Nell’anno delle celebrazioni leggiamo Dante fuori dal
conformismo delle Lecture e della didattica scolastica: da Pascoli a Guènon a
Maria Zambrano. Il Dante Sufi e delle lingue è centrale
di Pierfranco Bruni
Nell’Anno che si dovrebbe
celebrare Dante Alighieri, nel suo 750 esimo anniversario della nascita, non si
smette di leggerlo e interpretarlo con archetipi ormai conformisti, consumati,
didascalici che non portano contributi ulteriori ad una dialettica che sia
metafisica per un versante e linguistico – letterario da un altro versante.
Il Dante che si sta cercando
di proporre è un Dante non antico, ma vecchio, abbastanza vecchio che
appartiene alle generazioni precedenti alle mie. Non è che possa mutare uno
scritto, un poeta, una letteratura. Possono intrecciarsi le interpretazioni
alla luce di nuove metodologie e di nuovi strumenti che non sono soltanto
didattici, ma scientifico –letterari.
Si continuano a commettere
errori gravi sul piano della “fisionomia” “accostativa” alla Parola di Dante e
al pensiero poetico – filosofico del primo autore che, nell’età moderna, il
Medioevo propongo, si è confrontato con gli Orienti che sono Orizzonti non
geopolitici ma geoesistenziali e geolinguistici.
È come se una letteratura, o
una storia e storiografia letterario – critico, su Dante non esistesse, o
passasse sotto il limite dell’ignoranza nonostante le aperture sui processi
ontologici, semantici, simbolici e rituali concessi ad un Novecento che la
nostra temperie ha offerto.
È come se una scuola di
pensiero su Dante che va da Pascoli a Guénon a Maria Zambrano non avesse
indicato alcun percorso.
Chi studia Dante deve
scontrarsi/confrontarsi con Guénon e con Pascoli e deve avvertire la necessità
dello “specchio” del Dante di Maria Zambrano, altrimenti smettesse di occuparsi
di Dante, in quanto è così numerosa una bibliografia “consociata” che sembra
penetrare l’omologante del già conosciuto.
Dante è lo scrittore delle
lingue ritrovate e non soltanto attraverso il volgare e /o latino. Ma grazie ad
una visione che è esoterica.
(Con Annarita Miglietta,
linguista autorevole dell’Università del Salento, porteremo avanti un discorso
innovativo sul “De Vulgari eloquentia” riferendoci proprio al rapporto tra
lingue e modelli etnici in un articolato interpretativo e scientifico).
Il velame – velo di Pascoli è
un’alchimia profonda.
Lo scavo arabo – musulmano –
esoterico di Guénon è ormai fondamentale per viverlo, e non “insegnarlo”
soltanto spiegandolo verso dopo verso.
Lo specchio umano di Maria
Zambrano è un impatto con quegli Orienti che intercettano i Mediterranei dei
Sufi.
Dante e il sufismo. Dante tra
i Dervishi.
Ho citato soltanto un minimo
viaggiare.
Dante è oltre le Lecture
nella “normalità” delle metodologie scolastiche. Rileggiamo Dante per la
certificazione di un grande anniversario, ma cerchiamo di essere altro
nell’altro del poeta…. Per rileggerlo bisogna viverlo e capirlo nelle
comparazioni letterarie, ontologiche, antropologiche, magico - archetipali tra
un Medioevo che partecipa alle dispute di una letteratura e un Novecento che ha
bisogno di un Dante specchio umano e pellegrino tra Islam e Occidente.
Annarita Miglietta e Pierfranco Bruni