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Tra gli Orienti vivendo la bellezza della parola
tra gli sguardi del Cercatore di Conchiglie

giovedì 31 luglio 2014

di Pierfranco Bruni




MISASHAL PUERTO

 

 

Ci fu un giorno in cui il Cercatore di Conchiglie incontrò la donna Araba…

Ma i destini si intrecciano così. Ascolto. Di bellezza si vive, ma di bellezza si può anche morire.

Si vive perché si ha bisogno di osservare la luna illuminante negli occhi della propria amante.

Si muore per sfiorita la bellezza resta la nostalgia e di nostalgia non si tracciano cammini infinito. L’eterno è solo contemplante.

Di bellezza si vive quando Misashal Puerto recita i suoi suoni d’Oriente e  sa raccogliere, in una parola, il graffio del mare.

Di bellezza si vive quando Sidharr Ritos  raccoglie nel deserto le pietre e gioca i colori inventandoli. Di bellezza si vive quando Sashia intreccia le dita nei capelli.

Di bellezza si vive quando Shama ci invita ad amare l’impossibile. Un Oriente che ho attraversato e che continuo ad attraversare non solo perché è nel mio mistero e nella mia alchimia che compone le cifre della mia esistenza.

Ma perché io sono convinto che il Sole e il suo Dio hanno attraverso tutti gli Orienti per trasformare le ombre dell’Occidente in Luce.

Bisogna camminare tra le isole della pazienza e quando la pazienza non basta più bisogna attraversarla per ritrovarsi. E cercandosi bisogna capire che in ogni cerca c’è sempre una preghiera che bisogna saper pregare.

Di bellezza si muore. Nella civiltà scavando (nella) la bellezza si è  rimasti intrappolati dalla leggerezza. La bellezza non ha leggerezza e neppure macigni. È un vento che si raccoglie nella sabbia e come la sabbia nel cerchio del vento sfugge al primo soffio di un bacio dato sulle labbra dell’amante.

Di bellezza si muore come ci recita Damascil Smali nei suoi versi nei quali si parla dei crepuscoli della Striscia di Gaza.

Non può esserci una definizione metafisica della bellezza. La bellezza è l’intreccio tra vita e morte. C’è fisicità ma c’è anima. Ci sono gli occhi ma c’è il corpo. Gli occhi sono lo specchio della sensualità.

Il corpo raccoglie la sensualità. L’Oriente educa alla bellezza con lo sguardo del cammino dell’ascolto che è Illuminazione.

Il Pensiero non è pensato. Il Pensiero è Illuminato. Ascolto ora i versi dei poeti e vivo nell’inchino del mio Namastè. A volte c’è bisogno di silenzio. Di ascoltare il silenzio. Di praticare il silenzio. Di osservare il silenzio.

Quando si vivono le parole occorre la pazienza.

 

 

*

 

MISASHAL PUERTO

Suoni d'Oriente ha la tua voce
nel cerchio delle danze
che hanno il vento del mare
tra le parole.
La notte ha i colori di Istanbul
nelle strade dove i mercanti
vendono le pietre e i silenzi.
Ti porterò una rosa bianca
ma non darmi appuntamenti
quando la pioggia si confonde
con le onde che tagliano lo scoglio.
La sera a Istanbul
ha tramonti bruciati
sui fili degli orizzonti.
Amore mio
aspettami nell'ora che conosci.

*

La luna raccoglie
questa sera
il graffio del mare.
Ogni ora si fa sempre più tarda
ma il viaggio
ha i tuoi occhi
come isola e come porto.
Hai parole di aurora
antica
come i tuoi passi
che si stringono al mio pensiero.

SIDHAR RITOS

 

 

Ad Oriente la Moschea
ha il mare nel riflesso degli azzurri.
Osservo gli occhi di Ismal
Il profondo ha il vento nei capelli
e il suo foulard raccoglie l'antico delle storie
tra le favole delle notti.
Mi dice: Ascolta i tramonti
segnano orizzonti
di civiltà perdute.
Raccolgo le pietre del deserto.
Hanno parole di pioggia e orizzonti.
Ti aspetto nei colori
tra gli incroci dei porti. Questa sera
e anche nella notte.

*

 

Donna dal profilo orientale
Sei una carezza nei miei sguardi
Con le onde che giocano sul tuo corpo
Mentre le tue mani segnano linee di orizzonti tra i miei capelli.
Sai che io resterò il tuo mare
mi hai sussurrato.
Ed io ti ho risposto
non stancarti mai di ripeterlo.
E il crepuscolo toccava il filo del porto
Tra gli scogli i mie scogli...

 

 

SASHIA

 

Piove nella sera
tra le vie di Istanbul
e non c'è malinconia
se non nel tuo sguardo
donna che raccogli
desideri...
non sei l"ombra
sei un solstizio
ti carezzo l'anima
mentre la sera tocca l'alba...
e tu
hai le mani tra i miei capelli.



 

SHAMA

 

Non restare sul filo delle parole con la voce della notte cucita tra una stella sul mare e una luce di marinai ferma sulla scogliera dell'assenza
Non sgretolare i ricordi per una nostalgia in più tra le maree che solcano gli incavi del cuore
Ama sempre il possibile amore e non lacerarti l'anima se vivi solo il possibile tra le dita del dubbio
Ama ancora di più l'impossibile amore se questo amore è l'unica verità che spezza l'inutile parola per navigare una finzione che condurrà nell'isola della verità.

 

DAMASCIL SMALI

 

Il tempo cammina sul filo di Gaza
Ci sono morti nell'innocenza dei destini
eppure un popolo resta tra le mani di Cristo
nei giorni del Getsemani.
Il coraggio non è mai abbastanza
quando l'abbastanza
lacera i deserti di morte.
C'è un Oriente che traccia pazienza
nelle parole di vento di una luna sbattuta
lungo i fuochi che sembrano stelle incendiate.
Io lì ho attraversato una storia che ho visto
e le parole non hanno senso
se non si è vissuto abbastanza
tra le terre dei Soli lacerati dal fumo degli spari.
Non dite voce e non date voce
se il cuore non ha tremato
toccando con le dita
e non solo con lo sguardo
le rughe di morte
piantate sui cammini
dei nostri passi.
lì sui tramonti di Gaza.

 

*

 

 


Certo. Quando si vivono le parole occorre la pazienza. Mi è stata raccontata una storia in cui ci sono due personaggi. Il Cercatore di Conchiglie e una donna Araba.  Ecco. Trascrivo.

 

Il Cercatore di Conchiglie incontrò la donna che portava una rosa bianca tra i capelli. Era bella. Si era fermata sullo spigolo della porta che introduceva alle vie della Medina.
I venditori di collane portavano tra le mani perle rosse. La donna dalla rosa bianca di chiamava Isamael. Il Cercatore di Conchiglie portava un nome spagnolo e armeno: Garciariantian.

Era stato a Istanbul e da lì un lungo camminare lo aveva condotto in Cappadocia.
Le pietre sono sguardi e gli sguardi hanno occhi di smeraldo.
Isamael aveva il sorriso delle donne Arabe. Forse raccontava il Mediterraneo. Ma la sua terra era Occidente ed Oriente in un unico viaggio.
Tra i riccioli i petali della rosa. Conosceva la preghiera delle Moschee.
Garciariantian portava con sé la Croce e l'Armenia.
Il loro spazio fu un incontro. Il loro incontro si chiuse nello spazio e fu una recita.
Isamael disse: "Mi sembra di aver vissuto tante vite. Ma le mie vite sono un solo viaggio viaggiato tra le onde e la schiuma del mare. Ma se tutto ha una fine, tutto ha avuto un inizio. Non bisogna mai ripensare alla fine. Sempre l'inizio ha il senso della fine".
Il Cercatore di Conchiglie raccoglieva suoni. Ascoltava suoni che sembravano perduti. Sapeva, comunque, che mai nulla è sconfitto. Mai perduto.
La,donna disse ancora al Cercatore: "Io non ho mai navigato i mari. I mari hanno navigato la mia anima".
Il Cercatore raccolse un filo di conchiglie e legò i due estremi intorno al collo della donna e così parlò: "Se dovessi avere paura, un giorno potrà accadere perché tutto accadere potrà nell'imprevedibile del mistero, non temere. Ascolta una delle conchiglie che ti scendono sul petto e lascia che sia l'eco a parlare. Sono tredici le conchiglie. Come le lune. Offriti alla pazienza e il Sole ti legherà alle stelle e se ciò non dovesse bastate affidati al silenzio. Nelle notti ti farà compagnia la solitudine".
Si guardarono profondamente nel cavo dell'anima e partirono.
Il Cercatore di Conchiglie ora abita l'eco.

La donna con la rosa nei capelli ha il mare tra le mani.
Così.
C'è sempre una foglia d'erba tra la pausa di un segreto il vento tra i rovi che raccoglie il mistero.
Il Cercatore di Conchiglie scrisse sulla sabbia: NON TEMERE. LA PAZIENZA HA LE VIE DELL’INCONTRO. Scrisse queste parole in lingua armena.
La donna Araba, in silenzio, raccolse la sabbia e la custodì in una mano. Il tempo andò via. Restò soltanto l’onda. L’onda che rapiva il vento.

 

Prima che abitasse l’eco il Cercatore di Conchiglie recitò, con la sua voce cadenzata, come passo di danza, dei versi e affidò uno sguardo alla donna Araba.

E così l’aurora disegnò il nuovo giorno.

 

 

IL CERCATORE DI CONCHIGLIE

 

Se mi danzi come farfalla di vento nello spazio del canto

tra le strade di Istanbul

io con la sabbia del tempo

inciderò sulle tue labbra

le mie labbra.

Non parlarmi

perché il silenzio non ha echi

e se non ha echi

inventerò la fantasia dei tuoi passi

tra le mie conchiglie

che sono crepuscolo di orizzonti.

Non amarmi

se non puoi possedermi

ma se riesci a possedermi

io sarò un mercante di luna

che ha tra le mani coralli di scogliere.

Ora non aspettarmi

se aspettare

è l’attesa nei giorni incisi di anima

con le piogge

che hanno il sale

dei deserti.



 





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