Mussolini
e Moro e il marxismo-leninismo
che uccide il nemico in tempi di Liberazione e in tempi di pace. E perché
Claretta?
di
Pierfranco Bruni
Fu un amore stregato o un
amore stregone? Quello tra Claretta Petacci e Benito Mussolini? Ci furono belle
discussioni, in tempi non lontani, con il mio grande amico Alberto Bevilacqua e
con Francesco Grisi che non smette di raccontarmi storie.
Alberto che conosceva bene i destini degli amanti "neri" mi parlò a
lungo di Luisa Ferida e Osvaldo Valente. Amanti nel cinema e nella vita. Uccisi
senza alcuna pietà dai partigiani comunisti. E Luisa era anche incinta.
Fu un amore tragico nella tragedia di una Nazione perduta e abbandonata. Claretta
e Benito. Ma la storia vive di tragedia. Il dramma più terribile è quando
subentra l'oblio. Quando volutamente ci si dimentica. Quando si uccide non in
guerra, nelle trincee, nello scontro. Quando si uccide semplicemente per odio.
Di questo si
è parlato, presentando il mio libro, a Napoli grazie ad una articolata e
importante discussione.
Claretta e Benito non sono stati uccisi in combattimento, in una battaglia tra
le linee del fronte, in un duello o dopo un vero processo politico e storico.
Si uccide per odio. Per odio si muore. Se non fosse stato per odio non ci
sarebbe stata quella che è stata definita una "macelleria messicana".
Piazzale Loreto. Appesi per i piedi. Con la testa in giù. Dopo tre giorni dal
25 aprile. La storia raccontando tragedie sottolinea ironie. Claretta, una
donna che per amore ha sfidato la morte. Ha sfidato la morte per confessare un
amore.
Ma gli anni sono passati. Di storielle ne hanno trascritte tante. Tutto è stato
detto. Tutto potrà ancora essere vissuto nella recita. Ma sono i fatti che
contano. Claretta e Benito sono stati uccisi nel modo più vergognoso e rimane
la pagina atroce che si vuole chiudere nei cassetti con catenacci di ghisa e
buttare le chiavi. Non si ha ancora il coraggio di ammettere l'atroce delitto.
Perché uccidere Claretta? Ma perché uccidere Mussolini? Si poteva certamente
condannare o meno dopo un duro processo. Ma i processi marxisti sono sempre
sommari. Perché i cattolici hanno permesso questa morte? Quando si ha paura
delle verità sia in guerra che in "pace" si accettano i processi
sommari e la condanna è già decisa: morte al nemico.
Il nemico che è stato un capo osannato bisogna farlo sparire. Ucciderlo,
anche nel più breve spazio di tempo. Quante somiglianze tra la condanna a morte
decretata contro Mussolini e Claretta e il processo sommario e la conseguente
uccisione di Aldo Moro.
Vedo già le dita puntate contro questo mio dire. Io leggo i fatti. Ovvero cerco
di adottare un ragionamento cattocomunista. Il risultato è ciò che mi
interessa. La prassi!
Moro ucciso dalla rivoluzione delle Brigate Rosse. I cattolici sono rimasti a
guardare. In tempo di pace. Mussolini ucciso dai partigiani comunisti a guerra
finita a tre giorni dopo la cosiddetta Liberazione.
La storia deve smettere di raccontare ideologie. I fatti. In tempo di pace si
lascia uccidere Moro in nome del proletariato comunista. In tempi di guerra
finita si uccide il nemico. Già perché il nemico fa sempre paura. La logica
delle Inquisizioni. Io non credo che la storia possa avere la capacità di
condannare.
Ma da chi è stato processato e condannato Mussolini? Da chi è stato processato
e condannato Moro? Il confronto non regge? E chi può affermarlo? Il
tribunale della storia? Ma la storia da chi è stata scritta? Non si uccide mai
il nemico l'avversario quando non si ha il coraggio di ascoltarlo e dare un
senso a quell'ascolto. Quando il nemico é indifeso solo abbandonato e lo si
uccide, senza un vero processo, si commette un tragico errore. Un errore che
equivale ad un assassinio. In fondo Mussolini è stato ucciso per non
processarlo. Anzi è stato ucciso per timore che lo si potesse processare in un
tribunale vero. Moro è stato ucciso perché da vivo avrebbe fatto paura.
Claretta ha difeso il suo uomo e il suo amore sino all'ultimo respiro.
Il comunismo si lega spesso all'inquisizione cattolica D'altronde le Brigate
Rosse non si ritenevano forse figli ideologici della Resistenza comunista?
Apriamo una discussione anche polemica su tali questioni. Si può disquisire
fino a quando vogliamo. Ci si può incazzare sino alla volontà di potenza
sull'accostamento delle due morti: Mussolini e Moro. Conosco bene la differenza
sia degli statisti che del contesto storico.
Capisco che darà fastidio smuovere queste ceneri. Capisco che mi diranno che è
impossibile il rapporto. Sono convinto che mi accuseranno di essere
nostalgico e forse fascista.
La mia generazione non ha avuto tessere del PNF come molti esponenti che dopo
la caduta del Fascismo sono diventati antifascisti o comunisti (da Giulio Carlo
Argan, da collaboratore di Bottai a sindaco comunista di Roma, a Norberto
Bobbio cattedratico mussoliniano a pensiero pensante dell'antifascismo, da
Giorgio Bocca a Dario Fo: dal mondo "repubblichino" a
"maestri" repubblicani). Ma alla fine quale è il punto?
Contano i fatti. I fatti sono in ciò che viviamo in ciò che abbiamo vissuto in
ciò che resta. Mussolini ucciso in nome della Resistenza antifascista tra
partigiani rossi e bianchi. Moro ucciso in nome del proletariato comunista con
i bianchi perentori per una non trattativa.
E Claretta? Uccisa da una Stella precipitata su Giulino di Mezzegra. Tutto il
resto è ideologia.
Fu un amore stregato o stregone quello tra Claretta e Benito?