Un silenzio
disarmante nel tramontare del vento tra gli orizzonti che hanno l’Oriente
nell’anima…
di Pierfranco Bruni
Da
questo Oriente osservo le distanze perché sono le distanze che misurano le
dimenticanze tra i frammenti del tempo e il mosaico delle età.
Sono
stato nella terra di Sarashil.
Navigava
il vento e portava la sabbia tra le onde anche quando le onde coprivano la
striscia dalla riva ad oltre. Si vive nel senso dell’oltre perché è nell’oltre
che si incaglia il sorriso sconfitto e noi viviamo tra sorrisi perduti, sorrisi
caduti, sorrisi sconfitti.
Mi
ritornano tra le voci che ho custodito quelle di Garcia e Sarashil con il loro
ultimo dialogare.
L’orizzonte
del disamore sconfina nelle ambiguità delle ombre che non hanno verità, ma
soltanto contraddizioni.
Il
loro incontro è stato un incontro finito o sarà un incontro per sempre?
C’è
dell’assurdo in ognuno di noi e catturarlo è rischiare uno strappo di vele in
mare aperto quando i silenzi vengono rotti dal canto del Muezzin.
Si
parlano.
Si
raccontano.
Trascrivono
emozioni e sensazioni.
Sarashil:
“Le parole hanno il velo, ma anche la trasparenza. Sono la chiarificazione
degli occhi, ma possono anche essere il buio e nel buio tutto può accadere. Ti
ho detto del mio spazio. Qui siamo uno spazio e non un tempo. Siamo lo spazio e
non il tempo. Io attraverso le ore dell’infinito e nell’infinito ci sono pieghe
che diventano mascheramento ma anche rivelazione…”.
Garcia:
“Perché si continua a discutere su questi coriandoli sparsi di parole… A volte
sono stanco e resto chiuso nel mio studio e allineo copertine di romanzi che
hanno i colori delle bandiere. Non ti cerco più. O forse non vorrei cercarti.
Ma custodisco il distacco con pazienza, con quella pazienza che tu mi hai
insegnato, con quella pazienza che tu mi hai indicato tra le strade che portano
alla bellezza. Non ti cerco più, perché cercarti sarebbe ferire la mia anima.
Viviti il tuo Oriente… Io in questa città passeggio nelle mie eredità non
dimenticando il mare dell’Oriente nel quale tu vivi… Tutto questo che senso
ha?”.
Sarashil:
“Ascolta il vento… Ancora? Ti chiedi ancora se c’è un senso? Proprio qui le
separazioni sono dilanianti… Non mi chiedo più se può esserci un senso… anche
nel nostro incontro… anche in questa nostra storia che pensavamo fosse un
destino… Hai detto che non mi cercherai più…Sono nell’attraversamento dei miei
viaggi… Andrò verso la Mecca e vorrei che tu venissi con me… Con amore nel mio
spazio…”.
Garcia:
“Ci sono sempre ritagli nel nostro esistere. Ritagli che diventano
incomprensibili, ma insistono e lasciano il segno. Non verrò con te. Abbiamo
toccato l’altezza del volo delle aquile e superala non è possibile… Tocco i mie
passi e leggo tra le orme i tocchi delle lontananze che sono scavo di memorie…
Senso o non senso… Tu credi all’infinito del viaggio ed io sono impastato nel
viaggio che conosce la fine…”.
È
ormai diventato un discorso ripetitivo. Sarashil e Garcia si sono smarriti tra
tutto ciò che hanno vissuto e le parole, ancora e sempre le parole, che segnano
l’incavo delle conchiglie…
Come
staccare la perla dalla conchiglia? Resta questa domanda…
Ma
chi è la conchiglia? O di chi è la conchiglia? Chi è la perla? O di chi è la
perla?
Garcia:
“Non domandare all’impossibile di diventare possibile…”.
Sarashil:
“Io credo che tutto ciò che è possibile era, una volta, impossibile…”.
Con
questi appunti si chiude la stanza sul mare che ha raccolto la loro storia o il
loro destino.
Qual
è la differenza tra storia e destino?
Ci
saranno altri appuntamenti e se non dovessero esserci chi legge queste pagine
avrà una sua risposta, perché sempre c’era una volta una principessa e un
principe che hanno ricorso la luna nelle notti di mezza estate o di tempesta e
si sono poi ritrovati intorno alle danze nella festa del villaggio con un falò
di ricordi accesi sulle labbra degli amanti…
È
ormai un gioco imprevedibile. Sulla scacchiera dell’impossibile si intreccia il
possibile. E la storia diventa destino. Ma il destino può diventare storia…
Garcia
e Sarashil lo hanno capito? Hanno capito tutto ciò? Non so.
Sarashil
guarda il cielo della Mecca che è la sua predestinazione tra gli Orienti che
hanno sabbia e acqua…
Garcia
resta nel suo silenzio disarmante e raccoglie gli sguardi nel tramontare del
vento tra gli orizzonti che sanno d’Oriente nello spazio dell’anima…