di Pierfranco Bruni
In letteratura si è oltre quando letteratura è!
Leggevo tra i versi di Manuz Zarateo che “Amor e conchiglia/a giocar di notte o
di meriggio/si attraversan con furor e bellezza/come luna a frustar nel giocar
con il seno tuo”. Ma si va piano, lento e oltre.“Se carezzarti il seno non
potrò/giammai nuda avrò un tuo sorriso./Perdermi dovrò/per un rubato bacio/che
la luna distillerà/ sulle labbra tue rosse./Verrà un giorno lungo/per darti di
solitudine/il mio distacco./Se amore non c’è/lascia/ almeno/ ferirti di
piacere”. A cantar nel Cantico che si rivela dei Cantici. O nella notte di
Pompei nella stanza dei segreti amorosi.
Chi si scandalizza non sa vivere e chi non sa vivere
si lascia aggredire dalla noia. La noia è il filtro peggiore che condanna gli
uomini alla impotenza mentale. Ora cercherò di non scandalizzare i perbenisti
ma di aggredire la noia. Cerco di essere sempre lontano dalla noia e di vivere
nell’ironia e anche nella allegra brigata dei rompicoglioni ammesso che
qualcuno se li sappia custodire bene in questi tempi di recessione.
Ebbene!
La domanda che mi zampilla in
questi giorni, e va in avan scoperta come fanno i marinai che non hanno bisogno
di bussola ma è da tempo o forse da ieri e da avantieri che si agita nelle mie
albe, è questa: Puttana si nasce o si diventa?
Si nasce o si diventa
puttana?
Il termine Puttana (o
“Buttana” che suona di un popolar - estetico) è molto generico. Non mi
riferisco a chi vende il proprio corpo e neppure al mestiere che fatto con
stile potrebbe diventare nobile, ammesso che ci si sia eleganza nella donna –
puttana, ma al termine donna di facile costume. Ovvero una donna che non lo fa
per mestiere ma che si concede con “facilità”. Forse perché è vanesia, forse
perché la sua ricchezza è la frivolezza o forse per altro che scava nella sua
psiche…
Si concede con simmetrica
facilità? A volte si ha un bisogno erotico (quando eros c’è in una donna che si
concede?), a volte si vuole possedere, a volte ci si vuole sentire posseduti.
“Se mi sfuggi/io possederti potrò giammai?/Non indugiare tra le mani mie”. “A
giacermi sopra, in questa stanza/Pompei/canto divino/d’amore passione”, da un
Anonimo.
Ma il problema di fondo è un
altro. Come individuare un tipo di donna del genere?
Quanti errori abbiamo
commesso. Pensando: “bhe, quella me la faccio” e poi ti molla uno schiaffon. E
a volte ci si imbatte in una donna tutta chiesa, oratorio e casa e invece scopri
l’isola che pensavi non esistesse.
Dopo queste sfilettate da
seduttore incallito, puttana si nasce o si diventa? È chiaro a cosa mi
riferisco con questo termine. Ho sempre amato le bocche di rosa dichiarate e mi
hanno sempre affascinato alla deandriana maniera. Ma le donne che si concedono,
ovvero le “signore” che si concedono e non per grandi amori (questo è un
aspetto importante) per un bisogno erotico o una serata o due ore eroticizzanti
mi turbano e mi annoiano. Ecco, subentra così nuovamente la noia.
Le donne innamorate che
costruiscono, in modo infedele, grandi amori pur sapendo di entrare in una
irrequietudine terribile ma restano coerenti all’amore – eros mi attraggono. Ne
conosco tante. Sono donne sacrificio, donne coraggio. Ne conosco tante. Nella
vita e nella letteratura. Sono donne che hanno una loro dignità. Dico questo
perché sono innamorato di Claretta. È verò! Lo si capisce dal mio romanzo
“Passione e morte” (Pellegrini). Proust, Stendhal, Duras, Segan, Buzzati,
Saviane, Berto: scrittori che hanno disegnato i colori delle donne nelle
diverse fasccettature. Boccaccio resta un grande conoscitore e maestro.
Beatrice fantasma allucinante pur nella nova vita… Laura tremore decadente e
donna senza sapore con il canzonar del canzoniere… Fiammetta grandiosa nella
sua amorosa visione come da elegia che sa di donna… Casanova perché non
rispondi? Don Giovanni non mi ha mai convinto.
“Ad amar non posso/se amor mi
lacera/ma a piacer non tolgo/il piacer tuo”.
Le donne che, invece, giocano
su più equilibri o su più tavoli rossi o verdi vestono una ipocrisia
indecorosa (ma l’ipocrisia è mai stata decorosa?), portano nel sorriso non
solo una ipocrisia latente ma hanno il segno di una scialbatezza miserevole.
Con questo non voglio mica dire che le donne non siano libere di farsi
addomesticare (o frustar e lasciarsi frustare) o di addomesticare come meglio
credono. Fatti loro. Libere di darsi come felicità loro chiama. Prima o poi
moriranno di noia e di sesso in solitudine. Oh Saffo…
Se dovessi fare una scelta,
di notte o di giorno, tra una puttana di mestiere e una “puttana” che si
concede senza commerciabilità non avrei dubbi. Meglio una puttana commerciabile
e seria che una di quello che pensano di prenderti per i fondelli. Pensano, ma
ci sono uomini vissuto (o vissuti abbastanza) e tutto ciò che vivono e fanno è
come se lo avessero già attraversato. L’antico duello tra Casanova e Don
Giovanni?
Attenzione. Questa volta
però non rientra tutto ciò nel mio diario personale. Ci sono ben altre cose
dove la bellezza domina ed io amo la bellezza dell’eros e delle parole.
“Ad amar non tolgo labbra tue
rosse/che scivolan lentamente tra le mie foglie/Se di piacer tu conosci
l’urlo/turbami fino ad urlar nel desiderio”.
Una volta uno sciamano del
Perù mi disse: “Quando ti trovi accanto ad una donna non chiedere mai quanti
amori ha vissuto. Non ti dirà mai la verità. Quando ti trovi di fronte ad una
donna non tentare mai di baciarla sulle labbra. Guardala negli occhi. Sono gli
occhi che devono incontrarsi in un primo amplesso. Capirai subito dalla energia
che avverti se la donna con la quale vorresti avere un rapporto o una storia è
una donna in grado di offrirti un vero amore. Trascura le avventure. Vivi la
storia di un amore. Ma vivila insieme in un percorso che dovrà essere unico e
profondo. Al primo dubbio non aver timore di soffrire. Al primo sguardo che è
non per te non aver paura di perderti. Allontanati subito. Perditi pure. Ti
ritroverai per restare solo e libero. Poi ci saranno altri amori. Non restare
mai con una donna che ha cambiato i suoi occhi, il suo sorriso, la sua mano.
Allontanati. Soffri se non sei capace di ridere e di volare come le aquile e
viviti. Ma io ti invito ad essere un’aquila anche in amore perché tu sei
un’aquila e come le aquile sanno che il volo rende il loro viaggio nobile e
autentico”.
E ora perché ho voluto
riportare questo messaggio? Perché a volte è necessario lanciare segnali nel
vento e parole tra foglie di alloro e di gelsomino. E la risposta?
Puttana di mestiere si
diventa. Puttana di modi e di facile “fatture” si nasce!
Contenti. Mi sbaglierò.
Sicuramente. Ma meglio sbagliarsi e errare che essere presi per il culo da una
puttana senza mestiere. Il vero seduttore non si lascia ammaliare da un sorriso
evanescente. Non smetto di amare Claretta e ora ho ritrovato la mia Fiammetta.
Che fortuna! Ma Pompei è una stanza infinita nella notte dell’eros.
“Oh tu/che sai scivolar/tra
le mie membra/mai pudor è dovuto/se sulla tua bocca/sorseggi il miele delle
stelle/ Fiammetta/di ‘amorosa visione’/è il tuo profilo/e la tua pelle è
ambra/sei donna che porti il sognar nel tuo nome”. E ancora con Manuz Zarateo,
leggendo tra le pieghe, ascolto: “A scivolar sul corpo tuo/io le mani affondo
dove ogni conchiglia/custodisce il suo velluto/Ma amor e diletto i nostri
corpi/a bramar si stringono”. Siamo nella letteratura del senso che offre
sensualità. Ora punto e così ritorno al mio
Cantos dei Cantici a
dichiarar le parole di Salomone.