Roma,
Sindacato Libero Scrittori/ Il falso neutralismo/Evento/Rivelazioni/L'Italia e
il falso neutralismo /La Grande Guerra e la funzione predominante di
D'Annunzio/Si apre il dibattito con la posizione di Pierfranco Bruni sulla
ambiguità neutralista e sulla visione internazionale di D'Annunzio/SLSI/
La
Grande Guerra in Italia non è stata soltanto una "Azione militare" o
una chiave di lettura geopolitica. La politica certamente occupa una visione
significativa nella impalcatura tra le aree del Mediterraneo dell'Europa
e del mondo americano, ma insiste, comunque, uno spazio culturale che si impone
come processo ideologico - letterario - artistico che si è sviluppato intorno
ai concetti di interventismo e neutralismo. La Grande Guerra, rispetto ai
modelli militari risorgimentali, ha un'anima profondamente culturale che avvia
la sua dialettica con il Pascoli di Barga, che invita ad intervenire
militarmente nell'Africa del Nord e con D'Annunzio che chiede al Ministro del
Consiglio Salandra di essere mandato a combattere nelle trincee e di essere
attivo nelle linee del fronte. I Futuristi sono interventisti come gli
intellettuali de "La Voce". Persino il liberale Gaetano Salvemini è
interventista e non lo era stato nel 1911. La cultura italiana tra il 1915 -
1918 è in uno "status" di imponente funzione letteraria rispetto al
mondo europeo. Il ruolo di D'Annunzio è imponente nella letteratura europea
come è imponenze la lezione futurista. Sono due capisaldi dell'interventismo.
Come resta imponente il modello irredentista con le visioni nazionaliste e
democratiche. Come resta imponente il ruolo dei giornali a partire dal
"Corriere della Sera". Come resta imponente il gruppo interventista
legato ad un Risorgimento mazziniano. Come restano imponenti le presenze
liberali a cominciare da Giovanni Amendola, già menzionato, che legge nella
Grande Guerra il compimento del processo risorgimentale. Il ruolo di Mussolini
rispetto a questo immaginario non risulta propriamente dominante anche se da
socialista, qual era aprirà una spaccatura nello stesso partito. Ma in realtà
l'Italia non ha mai fatto barricate contro la guerra. Non c'è stato
sostanzialmente un forte partito contro. Certo, l'ala neutralista socialista è
stata debolissima e molto ambigua. Contraddizioni e ambiguità nelle sfilacciate
file di un vano neutralismo che è risultato indifferente se non dopo Caporetto
che ha mutato addirittura posizione. Ha giocato una partita significativa,
invece, la visione nazionalista dalla quale è partito D'Annunzio il 4 maggio
del 1915 a Quarto richiamando addirittura la voce garibaldina all'insegna della
identità nazionale. D'Annunzio resta il vero protagonista. Perché andrà anche
oltre. L'impresa fiumana è l'esercizio successivo alla Grande Guerra. Fiume
anticipa il 1922 e definisce le contraddizioni di una Italia nel conflitto mai
assopito nella disarticolazione della Unità d'Italia. Gli scrittori restano
protagonisti. Prima il Pascoli del 1911. Poi D'Annunzio resta il vero punto di
riferimento, come abbiamo testimoniato, io e Neria De Giovanni, nello studio su
D'Annunzio: "Io ho quel che ho donato". Non si può capire il processo
politico e culturale che è vivo nel dibattito sulla Grande Guerra senza la
funzione di Gabriele D'Annunzio. In quegli anni D'Annunzio è certamente oltre
Mussolini e il neutralismo è soltanto una farsa.
Sindacato Libero Scrittori V. Presidente Nazionale /Pierfranco Bruni /
D'Annunzio oltre Mussolini