest, a 30.630 nel Nord-est e a 27.941 nel Centro. Su ''un livello nettamente piu' basso'' si colloca il Pil pro capite del Mezzogiorno, con un valore di 17.416 euro, inferiore del 42% rispetto a quello del Centro-Nord. In altre parole il Prodotto interno lordo nel meridione e' pari quasi alle meta' di quello registrato nel resto del Paese.(ANSA) - ROMA, 27 NOVEMBRE.

Che fare?

Si deve cominciare dal ripristino della legalità, dall’osservanza dei diritti e dei doveri, a cominciare dal diritto al lavoro, quindi diritto alla casa, diritto sempre più negato ai bisognosi in nome delle compiacenze solite e dei soliti intrallazzi, che vedono assegnatari soggetti non certamente bisognevoli.

Di fatto, è “emergenza casa” in una città in cui interi quartieri sono costituiti da immobili di “edilizia popolare”; in cui nel patrimonio comunale sono confluiti oltre 200 immobili confiscati, magari lasciati in “comodato d’uso gratuito” ai proprietari abusivi (pagano un canone di locazione, IMU, spazzatura, bollette, dal momento che proprietario risulta il comune?);  in cui esiste un gran numero di immobili confiscati alla mafia; in cui esiste un patrimonio immobiliare lasciato alla mercé di incuria ed abbandono, che potrebbe e dovrebbe essere recuperato, anche per ridare dignità a questa città martire e martirizzata; in cui si cambia destinazione d’uso a case popolari senza le regole previste che rappresentano la conditio sine qua non per non incorrere in un abuso edilizio (come nel caso di alloggi trasformati in studi professionali o sedi di patronati, dotatisi autonomamente di una linea di citofono ed apertura cancelli, frequentati da ogni sorta di individui, che suscitano non pochi timori negli abitanti del condominio, perché non hanno interesse, ad esempio, a chiudere le entrate degli stabili).

 

Forniamo, a puro titolo informativo, dettagli di regole per il cambio di destinazione.


1)necessario verificare che  il locale Piano Regolatore consenta il cambio di destinazione nella zona oggetto dell’intervento;

2) se il cambiamento d’uso è solo  funzionale basterà presentare la Scia ai sensi della Legge 30 luglio 2010 n. 122, a firma di un tecnico abilitato;


3)se, invece, per poter svolgere  delle  nuove funzioni, è necessario compiere delle modifiche strutturali o distributive, bisognerà richiedere un Permesso di Costruire;

4)bisogna tenere conto dei regolamenti  condominiali , perché, in caso di divieti, non sarà sufficiente la strumentazione urbanistica a consentire il cambio di destinazione.

Se, dunque, la normativa è abbastanza severa per i cambi di destinazione, come mai nella nostra città questi sono così diffusi? Siamo sicuri che il tutto non avvenga contra legem, contro i diritti di chi possiede tutti i requisiti per un alloggio popolare?

Il comune ha mai pensato di provvedere alla verifica a tappeto?

Se no, come prevedibile, cosa aspetta?

Non si può sempre e solo rinviare perché certi bisogni, come  cibo e casa, non possono attendere! Che gli amministratori provino, in queste notti di gelo, a dormine in macchine o in luride stamberghe prive di serramenti. Solo dopo potranno, guardando in faccia queste persone, dire che non ci sono case o che devono aspettare.

 

Taranto lì, 27.11.13                                                     Emma B. Conenna




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