Il presidente che vorrei
28 gennaio 2015 - Tonio Dell'Olio
In questi ultimi giorni, l’elezione del capo dello Stato
sembra essere considerata più una lotteria che un passaggio cruciale della
vita democratica del nostro Paese. Si accettano scommesse, è il
totopresidente. L’informazione si esercita con elenchi, previsioni e profili
da X Factor la cui giuria si riunisce in via del Nazareno. E se è un gioco
voglio partecipare anch’io.
Il presidente che vorrei è una persona che, a
fronte di una politica abile parolaia, sia capace di comunicare con i gesti,
per ricucire il fossato tra i palazzi e la gente.
Una persona che, a dispetto
dei governi che si succederanno nel suo settennato, sappia giocare la sua
personalità anche all’estero, per mettere in evidenza il ruolo di cerniera di
una nazione che sta a metà strada tra l’Africa e il G8, tra il vicino oriente
e l’Europa.
Che sappia mediare nelle situazioni di conflitto e adotti i diritti umani come unica bussola della nostra politica sulla scena mondiale,
anche quando tutti gli altri fanno prevalere gli interessi economici,
truccando la bilancia con due pesi e due misure.
Che sappia richiamare la
politica al proprio ruolo di servizio del bene comune nella fitta ragnatela
delle schermaglie, delle tattiche, dei messaggi trasversali e degli accordi
sottobanco.
Che faccia onore alla più bella Costituzione del mondo
occidentale, ricordandola ogni giorno di fronte alle scelte di governo e
parlamento.
Che incarni la rinuncia agli sprechi e ad ogni logica di casta.
Che veda di farcela con lo stipendio precedente alla sua elezione e cerchi una
Santa Marta alternativa alla sontuosa solennità del Quirinale!
Poche cose che
diano respiro alla ripresa della fiducia dei cittadini nella politica.
________________________________________
Mosaico di pace