FERMIAMO QUESTO ESPERIMENTO DI
LOBOTOMIZZAZIONE CULTURALE!
La
strategia della rassegnazione ha portato buoni frutti. I poteri forti lavorano
da decenni per una Taranto ostaggio della stantia cultura industriale. Taranto
isolata dalle FF.SS., da Aeroporti di Puglia, dipendente dall’Università di
Bari, violentata e abbandonata dallo Stato, complice la pessima e connivente politica
succedutasi nei decenni. Taranto: il Far West del potere giudiziario, qui la
legge e la Costituzione non valgono, si può uccidere, provocare malattie
continuando a lucrare, ed essere tutelati dalla legge.
Facile controllare una popolazione ridotta in schiavitĂą, una popolazione a cui
è stata regalata l’illusione di un falso benessere per poi stringere il cappio
alla prima occasione.
Taranto: una cittĂ meravigliosa, dalle mille risorse. Taranto: un esperimento di
lobotomizzazione culturale perfettamente riuscito.
Tra eventi,
esposti, comunicati, conferenze, manifestazioni e mancato quorum, in molti si
sono impegnati in passi da maestro sul valzer dei numeri, si sono affrettati a
valorizzare il bicchiere mezzo pieno, pronti a difendere il proprio operato
prima di qualsiasi altra riflessione.
Come comitato di
cittadini, prima che ambientalisti, e di referendari storici (non certo
dell’ultimo minuto!), ci siamo chiesti: qual è la causa di tanta bassezza
sociale? Perché di questo si tratta. Se l’80% degli aventi diritto non ha
sentito l’esigenza di esprimere la propria opinione sul futuro che più lo
riguarda da vicino, che riguarda la vita dei propri figli e nipoti, vuol dire
che la politica del “capopopolo”, dell’”eroe dell’anno trascinatore di masse”
praticata negli ultimi 10 anni è stata totalmente errata e che ha soltanto
accentuato il basso profilo culturale di questa cittĂ .
L’unico calcolo
che ci è venuto alla mente è stato un altro: quanti sono i tarantini che hanno
subito un danno da inquinamento? Quanti hanno dovuto combattere con malattie e
lutti? Troppi. La quasi totalitĂ della popolazione tarantina, a detta di studi
accreditati. E l’epidemia non si fermerebbe pur spegnendo oggi stesso gli
impianti inquinanti perché il danno genotossico è ormai avvenuto. Chi lotta
oggi lo fa per i propri nipoti, sempre se riuscirĂ ad averli, considerate le
numerose patologie che investono la fertilitĂ della popolazione tarantina
quotidianamente minata.
Se tutto ciò è
vero, come mai 140.000 cittadini (il famoso bicchiere mezzo vuoto!) non hanno
voluto far valere le proprie ragioni? I cittadini di Taranto ritengono forse di
essere “destinati” ad un futuro di fame e malattie? I cittadini di Taranto non
ritengono di dover piĂą riporre le proprie speranze nelle Istituzioni e negli
strumenti della democrazia perché inutile? Il Referendum non ci dà da mangiare
mentre l’Ilva sì?
L’unica riflessione utile in questo momento crediamo sia questa. E’ necessario
capire concretamente quali sono i margini di sviluppo di questa comunitĂ , da
dove ripartire per una crescita culturale in primis. Noi ci auguriamo che la
scarsa civiltĂ dimostrata in questa occasione sia solo dovuta ad una riuscita
strategia, avvalorata da Comune e attori della comunicazione, in cui la
rassegnazione e la paura del cambiamento l’ha fatta da padrone. Non possiamo
credere che per un lavoro a breve scadenza (quale futuro per quella fabbrica?)
si possano ignorare i morti e i malati di Taranto.
Da qui bisogna ripartire, ribadiamo che non c’è futuro per
quella fabbrica, ma c’è futuro per la nostra città e per i suoi bambini!
Bisogna volerlo, però, bisogna sacrificare un po’ del proprio tempo e del
proprio orgoglio per lavorare insieme, per progettare e attuare nuove proposte,
nuove iniziative, nuove attività ; non possiamo più attendere nessuno, né la Magistratura,
né gli eroi del momento, non è più consentito perdersi in connivenze partitiche
e sentir blaterare di eco compatibilitĂ .
Dobbiamo agire ora e dobbiamo agire insieme!