L’autonomia dei Musei è la valorizzazione nella fruizione delle culture. Ottima la Riforma dei beni culturali di Franceschini
giovedì 11 settembre 2014
di Pierfranco Bruni
Finalmente i Musei hanno la loro autonomia. Ottimo. Il Ministro dei Beni, delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini ha visto giusto proprio in quel rapporto tra tutela e valorizzazione nell’ottica di un rilancio complessivo delle cultura che va fruita. Concordo pienamente con la visione di un Museo che debba avere la sua piena apertura nei confronti di un mondo “manageriale” che sia in grado di considerarlo come una struttura costantemente vitale e legata ad una società che vive la cultura stessa come dato imprenditoriale. L’autonomia del Museo è la valorizzazione nella fruizione. Già anni fa, forse un decennio fa, aprii un dibattito intorno alla separazione tra Musei e Soprintendenze. Il capo di Gabinetto attuale del Ministero, allora Sottosegretario ai beni culturali, Giampaolo D'Andrea, si ricorderà di questo dibattito che tenemmo anche a Padula (io, in quel tempo, ero vice Presidente della Provincia di Taranto) con una discussione molto vivace. Sono stato un forte assertore di una cultura in un raccordo sì con il territorio, ma soprattutto con le risorse che un territorio riesce a potenziare attraverso una articolata politica di investimento tra Europa e Italia. La visione di Franceschini tocca il punto nevralgico della questione. Tra le chiavi di lettura, Soprintendenze regionali in Segreterie legati direttamente al Ministero, o letture sugli archivi e biblioteche e così via mi pare che quella dei Musei, appunto, possa ottenere, pur in una dialettica ampia anche all’interno dello stesso Dicastero, un obiettivo mirato e con risultati che diano una positività a tutto il settore tutela – valorizzazione – fruizione. Il Museo si rinnova se a guidarlo non sia specificatamente un solo addetto ai lavori, ma una personalità di alto profilo culturale che abbia esperienze nei settori vari delle culture e in quei comparti relazionali tra Italia e Paesi esteri. Il Ministero stesso ha delle personalità che si sono caratterizzate per aver proiettato la cultura italiana nei processi valorizzanti internazionali, ha delle personalità che si sono distinte per aver rappresentato la cultura dell’Italia in molti Paesi esteri portando ad alti livelli l’identità dei beni culturali nazionali. Occorre entrare ora nel vivo di questo discorso. Il Direttore di un Museo deve avere capacità imprenditoriali, formazione culturale articolata e non settoriale, preparazione nelle relazioni con i vari Enti e deve essere una personalità che ha una forte esperienza nel mondo delle culture (sia con pubblicazioni sia con partecipazioni a grandi convegni sia per approfondimenti che ha compiuto nel vari campi dello scibile dei beni culturali stessi sia per ideazioni di progetti). Concordo pienamente con Franceschini, Ormai si parla di cultura a tutto tondo e Franceschini, che oltre ad essere un politico accorto è anche un uomo di cultura e uno valido scrittore, come ho avuto modo di scrivere occupandomi, non da ora, proprio dello scrittore, conosce molto bene il legame tra Memoria e Presente. Io sono convinto che i beni culturali non sono solo Memoria, ma sono anche Tradizione di una civiltà e la tradizione si rinnova grazie a quel patrimonio che è patrimonio immateriale e patrimonio materiale. I Musei sono un riferimento e vanno gestiti da personalità che hanno provate esperienze culturali tout court, a tutto campo, nazionali e internazionali e che vivono la realtà della cultura come modello prioritario non solo all’interno di un settore soltanto, ma la vivono, la percepiscono, la “consumano” tra processi innovativi di natura politico – culturale e forti legami con i nuovi saperi, con i quali il nostro mondo convive.
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