IL
COSCILE
Nel centenario di Aldo
Moro
Lo scrittore Pierfranco
Bruni pubblica
“Il perduto equilibrio.
Nei giorni tristi di Aldo Moro”.
Gli ultimi
giorni di uno statista sono al centro del coraggioso romanzo di Pierfranco
Bruni nella sua quarta versione con una chiave di lettura anticonformista
Pierfranco Bruni, in occasione del
centenario della nascita di Aldo Moro (1916 – 2016) attraversa, in un nuovo
romanzo – saggio, il destino tragico di una stagione di terrore tra le macerie
degli anni di piombo e il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Bruni rilegge
le drammatiche ultime lettere dello statista ucciso nel 1978 in un testo dal titolo: “Il perduto equilibrio”, editore “Il Coscile”, Castrovillari (0981
22632), già in libreria. Con un sottotitolo preciso: “Nei giorni tristi di Aldo
Moro”. Al centro del libro c'è la storia d'amore e la passione di due giovani che
si raccontano raccontando i giorni di fuoco in una città misteriosa, lacerante
e devastata come Roma. Si incontrano a Piazza di Spagna, tra le vie di Roma,
all’Università e si amano nella disperazione di capire il dolore che
attraversava un tempo tragico.
Marika, una terrorista della quale si
perdono le tracce (e si scopre, alla fine, che viene uccisa in uno scontro con
le forze dell’ordine) e un io narrante che definisce una temperie di guerriglia
in una meditazione non solo meramente politica ma anche umana e profondamente
legata alla storia di un intreccio ideologico. Un libro, che fa riflettere
anche per le proiezioni letterarie e culturali e per le metafore che fanno da
sfondo al percorso narrante.
Bruni rimette in campo la metafora di
Alice (Moro) nel Paese delle Meraviglie (un’Italia illusa e disillusa) in un
contesto in cui il processo politico si disputava tra la “libertà” della
fermezza e la “libertà” della trattativa. La disperazione che ha portato alla
morte di Moro si intreccia con la disperazione di un amore che rivela un vuoto
di coscienze e il senso del perduto tra due giovani che avrebbero potuto vivere
oltre la stessa ideologia il loro amore come favola e incantesimo. Gli anni di
piombo distruggono anche la fantasia degli amori.
Nel romanzo, che ricostruisce la
stagione degli anni di piombo, Pierfranco Bruni sottolinea una precisa
posizione che è quella che Moro si sarebbe potuto salvare se non fosse stata
adottata la strategia della fermezza da parte di alcuni partiti politici. Il
libro, nel ricostruire quella vicenda, pone all'attenzione anche uno stato
d'animo che travagliava la generazione dei ventenni che allora discutevano di
politica e frequentavano gli ambienti universitari.
Un libro che raccorda storia ed
emozioni nel racconto stesso di due giovani che parlano di amore, passione e
rivoluzione. Il concetto di “rivoluzione” diventa la chiave di lettura sia sul
piano politico – ideologico che su quello strettamente sentimentale –
passionale. Eros e morte sono costantemente in conflitto. Marika è eros ma è
anche la bellezza infranta dall’ideologia della morte.
Bruni sostiene, tra l'altro, che la
vicenda Moro non fu ben capita né a sinistra né a destra. Sia la sinistra che
la destra tirarono in ballo la “ragion di Stato”. Da questo punto di vista
Bruni condivide la posizione di Leonardo Sciascia posta nel 1978 con “L’Affaire
Moro”. Il partito della fermezza non capì la vera questione.
Pierfranco Bruni aveva già affrontato
questa problematica in altri romanzi. Già nel 1998 aveva pubblicato il romanzo
“L’ultima primavera. Aldo Moro, la tragedia di uno statista” che ha avuto tre
edizioni. Nel 2004 un altro importante romanzo, dal titolo “Quando fioriscono i
rovi”, filtra gli anni di piombo con la presenza di Moro all’interno di un
contesto poetico – lirico, in cui l’amore è rivoluzione e l’ideologia resta la
vera devastazione che ha colpito gli anni di piombo.
“Il perduto equilibrio. Nei giorni
tristi di Aldo Moro” ritorna come riferimento fondamentale per riportare sulla
scena il personaggio di Marika, la passione e la metafora di Moro – Alice nel
Paese delle Meraviglie.
Ci sono capitoli molto duri nei quali
si legge: “Si
può morire al momento giusto? È un grido. Un urlo che non smette di farsi eco.
Dalle grotte degli anni continua a farsi ascoltare. La morte giunge al momento
giusto. La metafora è un agguato. Le metafore sono un agguato. Tra le parole
creano ferite. Ma solo tra le parole si possono capire le metafore.
“Ci si perde e ci si ritrova tra
le pieghe di un raccontare che non racconta perché le metafore non hanno il
senso del narrativo. Restano fisse nell’oblò delle immagini. E questa morte che
giunge al momento giusto è una morte ingiusta… Ma può giudicarsi giusta la
morte, una morte… Questa morte…”. Oppure: “Guardare al dopo domani. Mi
pare che sia una osservazione profetica questa di Aldo Moro. Soprattutto negli
anni successivi alla sua tragica morte si sono consumati nei viali della
tristezza i valori di un umanesimo che doveva stare al centro di una politica
testimoniata. Chi ha vissuto il tempo delle idee non può che testimoniarsi
oltre ogni ideologia”.
Il 1978 resta centrale, sostiene Bruni, e il libro va alla ricerca di alcune
motivazioni che proprio nel corso del rapimento Moro esplosero. “Un anno
terribile. --Dice Bruni.- Mentre si leggeva Il suicidio della rivoluzione
di Augusto Del Noce c’era qualcuno che la rivoluzione si illudeva di farla
realmente. Ma Moro rappresentava proprio la centralità di una situazione che
stava per esplodere definitivamente. Moro era cosciente di ciò. Da allora, sul
piano politico, sono cambiate tante cose. La fine della Dc è cominciata con la
morte di Moro. E’ tempo ormai non di interpretare i fatti ma di entrare dentro
i fatti attraverso la lettura di una realtà sia di politica nazionale che
internazionale”.
Il testo di Bruni presenta alcuni
aspetti di una marcata lirica tragicità e riporta sulla scena le lettere che
Moro scrisse dal “carcere” delle Brigate rosse e che furono diffuse proprio nel
corso dei cinquantacinque giorni della prigionia dello statista democristiano
offrendo una incisiva meditazione attraverso un’ampia discussione problematica
sia storica che politica stessa. Le lettere dello statista democristiano,
sostiene Bruni, offrivano una precisa chiave di lettura.
Tra l’altro Bruni analizza il tempo di
una generazione e, attraverso annotazioni di diario personale, ripercorre la
storia di un giovane degli anni Settanta che si lascia alle spalle una madre
cattolica e profondamente democristiana e un padre fascista e nostalgico del
Mussolini regime. Tutto questo all’interno di una tragedia che accomunava una
generazione. Ma è la storia d’amore con il personaggio di Marika, bella,
sfuggente che ha gli occhi di “verde luna”, che campeggia lungo i giorni tristi
della tragedia di Aldo Moro.
Oggi, questo testo, nel centenario
della nascita dello statista, si presenta di grande attualità ed emerge chiaro
un preciso atto di accusa rivolto a tutti coloro che non capirono la portata
tragica degli avvenimenti e non diedero ascolto al messaggio umano proveniente
da quelle drammatiche lettere. La voce di Moro continua ancora oggi in un
recitativo drammatico. Un libro che affronta con spirito critico e coraggioso
una tragedia in una dimensione tra storia e letteratura.
Casa editrice Il Coscile
Castrovillari (CS) tel. 0981 22632
www.ilcoscile.it/editrice.htm