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Con l’assenza di progettualità è possibile candidare Taranto capitale della cultura?
martedì 30 aprile 2013

da csrbruni@alice.it




Con l’assenza di progettualità  è possibile candidare Taranto capitale della cultura?

di Pierfranco Bruni

 

Se a voler discutere della candidatura di Taranto come capitale della cultura bastasse il presente che ci troviamo a vivere e ad abitare faremmo in fretta a sciogliere il Nodo di Gordio e ad organizzare festeggiamenti lungo le vie della città per la sicura riuscita del risultato. Se a voler osservare la progettualità sulla cultura che Taranto ha manifestato negli ultimi anni sarebbe semplice nel sostenere la sua centralità all’interno dei processi che il Sud ha vissuto e, quindi, il risultato sarebbe ottimo.

Siamo condannati a candidare questa città a capitale!

Fatemi ironizzare sul triste destino che ci colse, che ci coglie e che giammai potrà raccoglierci. E allora?

Domanda/e. Quali sarebbero i riferimenti e le attività che permetterebbero una tale candidatura? Non si smette di discutere sull’Università Jonica. Bene. Il rapporto tra l’Università e la città ha incrementato il tenore culturale? Se sì, in che termini e attraverso quali elementi e modelli. Se sì, quali sono oggi i risultati sia in termini sociali che occupazionali sia sul piano dell’immagine all’esterno della cinta greco – romana.

Credo che bisognerebbe insistere sulla “vertenza” università perché sono convinto che Taranto deve convincersi che attualmente non ha una “sua” Università. Ciò non è colpa dell’Università.

Attenzione. Ci sono responsabilità politiche che insistono e queste responsabilità sono dovute a un vuoto progettuale sulla cultura degli Enti locali. Gli Enti locali, Comune e Provincia, devono essere interlocutori forti, contrattuali, propositivi. La partita la devono giocare gli Enti locali e non altri organismi. Se non ci fossero stati gli Enti, negli anni di una memoria lunga, non avremmo avuto corsi di laurea e facoltà. Lo si vuole comprendere questo aspetto?

Gli Enti ritornino ad essere soggetti contrattuali attivi. Chi è stato all’interno di tali meccanismi conosce la realtà. Cosa era Taranto e il suo territorio tra il 1995 e il 1999? Vi invito a sfogliare le pagine dei quotidiani di quel tempo e le delibere di Giunta e di Consiglio.

Ora, discutiamo serenamente. Primo aspetto: Università autonoma.

Secondo aspetto: riprendiamo la questione legata all’autonomia del Museo Nazionale, ovvero un Museo autonomo rispetto alla Soprintendenza ai beni archeologici. Una vecchia storia sulla quale c’è già un Disegno di Legge. Con l’insediamento del nuovo Governo si riproporrà la questione anche perché bisogna ridiscuterne nelle Commissioni cultura di Camera e Senato. E su questo i parlamentari devono giocarla tutta la partita, perché è necessario che Taranto abbia un Museo riferimento, all’interno del bacino del Mediterraneo, della Magna Grecia completamente autonomo sia sul piano gestionale economico sia culturale. Reggio Calabria questa partita se la giocherà e la vincerà. Faremo in modo che venga ridiscusso il Disegno di Legge già in fase di revisione con il secondo Governo Berlusconi. Questo non toglie nulla alla cultura archeologica di Taranto. Anzi Taranto avrebbe due poli archeologici di estremo interesse.

Terzo aspetto: l’istituzione reale di una Pinacoteca. Anche su questo argomento c’è già un Progetto approvato dal Consiglio provinciale e da me proposto, in qualità di vice presidente e assessore alla cultura, negli anni 1996 – 1998.

Quarto aspetto: l’istituzione di una Biblioteca nazionale. Anche questo è parte integrante di un argomentare antico.

Ma è mai possibile che una città come Cosenza ha l’Università, una Università forte, il Teatro Rendano, la Biblioteca Nazionale, la sede Rai regionale e un Progetto di eventi eccezionali.

E Taranto? Certo, non si è investito sulla cultura e quindi se non si investe perché candidarla? Sulla base di cosa?

Quinto aspetto: lavorare su un Progetto Cultura con degli eventi che abbiano un circuito internazionale. Se Taranto è stata capitale della Magna Grecia ci sono i presupposti per lavorare su degli eventi internazionali. Dobbiamo entrare nei circuiti e in una società come la nostra o si è operativi o si è assenti. O meglio: o facciamo cultura con un respiro internazionale oppure decidiamo di restare fuori.

Non possono farci da guida altre città o altri amministratori di città che culturalmente con Taranto non hanno molte affinità.

Tutto ciò è possibile? Io dico di sì. Ma cominciamo a sgombrare il campo da demagogie, da conflitti, da retoriche, da arrendevoli ozi e oblii.

Ho indicato alcune priorità sulle quali non c’è niente di nuovo sotto il cielo Jonico. Questioni antiche. Riprendiamole con il sapere della politica e la saggezza dell’impegno senza se senza però.

Bisogna fare delle scelte e avere coraggio.

Prima di tutto, comunque, bisogna che Provincia e Comune abbiano un Assessorato alla Cultura. Delega piena  che punti alla Programmazione, alla Gestione, alla Valorizzazione, alla Progettualità, alla Definizione del “pacchetto cultura”.

Ci vogliono scelte e coraggio. Poi potremo parlare di candidature o di altro! Altrimenti l’agonia di Taranto diventerà angosciante.

L’assenza di progettualità porterà Taranto ad essere Capitale della Cultura? Forse quasi!

 

 





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