Oltre l’8 marzo il bla bla bla non mi interessa e neppure
le mimose…
Le donne coraggio sì: da Giovanna d’Arco ad Oriana
Fallaci
di Micol Bruni
8
marzo."essere donna è così affascinante. È una avventura che richiede un
tale coraggio, una sfida che non finisce mai". Sono le parole di Oriana
Fallaci che risuonano, sempre piú con il passare degli anni, come una volontà
di riconquista di una identità sempre posseduta ma gridata con voce roca
attraverso i passi di una storia mai accettata mai condivisa fatta di ideali
mai assopiti.
8
marzo 1908. Operaie morte nel rogo di una fabbrica di new York. 8 marzo1946 l
Italia tutta ( ma già a partire dal 1922) rende vivo il ricordo degli ostacoli
che l essere umano, donna, ha affrontato. Nasce il simbolo della mimosa. Mi
chiedo se ancora oggi le donne debbano sventolare la bandiera gialla della
mimosa, debbano ancora avere le voci straziare da battaglie per non smarrire la
propria dignità di fronte al mondo e per riappropriarsi della storia. Sono
ancora le parole di Oriana Fallaci a guidare i miei pensieri...leggo ( e
scrivo) " vi sono momenti, nella vita,in cui tacere diventa una colpa e
parlare un obbligo, un dovere civile, una sfida morale, un imperativo
categorico al quale non ci si può sottrarre".
Concordo
con Oriana. Donna coraggio. Donna che ha saputo sfidare i destini. Donna che
non ha mai conosciuto i lamenti e le nenie. Ricordarla? Ma no. L’Otto marzo è
una festa entrata nella logica di un’antropologia che va riconsiderata.
Festeggiamo le donne coraggio. In un tempo di “femminicidio”, che brutto
termine, si continua ancora a sventolare la mimosa. Archetipi e simboli.
Dobbiamo
portare esempi. Testimonianze. Una donna nella nostra contemporaneità, ho già
detto è Oriana. Ma voglio qui parlare di una donna straordinaria che ha
inventato il coraggio l’eresia la santità la vita la coerenza ilo sogno l’amore
la fedeltà ai valori… Ovvero Giovanna d’Arco. Se vogliamo parlare dell’Otto
marzo invito a riflettere su Giovanni d’Arco.
Nel
silenzio della dignità che è lealtà…
Allora?
Senza alcun bla bla bla…
La
sacralità in Giovanna d’Arco
Giovanna d’Arco. Era il maggio del 1431. Sulla Piazza del Vieux – Marché sul
rogo bruciava Giovanna. Era nata nel 1412 a Domrémy. Giovanna è un mito.
Una storia che traccia destini. Soltanto nel 1894 viene
proclamata venerabile da Leone XIII e Pio X nel 1909 le dà la beatificazione.
Mentre è Benedetto XV che nel 1920 la santifica.
Dopo cinque secoli dalla morte Giovanna d’Arco viene “proclamata” Santa. Ma è
il simbolo di una lotta politica. La politica come identità di vita.
Da leggere, per meglio comprendere la figura di questa donna , è il saggio di
Giovanni Bogliolo su Giovanna D’Arco Strumento di Dio o strumento di
potenti?.
Il messaggio divino di Giovanna d’Arco è nella storia recente. Ed è proprio
attraverso questo messaggio che la trasposizione religiosa diventa trasmissione
di cultura e di storia.
Cultura, storia e santificazione. Sono tre elementi importanti che sottolineano
l’importanza di Giovanna e come questo personaggio è centro della politica.
Oggi su due componenti si legge la vita di Giovanna. Il mito e l’eroico. È
naturale che rivesta, tuttora, una caratura mitica perché oltre tutto resta
dentro la leggenda. Si racconta di Giovanna raccontando le sue imprese in
termini leggendari. Il mito così è la trasposizione della realtà. Il senso
dell’eroico consiste proprio nei gesti e negli atti che Giovanna ha compiuto.
Giovanna d’Arco ha sempre parlato di sacrificio a Dio. È dentro ormai la
cultura popolare. In una altro testo scritto da Régine Pernoud, dedicato sempre
a Giovanna d’Arco, si legge: “…la sua popolarità ha raggiunto un livello straordinario,
al punto che in Francia non esiste un partito politico che non l’abbia
rivendicata. Ma, al di là delle strumentalizzazioni partigiane, Giovanna è
diventata una santa universale, conosciuta in tutto il mondo: santa per
eccellenza di ogni liberazione, alla testimonia a tutti che l’azione divina
esige una risposta sia dai laici come lei che dai religiosi e dalle religiose,
e che questa risposta può essere data nelle circostanze peggiori, nella guerra
come nella pace”.
Péguy definì Giovanna “La più santa dopo la Santa Vergine ”. Si sentì chiamata
ad “una vocazione straordinaria”. La fede. Ma nella fede c’era la rivoluzione
religiosa che ora diventa rivoluzione nelle coscienze e delle coscienze.
Strumento di Dio o strumento dei potenti? È questo, dunque, l’interrogativo che
Giovanni Bogliolo pone. Non fu alcun strumento. Ma piuttosto la sua “avventura”
è da leggersi in termini messianici. Non si può essere strumento dei potenti.
Proprio per questo resta dentro la cultura del popolo.
Robert Brasillach dedicò a Giovanna d’Arco una Adaptation scenique du proces
de Jeanne D’Arc. In questo processo c’è il mito di Giovanna ma c’è,
indubbiamente, la tragedia. Una tragedia che è dentro la vita. Per Brasillach
Giovanna era anche il segno della giovinezza. Il simbolo di una giovinezza che
diventa esuberanza, bellezza, appunto, e mistero. Diventa per Brasillach un
personaggio da romanzo. E va raccontato e amato. Giovanna d’Arco come Chénier.
Brasillach si incammina verso questo percorso e ne traccia i segni e ne
individua i sogni.
Alla storia di Giovanna subentra la leggenda. Resta nel mito perché la si
ricorda nella leggenda. Lo dice Giovanni Bogliolo nel testo citato. “La
leggenda i Giovanna d’Arco comincia nel momento stesso in sui termina la sua
storia, a mezzogiorno del 30 maggio 1431” .
Su Giovanna d’Arco l’immaginario popolare ha costruito diverse avventure. Si
racconta di una Giovanna Santa. Si racconta anche di una Giovanna d’Arco
strega. Tuttora la sua storia e la sua leggenda vanno lette attraverso queste
chiavi di interpretazioni. Ma è il suo destino che traccia identità. Traccia
sentieri.
Ancora oggi Giovanna è un simbolo. È un simbolo che difende la tradizione, i
valori, gli ideali. E per compiere questa difesa fa una rivoluzione per la
conservazione. E’ contro gli inglesi invasori. E diventa baluardo per tutti i
francesi. La cacciata degli invasori è nel sentimento di patria al quale
Giovanna dava un valore profondamente religioso. La difesa della patria era
anche la difesa della cristianità.
Fede, patria, e tradizione. Su questi tre “sentimenti” si realizza il viaggio
di Giovanna. Un viaggio che la porta sul rogo ma la incorona nel cuore del
popolo. Dall’eroicità , di cui si è accennato, al mito.
Oggi, indubbiamente, è un personaggio che combatterebbe l’idea dal modernismo.
Starebbe con quell’idea di sacralità, che è nelle consapevolezza della
nostalgia della civiltà, che è l’anima della tradizione.
Facciamo
un po’ di silenzio. La donna oggi? Facciamo tre passi nella tradizione.
Oltre
il femminismo.