“Con…fini
che si incontrano”
La favola
delle favole
lo
spettacolo teatrale dei richiedenti asilo
dello
Sprar di Martina Franca
va in
scena giovedì 17 dicembre h. 20.30
Auditorium
"Divino Amore – Martina Franca
Solitamente siamo abituati ad associare l'immagine dei migranti a
quella di uomini e donne tristi, che senza nome e senza identità, scappano da
guerre, miseria e persecuzioni. Immagine ben diversa da quella che sarà
presentata nello Spettacolo teatrale Con...fini che si incontrano, che si terrà
giovedì 17 dicembre, alle 20.30 presso l'Auditorium "Divino Amore" -
Contrada Palombella, Martina Franca. Organizzato dall'Associazione Salam Ong,
col patrocinio del Comune di Martina Franca e della Commissione Pari
Opportunità, lo spettacolo di fine laboratorio, diretto dal regista Carlo
Dilonardo, presidente dell'Associazione Teatri&Culture, vede la
partecipazione di nove richiedenti asilo politico dello SPRAR (SERVIZIO DI
PROTEZIONE per richiedenti asilo e rifugiati) di Martina Franca.
I nove richiedenti asilo di varie nazionalità (Iran, Ghana, Pakistan,
Afghanistan e Mali), Dilonardo li descrive come “meravigliosamente comici,
ironici ed autoironici: semplicissimi esercizi di riscaldamento che poi fanno
anche gli attori professionisti sono diventati – in questo gruppo – elemento di
identità, di appartenenza”. Per questa ragione, il taglio che il regista ha
scelto di dare allo spettacolo sposa questa elevata capacità di donarsi al
gioco del teatro. Lo spettacolo che è la conclusione di un
intenso laboratorio iniziato a settembre, è in continuità col lavoro teatrale
realizzato l'anno scorso dal regista argentino German Basta, insieme
all'assistente alla regia e psicologa Mimosa Rizzoni, che ha visto la
partecipazione di cinque ex beneficiari dello Sprar di Martina Franca.
Ma se nello spettacolo condotto da Basta – l'intenzione era anche
quella di far emergere e contrastare l'immagine dei migranti presentati e
mostrati soprattutto dai media come "numeri, a cui non è riconosciuta
alcuna individualità – e non a caso il titolo dello stesso era “I Senza Nome” -
nello spettacolo di Dilonardo si sceglie di dare nome, identità, voce ai
migranti. Johnson, Abdur, Ali, Umer, Fatma, Afridi, Moussa, Naim, Rashid ogni
martedì e giovedì si ritrovavano nell'auditorium del convento delle Agostiniane
per partecipare al laboratorio teatrale in vista dello spettacolo. Qui i
richiedenti asilo sono stati formati dal regista, con la collaborazione di
Valentina Colucci, supportati dalla psicologa dello Sprar, Fabrizia Lodeserto,
e dal mediatore culturale Wasim Kalkout. Ognuno di loro, insieme alla
coordinatrice del progetto, Angela Franchini, alla pari di ogni corsista, si
svestiva del proprio ruolo partecipando attivamente al laboratorio, seguendo
con attenzione i consigli del regista, così come la psicologa che ha seguito
dall'inizio alla fine i beneficiari dello Sprar in questa esperienza teatrale
che racconta “La possibilità di partecipare in prima persona al laboratorio teatrale
e di condividere insieme ai ragazzi quest’attività ha rappresentato non solo
per me, ma anche per tutti gli operatori, un’occasione di crescita. Il mettersi
in gioco alla pari, ha permesso di fortificare il rapporto operatore-utente e
di incrementare la fiducia reciproca. Tutti i ragazzi, nel corso dei mesi,
hanno messo in scena le loro emozioni, i loro vissuti, le loro paure e questo
ha permesso a noi come equipe di comprendere ancor meglio la personalità e la
storia di ciascuno. Ognuno, nonostante la disparità di lingue, tradizioni,
culture e usanze, ha interagito in maniera spontanea con l’altro, dando sfogo
alla propria personalità e creatività, attraverso esercizi e giochi di
improvvisazione.” Ed è stata questa esperienza secondo Lodeserto “anche l’occasione
per guardare i ragazzi sotto una luce diversa; una luce che si faceva viva
appena la sera ci si riuniva per “iniziare a giocare” e condividere un momento
di svago insieme. Condivisione, incontro, divertimento, stupore e risata
rappresentano per me le parole chiavi di questo progetto. Noi abbiamo imparato
a conoscere loro e loro hanno imparato a conoscere noi.” E di tutto questo
progetto – dichiara la psicologa - “La cosa più sorprendente è stata
l’evoluzione nel tempo di ciascuno e del gruppo intero: se prima siamo partiti
tutti con dei bagagli individuali e personali, alla fine ci siamo ritrovati ad
utilizzare una stessa lingua e una stessa modalità comunicativa; anche con il
solo gesto riuscivamo a comprendere quanto l’uno voleva dire all’altro e la
disparità di lingua non rappresentava più un problema. Questo è stato possibile
perché abbiamo condiviso uno stesso vocabolario comunicativo nel corso del
laboratorio e tutto è risultato più semplice, più naturale e privo di alcuna
barriera.”
Giovedì 17 Dicembre, quindi, andrà in scena “Con…fini che si
incontrano”-La favola delle favole, una divertente parodia delle favole che ci
hanno fatto sognare da bambini. Sul palco dell’auditorium del Divino Amore
infatti si incontreranno Cucciolo, Cappuccetto Rosso, il Gatto con gli Stivali,
Pollicino e così via: ognuno alla ricerca di qualcosa, di qualcuno. “Uno
spettacolo” – afferma il regista – “in cui la condivisione di obiettivi
rappresenta, al di là di quelle che sono state le ore di applicazione dei princìpi
teatrali, un “modus vivendi” sempre ispirato alla pace, al rispetto, alla
solidarietà, all’amicizia e che dovrebbe caratterizzare la nostra vita
quotidiana, ancor più in giorni come questi in cui momenti bui, tragici si
aprono in contesti solo apparentemente confortanti”.