Letteratura, cultura e memoria
di Pierfranco Bruni
La letteratura delle etnie si incontrano, si intrecciano e non vivono nelle
contraddizioni. La letteratura è sempre un incontro. Un incontro nel quale le
metafore sono elementi centrali pur in una cultura che può definirsi popolare.
Il discorso, comunque, spinge ad una meditazione sulla quale bisogna
soffermarsi. Sulle sponde dei Grecanici, Catalani e Arbereshe vivono intrecci
di tempo. Comunità di mare, le cui eredità e il senso di appartenenza
costituiscono non solo modelli storici ben determinati e definiti sia
all’interno dei vari contesti geografici sia all’interno di intrecci identitari
che si mostrano con dei processi che sono antropologici, artistici e storici.
Un dato dominante è rappresentato dal rapporto tra Rito e Tradizione.
A
queste comunità va necessariamente aggiunta quella Armena. Di questo ne
parleremo a Lecce il prossimo 28 febbraio in una manifestazione organizzata dall’Agenzia
Euromed dove presenteremo una ricerca sulla cultura Armena.
D’altronde è, tale rapporto, una componente fondamentale per tutte quelle etnie
storiche, il cui valore emblematico è dato dai codici culturali. Ancora una
volta si ribadisce l’importanza della lingua ma la sua funzione ha bisogno di
ulteriori ancoraggi certi che sono, appunto, il rito e la tradizione. O meglio
la difesa delle identità espresse dal rito e la tutela e valorizzazione di
quelle tradizioni che garantiscono una continuità tra un processo storico vero
e proprio e una affermazione di tali identità nella contemporaneità una etnia
(o una comunità di minoranza etnico . linguistica) è viva se oltre alla lingua
si tiene fede e si continua a trasmettere dimensioni di tradizioni.
Da questo punto di vista credo che ogni occasione laica o religiosa sia un
riferimento importante e centrale per la salvaguardia di una continuità di
valori contenuti nelle tradizioni. Con i Grecanici, i Catalani e gli Arbereshe
(ma aggiungerei anche i Sardi e gran parte della cultura Occitana, nonostante
il suo costante rapporto con altre aree geografiche e con altri riferimenti
territoriali: qui più che il mare c’è un insistere in una “isola” piuttosto ben
racchiusa in realtà montuose) e gli Armeni siamo in un campo in cui i parametri
della cultura mediterranea sono ben definiti e trovano una loro maggiore
completezza se si analizzano proprio la letteratura e l’arte.
Un
capitolo, dunque, da aprire e da contestualizzare riguarda la questione della
etnia e della cultura del popolo Armeno. Bisogna necessariamente, nel primo
Centenario del Genocidio, ridiscutere la storia del popolo e della civiltà
degli Armeni. La prima Nazione che ha “istituzionalizzato” il Cristianesimo.
L’Armenia
è un bacino tra il mondo asiatico e Mediterraneo. Una lettura che presenta la
sua visione non interpretativa ma storica nella verità della realtà culturale e
antropologica.
L’influenza delle tradizioni mediterranee trova una chiave di lettura
significativa nel rispetto delle cesellature rituali e nelle funzioni delle
festività (ripeto: laiche o religiose). Il Mediterraneo trasmette una cultura
che è quella del mare inteso in senso geografico e reale ma anche considerato
come proposta metaforica nel senso che traccia itinerari di viaggio.
Soprattutto queste etnie sono etnie che provengono dall’attraversamento del
mare al di là di una definizione prettamente cronologica.
La Grecia e i Balcani da un certo punto di vista creano un legame consistente
tra l’Adriatico e, appunto, le acque mediterraneo e chiamano in causa le coste
italiane. I Catalani e i Sardi (i Catalani sono una etnia dentro una etnia: ed
è un dato che non assolutamente dimenticato) sono la sponda opposta pur sempre
in una processo culturalmente considerato dentro la storia del Mediterraneo
attraverso anche i rapporti con la Liguria e la Spagna. E qui la lingua è un altro di quei tasselli abbastanza forti che permette di
consolidare un incontro tra tradizione – arte e letteratura. Un incontro che stabilire
un dialogo.
La letteratura catalana è un patrimonio non solo di codici semantici ma anche
di “reperti” simbolici e interpretativi di una cultura tout – court. Così come
l’opera del poeta Italo – Albanese Girolamo De Rada. La lingua catalana e sarda
per Grazia Deledda (faccio un esempio) è una straordinaria “officina” nella
quale lavorare non solo sul piano semantico e strutturale ma anche in termini
di costruzioni di immagini narranti. E le eredità Mediterraneo restano punti
nevralgici come restano nodi robusti l’oralità popolare Albanese – Alberese in
De Rada. L’unione di queste due letterature è data dalla metafora del mare e
delle coste.
Lo spazio e il tempo sono dentro la metafora – realtà del viaggio – viaggiare.
E il viaggio insiste sul concetto di metafora. Il viaggio in Albania per De
Rada è profondamente legato alla metafora della distanza – distacco. In Deledda
è metafora – realtà ma l’isola è un crogiuolo di assiomi linguistici e di
contenuti ereditari. Non è la stessa cosa con l’Occitano Frédéric Mistral nel
quale è ben robusto l’immaginario di una Provenza fatta di terra e di ironia ma
ci sono segni che ci possono permettere un raccordo proprio con il testamento
letterario di una Deledda che scava nell’anima di un’isola fatta di oralità e
arcaismo. Come nei segni emblematici di un De Rada che grazie all’eroe
nazionale Scanderbeg sottolinea la biografia di una diaspora che diventa la
biografia di un popolo.
E’ il Mediterraneo che non si concede ad una chiusura ma sottolinea esperienze
di contatti con civiltà oltre frontiera. La ritualità e la tradizione sono
delle costanti. Il ballo tondo nella cultura Albanese e Arbereshe è il ballo
tondo raccontato dalla Deledda. La danza e la musica ora con connotati
orientali e bizantini ora con incisi catalani sono nella tradizione di un
intreccio la cui metafora del trasportare immagini e movimenti costituisce un
essere della cultura. Ma è la religiosità, in questo caso, che richiama forme
di liturgia a manifestarsi come espressione di un recupero di arcaico nel
moderno. Il ballo albanese è già nel ballo armeno.
I racconti e le leggende del Provenzale Mistral hanno un profondo radicamento
popolare. Ed è proprio il popolare che lega le culture delle etnie in una
dimensione non più o non solo folcloristica ma dichiaratamente antropologia. Ed
è qui che l’etno – storia costituisce una premessa chiarificatrice sia per una
tensione letteraria sia per una interpretazione rivolta all’arte di queste
comunità. Il Mediterraneo con i suoi approcci e la sua memoria resta la
centralità di queste etnie. Gli Armeni hanno la favola che raccoglie il fascino
della leggenda nel mistero.
I Grecanici sia nella visione Bizantina sia in quella Magno Greca passano
dentro la storia, nell’umanità e nella conflittualità, di un Mediterraneo che
ancora una volta si rivela come destino in una civiltà che è passato ma è
soprattutto contemporaneità. Nella contemporaneità sono assorbite le desinenze
del tempo.
Queste etnie sono memoria e presente che insistono, con la loro straordinaria
cultura, nella contemporaneità. Proprio per questo la memoria o il tempo sono
un senso e un sentimento che tracciano orizzonti. Le etnie sono i portati di
una memoria dentro l’orizzonte di una contemporaneità che raccoglie i segni di
quel viaggio che è tradizione, identità e metafora. La letteratura delle etnie
vivo questo percorso e in questo percorso.