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“…il nostro sistema politico fa acqua da tutte le parti. Ma fa acqua
da tutte le parti, non perché sia un sistema rappresentativo, bensì perché non
lo è abbastanza” (Norberto Bobbio)
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Ebbene, l’ assessore Francesco Cosa ha dimostrato di saper
 rappresentare le istanze che vengono dai cittadini, di saper  dare
corpo alle speranze di sopravvivenza e di recupero di una struttura che è parte
della storia di un quartiere, di una città che “gioca” a cancellare parte del
suo passato. Grazie, assessore,  e grazie, anche, all’ architetto Nevio
Conte, entrambi paladini della memoria, Â difensori delle testimonianze del
passato.Â
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Scorcio della
Masseria
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Certamente, questi due nomi saranno meritatamente
 associati alla sopravvivenza del complesso edilizio, da molti giudicati
un rudere ingombrante piuttosto che una testimonianza, per lo stato di
abbandono in cui versa. Da qui la scarsa attenzione, o l’atteggiamento passato
della Circoscrizione, o l’indifferenza dinanzi  al possibile abbattimento,
per far posto all’ennesimo,  anonimo palazzone in una zona già di per sé
anonima per l’incuria delle amministrazioni del passato. Oggi la vicenda è,
finalmente, chiarita, la Masseria è salva,  grazie alla determinazione del
giovane assessore, che ha dato corso allo spostamento dei volumi edificabili
nell’area tra via Rintone e via Icco, proposto dal comune nel gennaio 2012, in
seguito all’autorevole intervento della Direzione Regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici, palesato in  una nota ufficiale al Comune e
alla Soprintendenza per i Beni Architettonici.
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L'area oggetto di permuta tra
le vie Rintone ed IccoÂ
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Possiamo parlare di una  storia conclusa, pur se lunga,
controversa, talvolta “vivace”, talaltro spenta?  Certo, la Masseria
Solito è un pezzo di rilevante interesse storico, è stato oggetto di
“battaglie” del Libero Osservatorio della Legalità e di Giustataranto nella
persona dell’architetto Conte, promotore nel 2006 di una raccolta firme,
consegnate alle segreterie di Palazzo di CittĂ , del Difensore Civico e della
locale Sovrintendenza, tante firme che ebbero come risultato lo stop
all’abbattimento.
 Di seguito
il silenzio, poi il rinnovato tentativo del colpaccio, la determinazione di
eliminare un "pezzo di storia" cittadino e la rinnovata “discesa in
campo” dell’architetto e di altri illustri cittadini, tra i quali il prof.
Viola, determinati a difendere il sito, testimone di un passato non certo
recente.Â
Infatti, le tracce del complesso edilizio risalgono agli inizi del
1600, ed è fuor di dubbio un bene "storico - culturale del quale non si è
ancora riusciti a comprendere il "valore storico". Dapprima di
proprietĂ degli Amontinato, di seguito degli Gnettari (dal 1637 al 1676), nel
1717 fu concesso in enfiteusi al reverendo Domenico Antonio Solito, illustre
esponente del "Clero Tarantino", alla cui famiglia rimase a lungo,
fornendo il nome a tutta la contrada, prima di passare a Luigi Viola, illustre
poeta tarantino
GiĂ nel 1996 era stato chiesto - senza successo alcuno -
l’intervento del Sindaco e della Soprintendenza a protezione-tutela dello
"storico reperto", visto che, come ribadito all’art.10 del Codice dei
Beni Culturali, è bene da tutelare, anche nel caso in cui non sia stato fatto
oggetto di "Procedimento di dichiarazione di interesse culturale"
dalla Soprintendenza.Â
Inspiegabilmente  per anni  si è continuato ad
ignorare quanto disposto dall’art.. 21: "sono subordinati ad
autorizzazione del Ministero: - la demolizione di cose costituenti beni
culturali, anche con successiva ricostituzione".Â
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Ed, ora, il “cessato pericolo” per il complesso, prototipo di
storia, tradizione e cultura rurale, complesso che deve assolutamente tornare a
vivere, prima che l’incuria del tempo l’abbia vinta sull’impegno dei due
paladini.
Che farne? Vorremmo dare un suggerimento al giovane e grintoso
assessore, partendo dal dato di fatto che la popolazione è sempre più
costituita da anziani e che il territorio non è attrezzato per dare risposte
alle giuste esigenze degli over 60-70, in forze e con decisa disponibilitĂ di
tempo. Allora, perché non destinare il complesso all’Università della 3° Età e,
data l'ampiezza di spazio, ad un museo dei tarantini illustri, oltre che a
libere associazioni impegnate nel sociale?
Certamente opportuno il coinvolgimento nel progetto di
ristrutturazione del secondo paladino, ovvero l’architetto Nevio Conte al quale
certamente si affiancherà qualche altro collega. Per l’impegno di spesa si
potrebbe attingere a finanziamenti statali o regionali dal momento che Governo
e Regione sono orientati verso il recupero dell’edilizia esistente.
Date le premesse, il confidare nell’assessore Francesco Cosa è
inevitabile perché ha dimostrato, e non solo per la Masseria Solito, che ha
voglia e forza per fare.
Benissimo! Finalmente escono fuori grinta e “rappresentatività ”.
A quando gli altri ?
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Taranto lì, 27.09.13                                                              Emma
Bellucci Conenna
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