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Domani a Taranto - Fabrizio De Andre' di Pierfranco Bruni nella presentazione di Alberto Bevilacqua
giovedì 7 novembre 2013

da csrbruni@alice.it




Venerdì 8 novembre nella Sala del Caffè Letterario Poseydon di Taranto – Piazza Castello – ore 18

Venerdì 8 novembre nella Sala del Caffè Letterario Poseydon di Taranto – Piazza Castello – ore 18.00 -  si parlerà di Fabrizio De André. Un omaggio al “Cantico del sognatore mediterraneo” dedicato al poeta Fabrizio De André di Pierfranco Bruni.

Alla serata parteciperanno Giusy De Marco, Gabriella Casabona e Claudio Frascella che dialogherà con Pierfranco Bruni, mentre Massimo Santoro e Michele Santoro eseguiranno, alla chitarra, alcuni brani.

Nel 2002 Alberto Bevilacqua presentò la prima edizione del saggio di Pierfranco Bruni. Si pubblica integralmente il testo di Bevilacqua che risulta tuttora di consolidata attualità.

*****

 

Fabrizio De André  e Il Cantico del Sognatore di Pierfranco Bruni

di Alberto Bevilacqua*

 

Ci sono libri conclamati che deludono, ci sono libri che escono da piccole case editrici che illuminano. Un esempio perfetto di questa seconda categoria di libri è, appunto il testo dedicato a Fabrizio De  Andrè  da Pierfranco  Bruni  ( con la collaborazione di Micòl Bruni ): un saggista e un poeta che è una garanzia, fra i più lucidi e attenti nello studio delle correlazioni fra i “personaggi creativi” del secolo, senza condizionamenti di scuole o di parti. Lo definirei: “Un mistico del talento, dovunque esista”.

Fabrizio De Andrè non è, anzitutto una biografia. E queste pagine che mi hanno toccato non definiscono solo il cantautore, ma un personaggio che ha caratterizzato il “pensare” di alcune generazioni; non un anarchico, come tanti superficiali ritengono, ma piuttosto un eretico (“fa parte della cultura dell’eresia” precisa Bruni), che è diventato memoria dell’immaginario popolare. Ci troviamo di fronte, quindi, a una vera e propria narrazione in cui la letteratura (quante citazioni,  appropriate, naturali, dai poeti di ogni tempo, non per sfoggio di cultura, bensì per trasmettere emozioni) si intreccia con la vita.

Il primo capitolo riguarda il rapporto fra De Andrè  e lo scrittore Alvaro Mutis, scrittore del “mistero del destino”, per il quale il cantautore ha sempre dichiarato la sua passione, e nei cui versi ha ritrovato la metafora del Viaggio viaggiare, con i sogni che all’alba chiedono di essere ascoltati, con le liturgie che fanno parte della vita. La tentazione di impossessarsi dei desideri lontani. La parola come immagine. La mente e il cuore. Continua Bruni: De Andrè amava penetrare le civiltà e le etnie, i costumi dei popoli. Durante un concerto, commentò: “Per identificarmi in un’etnia precisa, quella ligure, ma anche per identificarmi in un universo più vasto, che è quello del Mediterraneo”.  Da qui, giustificato, il bel sottotitolo del volume, che dichiara: “Il cantico del sognatore mediterraneo”.

Quando De Andrè afferma, in un’intervista, che Omero è un riferimento, non lo fa per supponenza culturale, ma semplicemente per supportare per esempio ne La stagione del tuo amore passaggi di musica, canto, poesia. Certo, i testi del cantautore sono spesso unici: “Mi sono  guardato piangere in uno specchio di neve-mi sono visto che ridevo-mi sono visto di spalle che partivo”.

Insomma, un personaggio che fa, della propria sensibilità e del proprio  sensitivismo, un radar per capire il mondo contemporaneo in tutte le sue molteplici sfaccettature. Dice ancora bene Bruni: ha accarezzato delle generazioni sulle ali di un voler capire il mondo o di voler cambiare un mondo che sembrava non appartenerci, proprio quel mondo vissuto e cantato, quel lontano “maggio” in cui si pensava di portare la fantasia al potere è ormai soltanto una rimembranza che ci rende certamente più tristi.

”Abbiamo buttato calci al vento” sostiene De Andrè. “Ma siamo qui. Perché la politica è anche saper raccogliere questi calci perduti nel vento”. Rivoluzioni non “politiche”, ma esistenziali. Come prefinale, un’altra intuizione di Bruni: De Andrè ha recitato l’incantesimo che lega le albe e le sere, le distanze e gli amori, il bianco e l’ondeggiare delle sconfitte.

*Lo scritto di Alberto Bevilacqua su “Fabrizio De André. Il cantico del sognatore mediterraneo”  di Pierfranco Bruni (Il Coscile) risale al 2002.




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