Due importanti giornate per discutere.
Per non dimenticare e per riflettere sulla
cultura del Novecento
di Pierfranco Bruni
Il Liceo Giuseppe Moscati di
Grottaglie (Ta) diventa un Laboratorio di cultura per discutere, a tutto tondo,
del rapporto tra gli Intellettuali e la Grande Guerra a Cento anni dal dibattito sull’Interventismo e dall’entrata in guerra
dell’Italia. Lo fa con un originale e importante convegno di studi, in due giornate,
dal titolo: “ad alta VOCE… gli intellettuali e la Grande Guerra”.
La prima giornata è fissata per
giovedì 4 dicembre che vedrà protagonista la relazione del Direttore della Rai
e storico Mauro Mazza che proporrà una riflessione su “La Grande Guerra: gli intellettuali e le Riviste”. Mauro Mazza è esperto della storia delle
Riviste del primo Novecento e, recentemente, ha pubblicato una nuova edizione
del suo saggio su Giovanni Papini: “Papini infinito” (Pellegrini). Nel corso
del convegno verrà proiettato un Video su “La Grande Guerra e gli intellettuali”, realizzato da “mash up/remix di Anna Montella. I lavori
saranno introdotti dalla Dirigente scolastica Anna Sturino e dalle autorità
istituzionali e coordinati da Marilena Cavallo, Direttore del Dipartimento di
Lettere del Liceo, che illustrerà tutto il progetto.
La seconda giornata è fissata per
lunedì 15 dicembre che svilupperà un percorso grazie ad un Laboratorio
didattico con tematiche comparate e gli interventi del critico d’arte Carmen De
Stasio, che si soffermerà sulle “Avanguardie artistiche” e dello studioso di
letteratura Valerio Capasa che sottolineerà un profilo poetico dei poeti della
Grande Guerra. Anche in questa seconda giornata verrà proiettato un Video su
“Gli scrittori tra la trincea e la parola” realizzato da “Arte26” di Maria
Zanoni. Le due giornate del Convegno sono organizzate dal Liceo Moscati, con la
collaborazione del Sindacato Libero Scrittori Italiani e del Comune di
Grottaglie, e si svolgeranno nell’Aula Magna del Liceo.
Nel dibattito che si sta sviluppando
nel contesto italiano sono numerosi i punti di confronto e di dialettica e
toccano gli aspetti storici, letterari ed etici. Il senso dell'italianità,
anche in letteratura, non può che viversi come profondo senso del radicamento
non solo ad una idea di cultura ma ad una forte consapevolezza di
appartenenza. “La patria lontana” di Enrico Corradini è un messaggio che
trasmette significati e valori e ci richiama appartenenza. Ippolito Nievo con “Le
Confessioni di un Italiano” ha attraversato il viaggio nel cuore del
sentimento. Non si può essere cittadini del mondo senza prima essere memoria
vivificante nel luogo dell'appartenenza.
Il sentimento di Nazione è anche
nella centralità di una storia con la sua tradizione, con la sua identità, con
l'affermazione di un concetto aprioristico che è nella difesa di quei valori
della trasmissione che non ci fanno sentire estranei.
La letteratura nella Grande Guerra ha
svolto diverse funzioni. Una tra queste è la visione delle contaminazioni
linguistiche tra lingua italiana e dialetti. Le diversità linguistiche in
Italiana si aprono a ventaglio proprio durante la Grande Guerra. Slataper e Stuparic sono un esempio. Come sono un esempio Alvaro e D’Annunzio.
Come è un esempio Curzio Malaparte. D’altronde sono gli scrittori futuristi che
portano una innovazione linguistica passando attraverso le trincee. Ungaretti è
un esempio emblematico come lo è Marinetti ma tutta la “covata” che si forma
intorno alla rivista “La Voce” con Papini e Prezzolini restano riferimenti
nella storia e nella memoria.
Nella storia la memoria si fa
sacralità di un legame, di una unione. La grande memoria dei popoli sta proprio
nel riconoscere il legame con la provenienza. Ma questo legame bisogna tutelarlo
non in termini esasperanti (il nazionalismo è un'altra cosa) ma attraverso
quella consapevolezza storica che segna i tracciati delle civiltà.
L'italianità, in fondo, è
consapevolezza storica (Dante lo sottolinea, Manzoni lo testimonia e D'Annunzio
canta: "Italia, Italia, sacra alla nuova aurora, con l'aratro e la prora!)
che si fa sentimento. Ci allontana dalla desertificazione perché si raccoglie
nel sentire delle civiltà.
Questo senso dell'italianità
nella letteratura non è solo un sentiero tematico in quella dimensione del
romantico ma diventa linguaggio, espressione, essenza di una partecipazione. Il
concetto di tradizione è nel senso del moderno ma entrambi costruiscono modelli
di identità. La Grande Guerra è tradizione e modernità. Palazzeschi dirà di
Boccioni : “…non si dà moderno, senza immagini del moderno, non si è moderni”.
In Boccioni l’idea dell’Europa era l’idea dell’allargamento non solo dei
confini geografici ma di una missione in cui il pensiero è eredità. Non si può
prescindere di scavare tra le grandezze del Futurismo. È emblematico il ruolo
dei Futuristi nel non avvertire il concetto di popolare come provinciale, ma di
considerare i linguaggi e le etnie della Grande Guerra come elementi di una
letteratura universale.
Ci sono scrittori che hanno fatto il
Novecento ed hanno scelto la via della solitudine, del coraggio, della coerenza
e della fedeltà ad una tradizione e non scrittori che la sinistra politica e
ora il radicalismo culturale hanno innalzato ad icone e considerato scrittori.
Ma basta leggere i testi oltre le facili e fragili disinvolture di ignoranze
permanenti. La Grande Guerra e la “Grande” e straordinaria drammatica “Voce”
dell’identità che continua e cerca di compiere il Risorgimento incompleto.
Ungaretti parte da una poetica del rinnovamento. Si pensi alle poesie scritte
prprio durante gli anni della Grande Guerra. Si pensi alle poesie dell’
“Allegria di naufragi”. Qui il centro propulsore è un linguaggio scattante. Non
prevede pause. C’è una forza notevole. Sono le poesie che indicano in Ungaretti
un poeta del rinnovamento.
Si Pensi a Papini. A Prezzolini.
Prezzolini fu l'ideatore, per fare un solo esempio, de "La Voce". Direttore della rivista "La Voce" dal 1908 (dalla sua fondazione, 20
dicembre 1908) sino al novembre del 1914 (nel periodo compreso tra i mesi di
aprile e ottobre la diresse insieme a Giovanni Papini, con il quale già nel
1903 aveva fondato "Il Leonardo"). Il 1914 è l'anno della guerra e
Prezzolini è tra gli interventisti. Viene mandato al fronte come ufficiale.
"La Voce" fu una rivista che ha suscitato un vivace dibattito in
quegli anni. Una rivista che ha chiaramente formato e stimolato generazioni.
Rimase in vita sino al 1916. Prezzolini, come si sa, fu un protagonista e un
animatore attento del dibattito letterario e filosofico. Renato Serra lo definì
un "imprenditore di cultura" proprio nella temperie pre - bellica (ci
si riferisce al Primo conflitto mondiale).
Ad alta “Voce”, dunque, per capire il
legame importante e fondamentale tra intellettuali, trincea e Grande Guerra. Le
due Giornate del Liceo Moscati di Grottaglie aprono una articolata discussione
sulla letteratura del Novecento.
Pierfranco Bruni, Mauro Mazza, Anna Sturino