Sindacato Libero
Scrittori Italiani
Roma ricorda nel
centenario della nascita lo scrittore Giuseppe Berto tra letteratura, cinema e
processo politici con “La necessità di raccontare” di Pierfranco Bruni –
Martedì 25 Novembre – Palazzo Sora
Roma
celebrerà Giuseppe Berto con un incontro di studi che si svolgerà a Palazzo
Sora, Sindacato Libero Scrittori, Corso Vittorio Emanuele, 217, il prossimo
martedì 25 Novembre, ore 17.00. La manifestazione che vedrà protagonisti
aspetti e problematiche che vanno dalla scrittura al cinema prende lo spunto
dal libro di Pierfranco Bruni “Giuseppe Berto. La necessità di raccontare”.
Parteciperanno
Francesco Mercadante Ordinario Emerito Università “La Sapienza” Roma e Presidente del SLSI, Giovanni Antonucci, Docente universitario e critico
del cinema e del teatro, Neria De Giovanni, scrittrice e Presidente
dell’Associazione Internazione dei critici letterari. Le conclusioni saranno
tratte proprio da Pierfranco Bruni.
Le
diversità delle tematiche che verranno affrontate hanno l’obiettivo di indagare
nei linguaggi di Berto, a cento anni dalla nascita, perché l’autore di “Anonimo
Veneziano” ha lavorato su una griglia di linguaggi che hanno sempre un riferimento
antropologico, in quanto la lingua, per lo scrittore resta sempre un elemento
antropologico attraversato da una esperienza che non è soltanto direttamente
esistenziale, ma è anche giocata dentro i codici di un vocabolario.
“Tra
gli scrittori del Novecento, che hanno usato una struttura linguistica
abbastanza composita, oltre Gadda, Pasolini e Meneghello, c’è certamente Berto.
Il Berto, ha dichiarato Pierfranco Bruni, de “Il male oscuro”. Una forma
linguistica sperimentale dal punto di vista strutturale, ma “enigmatica” nella
proposta di un vero e proprio vocabolario che usa la parola e la sintassi nella
sintesi di un raccontare”.
Tra
i suoi libri che maggiormente risentono di un apporto antropologico c’è,
certamente, “Il brigante”. Ma tutto il trascorrere linguistico di Berto si è
mosso da una esperienza che ha la sua precisa funzione antropologica. Questo
perché è stato sempre uno scrittore attento alle manifestazioni di una lingua
che ha giocato su due piani. Quello della tradizione quello della forza
innovativa.
“Nella
sua“parola, ha sottolineato ancora Bruni, ci sono esperienze ben vissute che
vanno da Mogliano Veneto, città natale, a Venezia stessa e da qui alle
esperienze di espressioni umane e culturali, la cui koiné è stata mediterranea”.
Forme
di linguaggio e luoghi rappresentano una vera e propria funzione etnica in
Berto. Si pensi all’atmosfera mediterranea de “La gloria” o a quella
completamente veneziana di “Anonimo veneziano”. Ma la lingua, in Berto, non è
mai una costruzione. È una identità che nasce in quell’appartenenza che è fatta
di eredità esistenziali e di parlate. Il Convegno di Roma ha l’obiettivo,
appunto, di ricordarlo ma anche di proporre una lettura nuovo di uno scrittore
che resta centrale nel Novecento letterario italiano.