Venerdì 8 novembre nella Sala del
Caffè Letterario Poseydon di Taranto – Piazza Castello – ore 18.00 - si
parlerà di Fabrizio De André. Un omaggio al “Cantico del sognatore
mediterraneo” dedicato al poeta Fabrizio De André di Pierfranco Bruni.
Alla serata parteciperanno Giusy De
Marco, Gabriella Casabona e Claudio Frascella che dialogherà con Pierfranco
Bruni, mentre Massimo Santoro e Michele Santoro eseguiranno, alla chitarra,
alcuni brani.
Nel 2002 Alberto Bevilacqua presentò
la prima edizione del saggio di Pierfranco Bruni. Si pubblica integralmente il
testo di Bevilacqua che risulta tuttora di consolidata attualità.
*****
Fabrizio
De André e Il Cantico del Sognatore di Pierfranco Bruni
di
Alberto Bevilacqua*
Ci sono libri conclamati che deludono,
ci sono libri che escono da piccole case editrici che illuminano. Un esempio
perfetto di questa seconda categoria di libri è, appunto il testo dedicato a
Fabrizio De Andrè da Pierfranco Bruni ( con la collaborazione di Micòl
Bruni ): un saggista e un poeta che è una garanzia, fra i più lucidi e attenti
nello studio delle correlazioni fra i “personaggi creativi” del secolo, senza
condizionamenti di scuole o di parti. Lo definirei: “Un mistico del talento,
dovunque esista”.
Fabrizio De Andrè non è, anzitutto una
biografia. E queste pagine che mi hanno toccato non definiscono solo il
cantautore, ma un personaggio che ha caratterizzato il “pensare” di alcune
generazioni; non un anarchico, come tanti superficiali ritengono, ma piuttosto
un eretico (“fa parte della cultura dell’eresia” precisa Bruni), che è
diventato memoria dell’immaginario popolare. Ci troviamo di fronte, quindi, a
una vera e propria narrazione in cui la letteratura (quante citazioni,
appropriate, naturali, dai poeti di ogni tempo, non per sfoggio di cultura,
bensì per trasmettere emozioni) si intreccia con la vita.
Il primo capitolo riguarda il rapporto
fra De Andrè e lo scrittore Alvaro Mutis, scrittore del “mistero del destino”,
per il quale il cantautore ha sempre dichiarato la sua passione, e nei cui
versi ha ritrovato la metafora del Viaggio viaggiare, con i sogni che
all’alba chiedono di essere ascoltati, con le liturgie che fanno parte della
vita. La tentazione di impossessarsi dei desideri lontani. La parola come
immagine. La mente e il cuore. Continua Bruni: De Andrè amava penetrare le
civiltà e le etnie, i costumi dei popoli. Durante un concerto, commentò: “Per
identificarmi in un’etnia precisa, quella ligure, ma anche per identificarmi in
un universo più vasto, che è quello del Mediterraneo”. Da qui, giustificato,
il bel sottotitolo del volume, che dichiara: “Il cantico del sognatore
mediterraneo”.
Quando De Andrè afferma, in
un’intervista, che Omero è un riferimento, non lo fa per supponenza culturale,
ma semplicemente per supportare per esempio ne La stagione del tuo amore
passaggi di musica, canto, poesia. Certo, i testi del cantautore sono spesso
unici: “Mi sono guardato piangere in uno specchio di neve-mi sono visto che
ridevo-mi sono visto di spalle che partivo”.
Insomma, un personaggio che fa, della
propria sensibilità e del proprio sensitivismo, un radar
per capire il mondo contemporaneo in tutte le sue molteplici sfaccettature.
Dice ancora bene Bruni: ha accarezzato delle generazioni sulle ali di un voler
capire il mondo o di voler cambiare un mondo che sembrava non appartenerci,
proprio quel mondo vissuto e cantato, quel lontano “maggio” in cui si pensava
di portare la fantasia al potere è ormai soltanto una rimembranza che ci rende
certamente più tristi.
”Abbiamo buttato calci al vento”
sostiene De Andrè. “Ma siamo qui. Perché la politica è anche saper raccogliere questi
calci perduti nel vento”. Rivoluzioni non “politiche”, ma esistenziali. Come
prefinale, un’altra intuizione di Bruni: De Andrè ha recitato l’incantesimo che
lega le albe e le sere, le distanze e gli amori, il bianco e l’ondeggiare delle
sconfitte.
*Lo scritto di Alberto
Bevilacqua su “Fabrizio De André. Il cantico del sognatore mediterraneo” di
Pierfranco Bruni (Il Coscile) risale al 2002.