Ancora resta incomprensibile, considerata la risoluzione, il feroce attacco
delle forze europee, con il coinvolgimento angloamericano, contro la Libia. Una
reazione inspiegabile in in Mediterraneo costantemente in conflitto.
Sono passati anni e la linea di demarcazione di ciò che è stata definita una
primavera viene calcolata nel numero di popoli che scappano verso la vita o la
morte di quelli che sono i loro Paesi le loro identità le loro radici.
La morte del dittatore Gheddafi è stata anche la fine di una tolleranza tra
l'estremismo islamico e il mondo musulmano. Dimostrazione la cruda realtà di
questa settimana che si estende a tutto il bacino.
Il fatto grave è che ogni qual volta l'Europa si muove con mire espansive
d'attacco sbriciola culture e civiltà senza impedire le devastazioni e le
disperazioni. Quel bombardamento nelle linee libiche non ha prodotto soltanto
lutti, ha devastato anche un modello mediterraneo in ina Nazione frontaliera
come è l'Italia. Si sarebbe dovuto impedire quel misfatto anche perché le
conseguenze li ha assorbite soltanto l'Italia anche grazie ad una politica
estera inesistente e a un Governo capace solo di innalzate vessilli a proclami
inutili.
Non c'è una politica estera. Non c'è una politica mediterranea
dell'Italia da proporre con spessore ad una Europa delle Unioni dei mercati
dettati ancora dalla Germania.
È mai concepibile che l'Italia non capisca che la vera politica economica
europea deve avere come base il Mediterraneo. Il Mediterraneo inclusivo. Siamo
diventati un Paese parcheggio o un Parse attraversamento per immigrati e popoli
in fuga. Non possiamo essere europei senza essere prima di tutto mediterranei e
non è praticabile una politica europea senza un processo politico economico
commerciale rivolto alle risorse alle vocazioni e al rapporto Pil tra costi e
benefici. Siamo una Nazione parcheggio ma anche un Paese che è diventato
"cenerentola" invece di rafforzare il pensiero meridiano (Camus) di
uno Stato cerniera.
Questo Governo banalizza tutto e non smentisce la sua debolezza nei confronti
degli Stati forti e il suo tentate di essere forte nel proprio interno con i
ceti deboli e precari.
Il primo moto di ribellione sarebbe dovuto essere una seria e serena strategia
di politica estera. Avremmo dovuto recuperare il rapporto con tutti i Paesi del
Mediterraneo e soprattutto del nord e centro Africa. Avremmo dovuto stabilire
un legame forte con la realtà dei Balcani a cominciare dal mondo albanese e
slavo. Avremmo dovuto creare un dialogo articolato con la Ucraina e stabilire,
come Paese captale del Mediterraneo, un contatto credibile con Putin, che
resta, nonostante tutto, una ribellione - rivelazione. Saremmo dovuto entrare
in quelle risoluzioni finanziarie che dettano i percorsi di una politica
economica.
Ma perché allora dovremmo continuare ad accogliere ospitare garantire i popoli
in fuga che sbarcano sulle nostre coste? Vogliamo scherzare? Non siamo figli di
un "Mistero buffo" ma della pascoliana discussione della "Grande
proletaria si è mossa". Qui si tratta anche di conoscere la storia e i
rapporti consumatesi nelle epoche in cui la civiltà era il Mediterraneo.
Pratichiamo ormai una politica estera da incompetenti. L'Italia è il centro di
un legame tra l'Europa delle banche e il Mediterraneo del petrolio. Con una
dimensione arrichente per noi, e non ci siamo resi conto: è mai
possibile?, che è quella di una tradizione nei linguaggi politici rivolti
ai Mediterranei.
È ora di smetterla con questa leggerezza del pensiero debole. Noi siamo
Mediterraneo e soltanto avendo la consapevolezza di ciò sarà possibile una
politica estera.
Cominciamo con il bloccare alla partenza i barconi della morte e della vita.
Putin insegna e non è assolutamente uno sprovveduto.