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Responsabilità dell'Occidente.
Smettiamola di non considerarci in una guerra di civiltà e di religione

sabato 14 novembre 2015

di Pierfranco Bruni

 

 

 

 

 

Non siamo ancora alla fase dell'epilogo. Non siamo ancora alla misura della ragione politica in cui le civiltà toccano il culmine della piramide e si autodistruggono proprio per mancanza di consapevolezza storica. È da anni che sosteniamo che si vive in una nuova guerra di civiltà. Eppure dal 2001 si fa finta che non sia così. La rabbia e l'orgoglio della Fallaci sono uno scavo che insiste in quella dimensione geopolitica che pone il confronto tra Europa e Occidente in uno scontro tra Occidente ed Oriente. Distinzioni di fondo. 

L'Occidente è il risultato tra il mondo latino e quello greco, ovvero tra una profonda ortodossia greco bizantina e una identità cattolica romana. In fondo tutto il bene e tutto il male dell'Occidente è una griglia simbolica di processi religiosi legati però ad un sistema economico basato su realtà di capitale in sviluppo. 

L'Oriente partendo, ma non tutto l'Oriente - attenzione a non omologare -,  da una idea di guerra di religione sulla base di Allah si sente Universo, occupa la scena su un immaginario appunto religioso, ma l'obiettivo è ben altro, ovvero di rendersi forza capitalista in competizione con i grandi mercati mondiali. Si servono di una visione di guerra religiosa per portare la guerra a uno stadio di azzeramento della civiltà occidentale. Perché l'Occidente è cristianità ma anche dominazione

dei mercati e delle economie. 

Elementi sui quali si basa la rappresentazione della vita occidentale. Questo è un dibattito ormai antico che è diventato il crudele orizzonte di una immane tragedia. 

Se gli assassini vengono dall'Oriente e da una formazione islamica a tutto tondo l'Occidente è un mondo sprovveduto che non ha posto i rigorosi rimedi contro un mondo musulmano che non va assolutamente giustificato. 

Se la tragedia di queste ore è accaduta con un tale cinismo e una tale gravità di perdite umane non bisogna scansare le responsabilità che hanno i governi occidentali nell'aver concesso giustificazioni agli Orienti che hanno invaso i nostri territori. 

La politica della debolezza sta nella incapacità di leggere i fenomeni certamente terroristici, ma anche culturali. 

Insomma non siamo riusciti a porre rimedio alla questione del Mediterraneo aprendo sempre più le frontiere, non siamo riusciti a comprendere che il mondo islamico è anche terrorismo ideologico e ci siamo soffermati soltanto sulla scheggia dell'Isis, abbiamo condannato le analisi di Magda Allam Cristiano, ci siamo scagliati a furore selvaggio contro Benedetto XVI, abbiamo dimenticato le testimonianze di Oriana Fallaci, abbiamo e continuiamo a considerare le invasioni di immigrati come accoglienza e non respingere alcun barcone, abbiamo tollerato che Maometto imponesse la caduta dei crocifissi dalle nostre scuole, abbiamo dato sostegno economico ad ogni immigrato, permettiamo di costruire con facilità moschee nelle nostre città facendo innalzare mezze lune accanto alle nostre croci. 

Il tutto in nome di cosa? Noi siamo occidentali e la nostra cultura è greco romana. Le contaminazioni sono altra cosa. La nostra cultura non è soltanto una eredità. Resta identità cristianità appartenenza. 

La nostra civiltà non nasce dalla Rivoluzione francese. Lo si capisca bene. La nostra civiltà è basata sui solchi della cristianità. Non siamo stati capaci in Europa di difendere la cristianità, la nostra vera comunità di esistenza, e abbiamo dato spazio ad una tolleranza in nome di una democrazia anche giacobinista. Non è una contraddizione la mia. È una constatazione. 

Io non amo la democrazia. Amo il rispetto. 

Nelle nostre città dobbiamo imporre le nostre tradizioni senza farci condizionare. 

Smettiamola con il cretinismo e le ignoranze. Difendiamo la nostra storia. Ora è tempo di essere coraggiosi e riprendere il discorso di Benedetto XVI. 

Partiamo ponendo frontiere sicure  al Mediterraneo. Convinciamoci che siamo in guerra. Una guerra di civiltà e di storie.  Convinciamoci che non esistono identità condivise.  Poniamo un baluardo tra Occidente ed Oriente, ovvero tra gli Occidente e gli Orienti.




 


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