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LETTERA APERTA AL SINDACO
Vergognosa, semplicemente vergognosa la
gestione di questa città, rabberciata alla meno peggio in ogni dove e per ogni
cosa. Vergognosa! Vergognosa la latitanza dell’amministrazione comunale, la sua
disattenzione, la sua incapacità di “decisioni forti”, di un guizzo di
orgoglio, di affrancarsi da sudditanze partitiche, personali, da vassallaggi
ideologici ed economici, per riappropriarsi del ruolo e rispettarlo.
Vergognoso l’abbandono dei più deboli, per
i quali non esiste una politica di sostegno che sia altro da pura e semplice
”elemosina”, per i quali il lavoro non è un diritto, la casa non è un diritto,
vivere dignitosamente non è un diritto.
Riprovevoli i proclami post “rinnovo
mandato” del sindaco che, in un momento di ebbrezza, dichiarò che sarebbe stata
sconfitta la disoccupazione.
Forse, forse Stefano, peraltro ottimo
medico e stimabile persona, ha creduto davvero in quello che affermava,
sennonché i fatti hanno mostrato una “sorta di leggerezza dell’essere”, una
mancanza di determinazione e coraggio nel districare nodi ed intrecci,
nell’affrontare a muso duro i problemi di Taranto.
Quando in campo dovevano essere messe le
migliori intelligenze, le professionalità più competenti e libere per disegnare
il futuro, un futuro possibile e rinnovato, ecco il crollo, le scelte su “base
fiduciaria”, la volontà di accontentare ed accontentarsi, lasciando, di fatto,
inalterato lo status quo.
Nessuna creazione di posti di lavoro,
amministratori -salvo qualcuno- non inclini a battere strade nuove, un sindaco
sempre più autoreferenziale ed incapace di alzare il tono di voce e di
pretendere il rispetto dei diritti della città e dei cittadini, defraudati
anche della speranza.
Allora, trend della disoccupazione sempre
più incontenibile, chiusura di migliaia di negozi, giovani e meno giovani
costretti a lasciare la città, abusivismo dilagante in ogni settore, famiglie
sempre più povere senza alcun diritto alla casa ed alla sopravvivenza
spicciola, incremento della piccola criminalità, sistematica elusione di tutte
le regole e di tutti i diritti. Un sud povero, sempre più povero. Uno scenario
pauroso dal quale sarà sempre più difficile venir fuori. Lo conferma l’ISTAT
nei conti economici regionali. Ecco i dati.
Nel 2012 il Pil pro capite
risulta pari a 31.094 euro nel Nord-ovest, a 30.630 nel Nord-est e a 27.941 nel
Centro. Su ''un livello nettamente piu' basso'' si colloca il Pil pro capite
del Mezzogiorno, con un valore di 17.416 euro, inferiore del 42% rispetto a
quello del Centro-Nord. In altre parole il Prodotto interno lordo nel meridione
e' pari quasi alle meta' di quello registrato nel resto del Paese.(ANSA) -
ROMA, 27 NOVEMBRE.
Che fare?
Si deve cominciare dal
ripristino della legalità, dall’osservanza dei diritti e dei doveri, a
cominciare dal diritto al lavoro, quindi diritto alla casa, diritto
sempre più negato ai bisognosi in nome delle compiacenze solite e dei
soliti intrallazzi, che vedono assegnatari soggetti non certamente bisognevoli.
Di fatto, è “emergenza
casa” in una città in cui interi quartieri sono costituiti da immobili di
“edilizia popolare”; in cui nel patrimonio comunale sono confluiti oltre 200
immobili confiscati, magari lasciati in “comodato d’uso gratuito” ai
proprietari abusivi (pagano un canone di locazione, IMU, spazzatura, bollette,
dal momento che proprietario risulta il comune?); in cui esiste un gran numero
di immobili confiscati alla mafia; in cui esiste un patrimonio immobiliare
lasciato alla mercé di incuria ed abbandono, che potrebbe e dovrebbe essere
recuperato, anche per ridare dignità a questa città martire e martirizzata; in
cui si cambia destinazione d’uso a case popolari senza le regole previste che
rappresentano la conditio sine qua non per non incorrere in un abuso edilizio
(come nel caso di alloggi trasformati in studi professionali o sedi
di patronati, dotatisi autonomamente di una linea di citofono ed apertura
cancelli, frequentati da ogni sorta di individui, che suscitano non pochi
timori negli abitanti del condominio, perché non hanno interesse, ad esempio, a
chiudere le entrate degli stabili).
Forniamo, a puro
titolo informativo, dettagli di regole per il cambio di destinazione.
1)necessario verificare che il locale Piano Regolatore consenta
il cambio di destinazione nella zona oggetto dell’intervento;
2) se
il cambiamento d’uso è solo funzionale basterà presentare la Scia ai sensi della Legge 30 luglio 2010 n. 122, a firma di un tecnico abilitato;
3)se,
invece, per poter svolgere delle
nuove funzioni, è necessario compiere delle modifiche
strutturali o distributive, bisognerà richiedere un Permesso di
Costruire;
4)bisogna
tenere conto dei regolamenti condominiali , perché, in caso di divieti, non
sarà sufficiente la strumentazione urbanistica a consentire il cambio di destinazione.
Se, dunque, la normativa è abbastanza
severa per i cambi di destinazione, come mai nella nostra città questi sono
così diffusi? Siamo sicuri che il tutto non avvenga contra legem, contro i
diritti di chi possiede tutti i requisiti per un alloggio popolare?
Il comune ha mai pensato di provvedere alla
verifica a tappeto?
Se no, come prevedibile, cosa aspetta?
Non si può sempre e solo rinviare perché
certi bisogni, come cibo e casa, non possono attendere! Che gli amministratori
provino, in queste notti di gelo, a dormine in macchine o in luride stamberghe
prive di serramenti. Solo dopo potranno, guardando in faccia queste persone,
dire che non ci sono case o che devono aspettare.
Taranto lì,
27.11.13 Emma B. Conenna