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La luce vissuta a “briciole” in Giovanni Filardo con il desiderio di pace
di Annarita Miglietta

mercoledì 22 aprile 2015
da Pierfranco Bruni

La luce vissuta a “briciole” in Giovanni Filardo con il desiderio di pace

 

 

Briciole di luce raccoglie versi, a schema libero, che toccano i temi che spaziano dalla famiglia, alla natura, allo scorrere incessante del tempo, al nostalgico ricordo. Dovunque, nei testi, si incontrano luoghi e tempi di affetti e di memorie che vengono tracciate con armoniche pennellate di tenui colori. Un ottimistico senso della vita, il nostalgico ricordo si incontrano, si scontrano in un verseggiare breve, sapiente, delicato. Attento a cogliere ogni particolare con un’aggettivazione ricca, preziosa, Giovanni Filardo (un libro importante:  “Briciole di luce”, ilmiolibro.it)

carica di profondo senso poetico ogni parola che, così, riesce a connotare i singoli oggetti, le particolari sensazioni, organizzandole in una sintassi articolata, ben studiata. Il ritmo è assicurato dalla curata e meditata scelta di ogni parola all’interno del verso. Un esempio. Bella, tra le altre, la scelta ne Il perdono della messa in rilievo dei verbi ad inizio verso: scorre, calano, smorzando, porta, trova, che conferiscono al breve componimento un incedere piacevolmente lento e musicale.  Particolare ed armoniosa anche la punteggiatura che sembra congegnata più per l’orecchio che per l’occhio, più per essere recitata che per essere letta.

Dovunque, i versi asciutti, limpidi, le descrizioni rapide, ma vivide e precise si realizzano in una elegante e raffinata sobrietà. Il lettore viene così catturato, la sua mente viaggia, la sua anima vaga e si appassiona e rivive le emozioni dell’autore e le fa sue. Nel viaggio della poesia la vita sorride piena di speranza nell’impetuoso viaggio (Figli). E sono i figli, il padre, la madre, la famiglia che, in una parabola generazionale, fanno cantare al poeta-uomo “le lacrime improvvise”, l’allegria e la brezza” delle parole, ma anche “i dissapori della vita” e “i sentieri della fantasia” che vive ormai solo nella memoria (A mio figlio). Ricordi di gesti semplici, ripetuti, il correre incontro al padre, la stretta al petto si fanno in-canto e trovano, nella consapevolezza del nostalgico ricordo, il rimpianto dell’inconsapevolezza: “Io non capivo, ma ti amavo. /Padre tu c’eri e io non ti ho visto./Or passò il tempo e io crebbi/e non corsi più al tuo incontro e tu,/ non tornavi più la sera.” (Il padre). Intenso e pregno di emozione il ricordo della madre “che al sonno presa stanca appare” (Sere d’inverno).  La figura si completa e si sostanzia tra le parole dei versi  - Capelli canuti/ricadevano sulla sua fronte/distesa da un quiete sonno/e le mani, ancora stanche,/stavano sul grembo.  – e l’immagine della tela Al camino, una delle belle quattro riproduzioni che Filardo, anche pittore, ci dona, tra le pagine scritte.  Così che le arti, poesia e pittura, in un unicum, sublimano la realtà.

La memoria, il ricordo che in notti d’insonnia cadono come “frammenti” (Frammenti di memoria), riempiono la mente “di cose note” al tramonto.  E il pensiero “tra i ricordi cede all’incertezza e, dentro, si libera nel pianto” (Tramonto), ritorna al “muto testimone del peccato” che è l’albero – involontario spettatore e inconscio custode di un segreto giovanile,  il tradimento – (Tradimento), e rievoca “giochi trascorsi” (Settembre). La mente si abbandona tra la quiete della strada deserta, alle inquietudini che albergano e dominano i pensieri prima della sera (Inquietudini) e cerca, invoca, speranzosa, un momento di pace alla disperazione (Desiderio di pace).

Sentimenti, percezioni si esprimono e si fissano in brevi liriche che descrivono il tempo - che “scivola su binari morti” (Desiderio di pace) -, lo spazio, la natura attraverso semplici e tenui metafore. Ogni fenomeno, ogni oggetto, ogni azione viene realizzata e colta nella sua essenza con un rigore della parola recitata che, toccando tutte le corde del cuore, potentemente porta dal concreto all’astratto, dal particolare al generale, e l’esperienza del poeta diventa armonica esperienza condivisa dell’umanità. La realtà si fa poesia. Le sensazioni si sprigionano, escono dalla pagina scritta e s’imprimono e si fissano prepotentemente nella mente dell’attento e sensibile lettore. E… Briciole di luce si trasformano in intensi raggi di luce che illuminano esperienze e ricordi.

 

Annarita Miglietta

 




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