Informare
per educare alla non violenza. Lunedì 13 aprile Informazione e Non Violenza con
Etta Ragusa e Rosa Siciliano al Liceo Moscati di Grottaglie con un libro di
lettere indirizzate a Papa Francesco
di
Marilena Cavallo
Non
violenza e Informazione. Settima della Cultura a Grottaglie al Liceo Moscati.
Due temi che costituiscono dei percorsi fondanti in una società che attraversa,
costantemente, le “terre dei fuochi”, e intorno a questo senso le “religioni”
delle civiltà si confrontano e non solo necessariamente si incontrano. Ma il
confronto è la finestra aperta verso gli Incontri.
Dialogare
sulla Nonviolenza (tutto intero il termine) e sulla Informazione è parlare con
questo nostro tempo che è in cammino, ma può leggersi anche come se vivesse una
fuga. Questi due aspetti sono due linee integranti del libro “Caro Francesco”,
ovvero “Venticinque donne scrivono al Papa” (Il Pozzo di Giacobbe). A curare le
pagine della Nonviolenza e dell’Informazione sono Etta Ragusa e Rosa Siciliano.
Due
donne impegnate nella militanza attiva in una civiltà che vive la sua
transizione tra i tessuti geoambientali e i processi culturali che le comunità
sottolineano.
Etta
Ragusa, che vive a Grottaglie e opera in campo nazionale con esperienza nel
mondo della scuola e nel mondo dell’associazionismo dei Movimenti, e Rosa
Siciliano, di Bari, con esperienze in Pax Christri e attività nel Consiglio
pastorale diocesano, apriranno la Settimana Culturale del Liceo “Giuseppe
Moscati” di Grottaglie (Ta) diretto da Anna Sturino, programmata dal 13 al 17
aprile prossimo, con appuntamenti su libri, autori e un Convegno finale sul
ruolo delle Etnie storiche a confronto con la “rappresenta” della
contemporaneità.
Sono
proprio Etta Ragusa e Rosa Siciliano che aprono la Settimana della Cultura
lunedì 13 aprile prossimo alle ore 10.30 al Liceo Moscati di Grottaglie
dialogando con allievi e docenti. Infatti, Etta Ragusa e Rosa Siciliano
scrivono, insieme ad altre 23 donne che affrontano una diversità di aspetti che
attanagliano la nostra contemporaneità, delle lettere a Papa Francesco e tra le
parole ci sono storie e meditazioni, esperienze e testimonianze che costituiscono
una chiave di lettura profondamente legate al rapporto pedagogia del progresso
e conoscenza dei nuovi saperi.
Tra
le parole della Siciliano la presenza dell’insegnamento di Giovanni Paolo II è
marcato proprio nel segno dell’invito alla speranza. Si chiede e ci chiede:
Cosa siamo noi oggi? O meglio, cosa rappresentiamo come uomini in un tempo
della parola che cede spesso al relativismo? Citando Kapuscinski si sofferma
sul ruolo della conoscenza, ma conoscere è informare e informare è
“attraversare una frontiera”, che, in fondo, è quella del superamento delle
barriere attraverso i “saperi” e sono proprio i saperi che ci portano a varcare
la soglia. Quella soglia, cara al Santo Giovanni Paolo II, che va varcata per
dare un orizzonte alle consapevolezze.
È la
conoscenza che vive nella consapevolezza dell’anima e degli “atti”, secondo
Etta Raguso, che ci permette di affrontare il tema della non violenza. Ed è non
solo un atto educativo, ma diventa una questione anche ermeneutica. Infatti
discutere, con le nuove e antiche generazioni, di “nonviolenza”, significa
portare l’esempio dei testimoni dell’amore che portano nomi centrali tra
l’Oriente e l’Occidente: da Gandhi a Tolstoj. Testimonianza che è pedagogia
all’invito ad amare l’altro che è in noi.
Proprio
su questa specificità Etta Ragusa fa riferimento al “Discorso della montagna”,
una cifra significativa in tutte le Lettere indirizzate al Papa, definendolo
come una “pratica del perdono e della riconciliazione”. In realtà la Raguga
insiste sul dato pedagogico proprio nel momento in cui afferma che “il mondo ha
bisogno di testimoni credibili ed è necessario dare e riceve insegnamenti ed
esempi di nonviolenza fin dai primi anni di vita”.
Dunque
un incontro con due donne che vivono nel loro tempo il Tempo della pratica
dell’amore, dell’incontro, della tolleranza, dell’Esempio. Anche per questi
aspetti la Settimana della Cultura ha un suo incipit straordinario dal punto di
vista della cultura dell’umanesimo, perché il dato centralizzante è l’umanesimo
di una nuova cultura, ovvero un nuovo umanesimo per una cultura cangiante.
Lungo
questo viaggio abbiamo cercato di creare eventi e incontri che sono rivolti ad
una società che deve saper guardare, poter guardare, con attenzione alle
generazioni che hanno come riferimento la formazione e la informazione.
Su
questo nucleo tematico il Liceo Moscati ha indirizzato le sue chiavi di lettura
sempre all’insegna del dialogo, della dialettica tra modelli di pensiero, e al
dibattito articolato.
Il
libro “Caro Francesco”, con una bella Introduzione di Raffaele Nogaro, enuclea,
in fondo, la profondità di quelle “periferie nel cuore” (da cui è nato anche un
libro di Luise) di cui spesso discute Papa Francesco, partendo da quella famosa
metafora verità che è: “Pronto? Sono Francesco”, (libro di Milone), che non
smette di vivere nei nostri cuori.
La
cultura è un darsi e il darsi è permettere a tutto tondo di spezzare quelle
frontiere, o quei confini, che vivono nelle parole, ma anche oltre. Noi siamo
presenti. Saremo presenti in queste venticinque lettere che parlano di noi, di
noi tutti, e il Liceo Moscati di Grottaglie è un polo di costante confronto.