NOTA
STAMPA ASSOCIAZIONE SALAM ONG
Siamo stati abituati a vedere
Taranto come città di sbarchi di migranti: città che accoglie nonostante le
mille difficoltà che ogni giorno incontra nello svolgere questo importante
compito. Domani, Taranto però sarà messa davanti ad un’altra e più complessa
sfida umanitaria. Perché lo sbarco dei 633 migranti previsto appunto per
domani, non sarà uno sbarco come gli altri.
Insieme ai vivi, ai superstiti
sbarcheranno a Taranto anche otto salme. Corpi senza vita che pesano sulle
nostre coscienze: perché gli otto migranti sono stati inghiottiti dal mare, ma
soprattutto dal male dell’indifferenza. Un male esteso, che colpisce e uccide
ogni giorno quei migranti, che per terra e per mare, cercano di
raggiungere l’Europa in cerca di un futuro migliore.
Questi corpi, intrappolati per
sempre dal canale di Sicilia al Mar Egeo, spingono ad una riflessione comune:
che riguarda tutti, in quanto tutti ne siamo coinvolti. E la riflessione
dovrebbe partire dalla constatazione che esiste un diritto alla libera
circolazione: il diritto a spostarsi, il diritto a scegliere dove vivere. Quel
diritto a viaggiare, che un tempo e per secoli è stato considerato un fatto
normale della vita, oggi invece non lo è più. Ed è una giovanissima scrittrice
nigeriana, Chibundu Onuzo, a ricordarcelo: “non esistono barriere tanto alte da
poter impedire agli esseri umani di avere aspirazioni. Eppure sempre di più il
movimento di chi parte da certe zone del mondo viene interrotto. Solo poche
persone con passaporti di certi colori sono libere di muoversi su questa
Terra”. E coloro i quali che non riescono ad arrivare a realizzare il
loro sogno, molto spesso scompaiono: morti in mare, o in mezzo al deserto, ed
infine morti nelle nostre coscienze.
Per mettere la parola fine
alle stragi dei migranti la soluzione non è quindi quella finora trovata
dei blocchi e dei respingimenti: la soluzione deve guardare all’accoglienza, e
all’apertura di un canale umanitario per il diritto d’asilo europeo. Solo così
sarà possibile restituire un senso all’idea di Europa.