Ci
fu un giorno in cui il Cercatore di Conchiglie incontrò la donna Araba…
Ma
i destini si intrecciano così. Ascolto. Di bellezza si vive, ma di bellezza si
può anche morire.
Si
vive perché si ha bisogno di osservare la luna illuminante negli occhi della
propria amante.
Si
muore per sfiorita la bellezza resta la nostalgia e di nostalgia non si
tracciano cammini infinito. L’eterno è solo contemplante.
Di
bellezza si vive quando Misashal Puerto recita i suoi suoni d’Oriente e sa
raccogliere, in una parola, il graffio del mare.
Di
bellezza si vive quando Sidharr Ritos raccoglie
nel deserto le pietre e gioca i colori inventandoli. Di bellezza si vive quando
Sashia intreccia le dita nei capelli.
Di bellezza si vive quando Shama ci invita ad amare
l’impossibile. Un Oriente che ho attraversato e che continuo ad attraversare
non solo perché è nel mio mistero e nella mia alchimia che compone le cifre
della mia esistenza.
Ma perché io sono convinto che il Sole e il suo Dio
hanno attraverso tutti gli Orienti per trasformare le ombre dell’Occidente in
Luce.
Bisogna camminare tra le isole della pazienza e quando
la pazienza non basta più bisogna attraversarla per ritrovarsi. E cercandosi
bisogna capire che in ogni cerca c’è sempre una preghiera che bisogna saper
pregare.
Di bellezza si muore. Nella civiltà scavando (nella)
la bellezza si è rimasti intrappolati dalla leggerezza. La bellezza non ha leggerezza
e neppure macigni. È un vento che si raccoglie nella sabbia e come la sabbia
nel cerchio del vento sfugge al primo soffio di un bacio dato sulle labbra
dell’amante.
Di bellezza si muore come ci recita Damascil Smali nei suoi
versi nei quali si parla dei crepuscoli della Striscia di Gaza.
Non può esserci una definizione metafisica della
bellezza. La bellezza è l’intreccio tra vita e morte. C’è fisicità ma c’è
anima. Ci sono gli occhi ma c’è il corpo. Gli occhi sono lo specchio della
sensualità.
Il corpo raccoglie la sensualità. L’Oriente educa alla
bellezza con lo sguardo del cammino dell’ascolto che è Illuminazione.
Il Pensiero non è pensato. Il Pensiero è Illuminato.
Ascolto ora i versi dei poeti e vivo nell’inchino del mio Namastè. A volte c’è
bisogno di silenzio. Di ascoltare il silenzio. Di praticare il silenzio. Di
osservare il silenzio.
Quando si vivono le parole occorre la pazienza.
*
MISASHAL PUERTO
Suoni d'Oriente ha la tua voce
nel cerchio delle danze
che hanno il vento del mare
tra le parole.
La notte ha i colori di Istanbul
nelle strade dove i mercanti
vendono le pietre e i silenzi.
Ti porterò una rosa bianca
ma non darmi appuntamenti
quando la pioggia si confonde
con le onde che tagliano lo scoglio.
La sera a Istanbul
ha tramonti bruciati
sui fili degli orizzonti.
Amore mio
aspettami nell'ora che conosci.
*
La luna raccoglie
questa sera
il graffio del mare.
Ogni ora si fa sempre più tarda
ma il viaggio
ha i tuoi occhi
come isola e come porto.
Hai parole di aurora
antica
come i tuoi passi
che si stringono al mio pensiero.
SIDHAR
RITOS
Ad
Oriente la Moschea
ha il mare nel riflesso degli azzurri.
Osservo gli occhi di Ismal
Il profondo ha il vento nei capelli
e il suo foulard raccoglie l'antico delle storie
tra le favole delle notti.
Mi dice: Ascolta i tramonti
segnano orizzonti
di civiltà perdute.
Raccolgo le pietre del deserto.
Hanno parole di pioggia e orizzonti.
Ti aspetto nei colori
tra gli incroci dei porti. Questa sera
e anche nella notte.
*
Donna
dal profilo orientale
Sei una carezza nei miei sguardi
Con le onde che giocano sul tuo corpo
Mentre le tue mani segnano linee di orizzonti tra i
miei capelli.
Sai che io resterò il tuo mare
mi hai sussurrato.
Ed io ti ho risposto
non stancarti mai di ripeterlo.
E il crepuscolo toccava il filo del porto
Tra gli scogli i mie scogli...
SASHIA
Piove
nella sera
tra le vie di Istanbul
e non c'è malinconia
se non nel tuo sguardo
donna che raccogli
desideri...
non sei l"ombra
sei un solstizio
ti carezzo l'anima
mentre la sera tocca l'alba...
e tu
hai le mani tra i miei capelli.
SHAMA
Non
restare sul filo delle parole con la voce della notte cucita tra una stella sul
mare e una luce di marinai ferma sulla scogliera dell'assenza
Non sgretolare i ricordi per una nostalgia in più tra le
maree che solcano gli incavi del cuore
Ama sempre il possibile amore e non lacerarti l'anima
se vivi solo il possibile tra le dita del dubbio
Ama ancora di più l'impossibile amore se questo amore è
l'unica verità che spezza l'inutile parola per navigare una finzione che
condurrà nell'isola della verità.
DAMASCIL
SMALI
Il
tempo cammina sul filo di Gaza
Ci sono morti nell'innocenza dei destini
eppure un popolo resta tra le mani di Cristo
nei giorni del Getsemani.
Il coraggio non è mai abbastanza
quando l'abbastanza
lacera i deserti di morte.
C'è un Oriente che traccia pazienza
nelle parole di vento di una luna sbattuta
lungo i fuochi che sembrano stelle incendiate.
Io lì ho attraversato una storia che ho visto
e le parole non hanno senso
se non si è vissuto abbastanza
tra le terre dei Soli lacerati dal fumo degli
spari.
Non dite voce e non date voce
se il cuore non ha tremato
toccando con le dita
e non solo con lo sguardo
le rughe di morte
piantate sui cammini
dei nostri passi.
lì sui tramonti di Gaza.
*
Certo. Quando si vivono le parole occorre la pazienza. Mi è stata raccontata
una storia in cui ci sono due personaggi. Il Cercatore di Conchiglie e una
donna Araba. Ecco. Trascrivo.
Il Cercatore di Conchiglie incontrò la donna che portava una
rosa bianca tra i capelli. Era bella. Si era fermata sullo spigolo della porta
che introduceva alle vie della Medina.
I venditori di collane portavano tra le mani perle rosse. La donna dalla rosa bianca
di chiamava Isamael. Il Cercatore di Conchiglie portava un nome spagnolo e
armeno: Garciariantian.
Era stato a Istanbul e da lì un lungo camminare lo aveva
condotto in Cappadocia.
Le pietre sono sguardi e gli sguardi hanno occhi di smeraldo.
Isamael aveva il sorriso delle donne Arabe. Forse raccontava il Mediterraneo.
Ma la sua terra era Occidente ed Oriente in un unico viaggio.
Tra i riccioli i petali della rosa. Conosceva la preghiera delle Moschee.
Garciariantian portava con sé la Croce e l'Armenia.
Il loro spazio fu un incontro. Il loro incontro si chiuse nello spazio e fu una
recita.
Isamael disse: "Mi sembra di aver vissuto tante vite. Ma le mie vite sono
un solo viaggio viaggiato tra le onde e la schiuma del mare. Ma se tutto ha una
fine, tutto ha avuto un inizio. Non bisogna mai ripensare alla fine. Sempre
l'inizio ha il senso della fine".
Il Cercatore di Conchiglie raccoglieva suoni. Ascoltava suoni che sembravano
perduti. Sapeva, comunque, che mai nulla è sconfitto. Mai perduto.
La,donna disse ancora al Cercatore: "Io non ho mai navigato i mari. I mari
hanno navigato la mia anima".
Il Cercatore raccolse un filo di conchiglie e legò i due estremi intorno al
collo della donna e così parlò: "Se dovessi avere paura, un giorno potrà
accadere perché tutto accadere potrà nell'imprevedibile del mistero, non
temere. Ascolta una delle conchiglie che ti scendono sul petto e lascia che sia
l'eco a parlare. Sono tredici le conchiglie. Come le lune. Offriti alla
pazienza e il Sole ti legherà alle stelle e se ciò non dovesse bastate affidati
al silenzio. Nelle notti ti farà compagnia la solitudine".
Si guardarono profondamente nel cavo dell'anima e partirono.
Il Cercatore di Conchiglie ora abita l'eco.
La donna con la rosa nei capelli ha il mare tra le mani.
Così.
C'è sempre una foglia d'erba tra la pausa di un segreto il vento tra i rovi che
raccoglie il mistero.
Il Cercatore di Conchiglie scrisse sulla sabbia: NON TEMERE. LA PAZIENZA HA LE VIE DELL’INCONTRO. Scrisse queste parole in lingua armena.
La donna Araba, in silenzio, raccolse la sabbia e la custodì in una mano. Il
tempo andò via. Restò soltanto l’onda. L’onda che rapiva il vento.
Prima che abitasse l’eco il Cercatore di Conchiglie recitò,
con la sua voce cadenzata, come passo di danza, dei versi e affidò uno sguardo
alla donna Araba.
E così l’aurora disegnò il nuovo giorno.
IL CERCATORE DI CONCHIGLIE
Se mi danzi come farfalla di
vento nello spazio del canto
tra le strade di Istanbul
io con la sabbia del tempo
inciderò sulle tue labbra
le mie labbra.
Non parlarmi
perché il silenzio non ha
echi
e se non ha echi
inventerò la fantasia dei
tuoi passi
tra le mie conchiglie
che sono crepuscolo di
orizzonti.
Non amarmi
se non puoi possedermi
ma se riesci a possedermi
io sarò un mercante di luna
che ha tra le mani coralli di
scogliere.
Ora non aspettarmi
se aspettare
è l’attesa nei giorni incisi
di anima
con le piogge
che hanno il sale
dei deserti.