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Dalla Prefazione al romanzo in versi di Pierfranco Bruni “Asmà e Shadi”
lunedì 26 agosto 2013

di G. Picardo



Maria Maddalena versò sui piedi del Nazareno olio profumato di nardo

Maria Maddalena versò sui piedi del Nazareno olio profumato di nardo. Pierfranco Bruni con “Asmà e Shadi” racconta l’Oriente con la luce che è al di sopra del velo

di Gerardo Picardo*




Pierfranco Bruni

Le mie mani hanno la riga delle corde dei porti mancati”.

Abita in questi versi di Piefranco Bruni il sogno di Asmà e Sadi, (romanzo in versi “Asmà e Shadi” (Pellegrini editore). Sottotitolo: “Preziosa come la luna nel disincanto del sogno”. Due storie, Asmà e Shadi, che conoscono l’odore delle spezie e il sangue caldo delle lotte. Sono parole di destini, carne e spirito che danzano nelle veglie del tempo. È un dialogo che accade a Oriente, dove sorge il sole, e la saggezza si fa sempre narrazione.

Un uomo e una donna cercano una parole perduta, e cercano di non perdersi. Il loro strumento è il linguaggio orientale, che torna sempre al centro dopo aver compiuto viaggi di significati. Anche la poesia è ritorno al centro dopo l’avventura del labirinto.

Parole di sabbia e speranza in questo dialogo che ha gli echi di sapienze lontane.

La magia dei sufi danzanti, l’incenso delle soste, i piedi insanguinati di umanità.

Ho carezze tra le mani che dedico ai tuoi silenzi”, scrive il poeta. Perché i silenzi ci scavano l’anima ma lasciano sempre spazio a occhi capaci di superare muri e cogliere l’oltre.

Le parole di Asmà e Sadi sono danze sciamane che legano nella carne incantatore e incantesimo.

Pierfranco Bruni continua a cercare tra le pieghe del tempo, si intrattiene con i mercanti arabi e ne ascolta la voce. Lancia dadi e racconta la magia del Mediterraneo perché ne conosce il vero segreto: l’incontro. Percorsi tra la sabbia e la pietra, partenze e ritorni, dove l’altro non è nemico ma ‘Aki’, fratello nella storia.

Scambia il grano del suo Sud con olio profumato di nardo, quello che un giorno Maria Maddalena versò sui piedi del Nazareno, cogliendo la sua verità di passaggio per la Galilea.

Pierfranco Bruni non ha smesso di rincorrere parole che restino fino a sera. Vale per lui ciò che Giordano Bruno scriveva nel De Minimo: “Noi cerchiamo un pane diverso…”. Uno specchio è posto al di sopra delle Sette Porte, nel lato occidentale, perché si veda l’Oriente, là dove brilla la luce che è al di sopra del velo.

Siamo un altro vento, ormai”, recita un altro passo di questo dialogo che non si chiude anche quando i protagonisti non si cercano più. Si è soli ad amare e a morire, soli davanti alla pietra del tempo.

Urlami l’immenso”, si legge in un altro passaggio che impagina dolore e passione. È voce che consuma le attese, rincorre una bellezza che “non segna confini”.

Nulla, forse, è più vero di due corpi che si stringono nella sabbia. “Io e te siamo segreto”, e il vento “ha l’odore del sale e dei crepuscoli anneriti”. In questo viaggio non vi sono certezze, o forse vi è la certezza più grande: “Vivimi con il mare dei viandanti e portami con te”.

Il Mediterraneo è destino che si dice con la poesia, perché nella poesia il tempo non fugge e non si svuota. La differenza irrompe contro la ripetizione. Ma la poesia è anche ponte, perché attraversa storie. Ed è coscienza, unisce oltre ogni barriera e appartiene a tutti.

Inutile però barare, si scrive sempre per amore. Quando nasce o quando finisce, quando scalda il petto o fa salire ricordi e toglie le bende. “Le tue labbra non hanno più il mare, ma la marea”. E “niente resta uguale, dopo le maree”, metteva in guardia il Nolano.

Se tutto comincia sempre con un incontro, Asmà e Sadi sono il passato ma anche il futuro. Sono il presente che getta sale sulle sconfitte e sterra sentieri da ricordare di giorno. È la parola del marinaio che conosce i venti e della puttana che sa dare consigli.

I viaggi dei protagonisti alla ricerca di se stessi racchiudono la cerca della Bellezza, per continuare a pensare e restare uomini e donne nel vento. In compagnia di pochi maestri che accendano tre luci di notte.

Portiamo nell’anima gli occhi neri di una azera che nella piazza di pietra racconta storie di Baku. Dividiamo il latte con i nomadi, e attendiamo le stelle che tracciano la strada di notte.

Forse una yurta ospiterà anche il nostro viaggio d’inverno, che crede all’amore e alla morte.

*Scrittore e giornalista. Dalla Prefazione al romanzo in versi di Pierfranco Bruni “Asmà e Shadi” (Pellegrini).




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