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Ricordo dell'artista Veniero Luigi de Giorgi, grande Amico di Taranto, recentemente scomparso.
sabato 12 ottobre 2013

da redazione Jo TV




Gentilissimi della Redazione Delfini Erranti, apprendiamo con somma tristezza che l'artista Veniero Luigi de Giorgi è venuto a mancare, due giorni fa. L'artista ed editore pescarese fu tra le personalità della Cultura che già negli anni '70 partecipò a manifestazioni a Taranto contro gli abusi dell'industria pesante. Per ricordare questo Amico di Taranto, che tra l'altro ha dato il proprio apporto durante la No Stop televisiva sulla scelta referendaria dell'ultimo aprile trasmessa da Jo Tv, Vi inoltriamo, la lettera che Gli inviammo per chiederne, appunto, la partecipazione al suddetto programma.
Cosimo Dellisanti



28 marzo 2013

OGGETTO: Invito partecipazione dibattito referendum 14 aprile

All’artista Veniero Luigi de Giorgi,

ho il piacere di inviarLe la nota stampa esplicativa riguardante l’iniziativa editoriale “TARANTO: REALTA’ E PROSPETTIVE” che la Redazione di Jo Tv organizza in occasione della celebrazione dell’imminente referendum (14 aprile 2013) consultivo sulla permanenza o meno dello stabilimento siderurgico.

Considero con piacere la Sua partecipazione, visto che Lei ha partecipato già dagli anni ‘70 a numerose iniziative culturali della cooperativa culturale Punto Zero sulla drammatica questione del rapporto tra industria, ambiente e salute a Taranto a seguito della costruzione del più grande stabilimento siderurgico d’Europa, senza che la città fosse dotata di adeguate strutture sanitarie e di ricerca applicata di supporto.

La Sua sensibilità l’ha spinto ad accettare i numerosi inviti alle manifestazione artistiche promosse dalla cooperativa Punto Zero per introdurre a Taranto il ruolo dell’arte, per scandagliare i fenomeni legati ad un industrializzazione massiva, basata su un modello già all’epoca superato, secondo il pensiero che, nei momenti epocali di trapasso della vicenda umana: l’arte lo dice prima e lo dice meglio!

Memorabile testimonianza del Suo costante impegno, la sua partecipazione alla manifestazione artistica “TARANTO: PER UN’INDUSTRIALIZZAZIONE UMANA”, promossa da Italia Nostra, Punto Zero, Università Popolare Jonica e UIL-Beni Culturali, assieme a Vittorio Del Piano e Franco Gelli e coordinata da Franco Sossi, Antonio Rizzo e Temistocle Scalinci.

Di quella manifestazione sono rimaste impresse nella memoria di molti le due installazioni “choc” in Piazza della Vittoria: la Sua “Scultura ecologica: correlazione tra industria e morti bianche, ambiente e salute” e “Taranto fa l’amore a senso unico” di Vittorio De Piano. Fu quello il momento di maggiore sensibilità collettiva e di attenzione dei mass media.

La Sua ventennale frequentazione della Cina, con la sua millenaria cultura e con la drammaticità di un Paese di oltre un miliardo di abitanti, che pur avendo già debellato l’analfabetismo e avviato un possente processo di industrializzazione e di inurbamento spinto, presenta ancora al suo interno ampie sacche di povertà, Le consente di approcciare la questione ambientale tarantina in spirito glocal, superando ogni provincialismo.

Nel mondo è in corso un profondo cambiamento: molti sono i paesi che si sono messi a correre ad un ritmo sempre più veloce, capitanati dai Paesi del BRIC, per ridefinire la loro posizione nel gruppo di testa dell’economia mondiale e, all’interno di ciascuno di essi, raggiungere migliori condizioni di vita e di lavoro da condividere con il maggior numero possibile di soggetti, superando gli ostacoli di nazionalità e di genere. In questa corsa, gli stati d’Europa, Italia in particolare, accusano l’affanno in quanto l’attuale welfare è figlio di un modello di sviluppo industriale ormai morto, e stentano a indirizzarsi verso un modello di “economia del bene comune” per andare oltre il consumismo verso una società diversamente ricca. La produzione di beni immateriali, come quella di beni immateriali, sono infatti frutto di esperienze collettive condivise, di sofferte relazioni umane, del paziente e parsimonioso uso delle risorse naturali, e non può fare a meno dell’apporto degli ambienti culturali, economici e scientifici che in sinergia determinano le scelte politiche.

Oggi è tempo di prendere contezza che gli uomini sono tutti legati allo stesso filo, e quindi allo stesso destino, e tutti legittimamente agognano a migliori condizioni, mentre Taranto, che paga le conseguenze di una permanente crisi politico-istituzionale a livello nazionale, è in una fase di stallo dovuta all’arretratezza culturale, alla mancanza di coraggio politico e all’inadeguatezza della classe dirigente (management aziendale e amministratori pubblici in primis); soggetta perciò alla contestazione della cittadinanza attiva, che, esasperata, ha promosso il referendum che, al punto in cui ci troviamo, rischia di essere celebrato come un’ordalia, pratica medievale il cui confronto era basato solo sulla fortuna e la forza bruta, ed oggi il ruolo è interpretato da chi più si agita, grida, lancia anatemi e ammannisce ricette semplificate e miracolistiche del tutto fuori scala.

E’ avvilente constatare che altre aree industriali in Europa e nel mondo, simili a quella tarantina per dimensioni, complessità e riverberi, invece di piangersi addosso, si rinnovano, ci sorpassano, e qualcuna si è preso il lusso di portare il pollice al naso e farci “marameo” (pì pì lò lò)!

E’ arrivato il momento di smettere di procedere in modo aleatorio e sciatto, omettendo di considerare che la nostra realtà ha ancora dei punti di forza, e su questi bisogna costruire il nuovo. Il grande polo industriale tarantino, sviluppatosi su un vecchio modello oggi non più compatibile con la sensibilità montante sulle questioni ambientali, va superato senza essere liquidato. Non è più tempo di ventilare ricette miracolistiche e semplificate, mentre invece bisogna ripartire dai punti di forza per puntellarli e, soprattutto, rinnovarli radicalmente. E’ tempo di finirla con quanti pensano che sia meglio azzerare e cominciare tutto da capo, cioè pretendere di rinnovarsi nel senso della Storia, ma autodistruggendosi. Proprio quello che è successo a Bagnoli (Napoli), come raccontato nel romanzo “La Dismissione” di Ermanno Rea, in cui, in un’atmosfera struggente, si descrivono le operazioni di smantellamento, pezzo dopo pezzo, dello stabilimento siderurgico per trasferirlo in Cina. Così, mentre “L’Impero di Mezzo” è divenuto leader mondiale del settore, Bagnoli è rimasto cimitero industriale.

Alla luce di quanto ricordato sopra, Le chiedo un Suo qualificato intervento, che, essendo frutto di una attiva militanza e di un impegno culturale personale corroborato da una conoscenza dei rivolgimenti socio-culturali e geopolitici a livello mondiale, sicuramente sarà molto utile perché ancora una volta si possa diradare la soffocante caligine che ci avviluppa da anni. Per l’intervento potrà scegliere di partecipare alle tavole rotonde di persona negli studi di Jo Tv in via Niceforo Foca, o con intervento scritto per via e-mail oppure in videoconferenza.

Fiducioso di un Suo positivo riscontro, colgo l’occasione di porgerLe i miei più cordiali saluti.

Angelo Candelli – editore di Jo Tv

angelocandelli@me.com



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