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Dimenticanza, abbandono, oblio: per Taranto è un’
angosciante "prassi consolidata", un tunnel senza spiragli di luce,
una consuetudine di vita.
L’ ennesimo, disarmante caso è un antico reperto
dimenticato nell'assoluto degrado, nell'indifferenza di chi dovrebbe
provvedere, nell'abbandono dell'ignavia comune.
Lazzaretto, erano così chiamati gli “ospedali”
temporanei che venivano allestiti durante le epidemie che mietevano vittime a
migliaia; luogo di isolamento per portatori di malattie contagiose quali lebbra
e peste.
A quei tempi, anche Taranto aveva il suo
“Lazzaretto”, del quale ben pochi hanno memoria e coscienza, i cui resti
si trovano nel cortile di un anonimo condominio di via Ciro Giovinazzi, in
pieno centro, così come altre testimonianze, altrove volàno di turismo.
In pieno centro, già nel Borgo, quello che a
torto taluni si ostinano a considerare il “salotto” della Città, in
realtà sempre più abbandonato a sé stesso, con le sole eccezioni per le
vie Di Palma e D’Aquino, mosche bianche in un contesto di imperante
degrado, frutto dell’assenza amministrativa, versata in ben altre arti.
Così, il “Lazzaretto” uno dei tanti Tesori che
dovrebbero arricchire la comunità, un “Pezzo Raro” da mostrare con orgoglio ai
visitatori che, a frotte, vorremmo si aggirassero nella nostra meravigliosa
Città, è lì a testimoniare il disamore per questa povera, sfortunata Comunità.
Un reperto storico che nemmeno i residenti
conoscono, importantissimo, lasciato a marcire alla stregua di tanti altri
gioielli seminascosti, ignobilmente occultati dal profondo disinteresse
di chi è deputato a valorizzarli.
L’interminabile elenco annovera tra i "pezzi
rari":
- < la tomba dell’atleta > nei pressi di via
Pitagora,
- < la Cripta del Redentore > di via
Terni,
- < la villa Romana > in viale Virgilio,
imprigionata tra i “pilastri” di un protervo grattacielo innanzi al quale,
pensate, nemmeno un banalissimo cartello ad indicarne la presenza.
Ecco, allora, che la storia di questa città viene
cancellata, sacrificata alle ambizioni di amministratori indegni del ruolo e
della fiducia, pronti a lasciarsi asservire dalle varie Ilva, Eni,
Cementir, Marina Militare, pronti a cedere la dignità della città e dei cittadini,
a sacrificare uomini e territorio nel nome del potere salvifico
dell’economia.
Possibile si debba accettare e sopportare tanto?
Nessun sentimento di orgoglio per questa città?
Nessuna voglia di riscatto?
Taranto lì, 13.06.13 Emma
B. Conenna