dii Mirian Katiaka
Pierfranco Bruni venne
definito da Alberto Bevilacqua lo scrittore mistico e sciamanico del
Novecento. Antonio Ghirelli parlò della sua scrittura come “ delicato lirismo e
forma”, Gesualdo Bufalino lo definì uno “scrittore nobile”, Ferruccio Ulivi
disse che Bruni è uno scrittore di “sentimenti, di impegno e di solitudine”,
Salvatore Valitutti lesse la sua “magia”, Stanislao Nievo sottolineò la sua
“eleganza e la sua misura solitaria”, Mario Pomilio lo definì poeta della “pulizia
e della esattezza…”. Mario Marti disse di lui che è uno scrittore la cui parola
è fatta di “grani di rosario. …una preghiera”.
La metafora e il viaggio-
sono due elementi vitali, secondo Alberto Bevilacqua, nel raccontare di
Pierfranco Bruni. “La parola ha un cuore immenso se riesci a leggerla ora e
soprattutto domani”. È su questo elemento che è stato presentato il viaggio
letterario di Pierfranco Bruni per la sua Candidatura al Nobel Letteratura. Da
“Un paese vuol dire non essere soli” (Pavese) a “Occorre ricucire le coscienze
spezzate della nostra memoria” (Pierfranco Bruni). Un dettaglio che ha visto un
dialogare su l’opera di Pierfranco Bruni, tra poesia e narrativa, e la sua
candidatura al Nobel.
Una discussione che il
Sindacato Libero Scrittori ha sviluppato intorno a tutta la sua produzione
poetica e narrativa non tralasciando quegli aspetti salienti che interessano la
letteratura del ritorno e la nostalgia sconfitta che costituiscono tasselli del
suo mosaico umano e culturale.
Da “Via Carmelitani”, la cui
prima edizione risale al 1983 e la quarta edizione accresciuta addirittura al
1990, libro che ha segnato una delle prime tappe fondamentali nel percorso
poetico, sino a “Come un volo d’aquila” del 2013 la poesia di Pierfranco Bruni
ha avuto ed ha una pagina critica di notevole spessore tanto che si è parlato
di una poesia piena di “eleganza e di misura solitaria” (Stanislao Nievo),
mentre Mario Pomilio ha definito i versi di Bruni, in tempi lontani, “puliti ed
esatti” e Raul Maria de Angelis, lo scrittore che diede voce a Maria Zambrano,
sottolineò che la poesia di Bruni “è una poesia senza macchia”. Stefano Zecchi
fece la prefazione a “Paese del vento” legandolo in modo alchemico a “Il mare e
la conchiglia”.
Ma furono numerosi i critici
che si sono occupati, proprio negli anni Ottanta/Novanta della poetica di
Bruni. Si pensi agli scritti di Giuseppe Selvaggi, di Antonio Ghirelli, di
Mario Marti, il quale scrisse che i suoi versi “scorrano come i grani di un
rosario… quasi come una preghiera”, di Ferrucci Ulivi, di Francesco Grisi, di
Donato Valli che poi fece la Prefazione a “Viaggioisola” del 1992, di Salvatore
Valitutti che parlò di “magia delle parole”, di Michele Dell’Aquila, di
Giuseppe Pederiali, di Gesualdo Bufalino che li definì “versi belli, scanditi
da una nobile e lenta malinconia”.
Un libro, “Via Carmelitani”
che introdusse Pierfranco Bruni nel Novecento poetico italiano seguito da
“Altro o niente”, da “Viaggioisola”, da ”Ulisse è ritornato”, “Il canto delle
sirene”, “Canto di Requiem” che ebbe la recensione di Gianfranco Ravasi, di “Ti
amerò fino ad addormentarmi nel rosso del tuo meriggio”, punto di riferimento
della poesia d’amore in Oriente, e ancora sino a “Come un Volo d’aquila”
passando attraverso il canto di “Asmà e Shadi” del 2013. Gran parte della
produzione poetica di Bruni è stata racconta in una antologica “Fuoco di lune”
che raccoglie la sintesi di un viaggio che va dal 1974 al 2004.
Bruni, dunque, nasce come
poeta, ma il suo tracciare i linguaggi lo portano subito al romanzo di “Paese
del vento”, romanzo che ha avuto ben quattro edizioni con una ultima di estrema
eleganza e poi “L’ultima notte di un magistrato” (tre edizioni), “L’ultima
primavera” (due edizioni), “Passione e morte” (due edizione e con edizione
tradotta in Romania).
Qui è come se si concludesse
una stagione di intrecci poetici ed estetici in cui la memoria si confronta
costantemente con il tempo. Ma già con “Paese del vento” il mistero è dentro la
memoria che si trova nel ciclo successivo, che va da “Quando fioriscono i
rovi”, dove già compare la figura di San Paolo a “Il mare e la conchiglia” dove
campeggia la metafora del faro, a “La bicicletta di mio padre”, “ sino ad Asmà
e Shadi”, che è un Cantico dei Cantici nell’amore passione, trasparenza e rinuncia.
Una terza fase è
rappresentata, certamente, dall’innesto alchemico delle ultime pagine della
“Bicicletta di mio padre”, in cui si parla del mondo magico e sciamanico per
approdare a “Che il dio del Sole sia con te”, un intercalare tra gli Orienti e
le fede: dall’Oriente mediterraneo al mondo tibetano. A questa filosofia
Pierfranco Bruni si è spesso richiamato, ma la summa di questo suo viaggio è
leggibile in “La pietra d’Oriente”, romanzo pubblicato recentemente e che
riscuote molti consensi e che pone in essere una letteratura che è poetica
dell’esistere tra estetica e metafisica.
Numerosi restano i suoi saggi
di critica letteraria e i suoi studi sulle antropologie dei popoli e delle
letterature come il tomo “Mediterraneo” ed ora la sua entratura nella favola –
fabula armena lo porta verso nuovi cammini. Ma l’Oriente non è un approdo, per
Bruni, è piuttosto, come è stato detto recentemente, un “orizzonte di senso ma
anche un orizzonte spezzato tra le parole dell’immaginario”.
Poesia e narrativa in un circuito
che è profondamente stretto tra letteratura e magia, tra poesia e alchimia, tra
linguaggio e ricerca di antropologie sottese in un viaggiare tra il deserto e
il mare. Infatti proprio in “La pietra d’Oriente”, romanzo pubblicato da Pellegrini
(distribuzione Mondadoristore) ha permesso di avanzare la candidatura al Nobel
della Letteratura (da parte del SLSI) tenendo presente l’attività letteraria di
Pierfranco Bruni che scorre lungo le cronache e le storie da oltre
quarant’anni. Ma sono le tre trilogie che hanno segnato uno spaccato nel
vissuto letterario di Bruni ormai tradotto in più lingue.
La trilogia poetica: “Giorni
di sempre” (1975), “Via Carmelitani” (1984 – 1990), “Fuoco di lune” e “Come un
volo d’aquila” (2004 - 2013). La prima trilogia narrativa: “Paese del vento”
(1995), “Quando fioriscono i rovi” (2004), “Il mare e la conchiglia” (2007). La
seconda trilogia narrativa: “La bicicletta di mio padre” (2011), “Asmà e Shadi”
e Che il dio del sole sia con te” (2013), “La pietra d’Oriente” (2015). Su
questo ultimo romanzo è già pronto un Video che raccoglie i segni e i simboli
del viaggio di Pierfranco Bruni.