Centro Studi
E
Ricerche
Francesco
Grisi
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Pierfranco Bruni ricostruisce gli anni di
quando Pavese scriveva a Benito Mussolini
Pavese a Mussolini: "…mai io mi ero
sognato di fare della politica, di qualunque genere, e tanto meno
dell'antifascismo".
“È
necessario rileggere Cesare Pavese, (nato nel 1908 – e morto nel
1950), scrittore e poeta, con una interpretazione politica, sottolinea
Pierfranco Bruni, Presidente del Centro Studi e Ricerche ‘Francesco Grisi’ e
autore di numerosi saggi dedicati allo scrittore piemontese. Uno
scrittore importante che va riletto anche attraverso la sua posizione
ideologica e oltre gli scemi conformisti finora proposti. Non va dimenticata la
polemica innescata nel 1990 con la pubblicazione del suo ‘Taccuino segreto’
dove si evince, ancora una volta, la sua vicinanza al Fascismo. Cosa da me
sottolineata in più occasioni, ma si evidenzia anche un altro aspetto che è quello
di un segno irriguardoso nei suoi confronti da parte di politici comunisti e di
intellettuali antifascisti”.
Pierfranco
Bruni, nel rileggere e scrivere su Pavese, afferma: “Non vanno dimenticate le
parole che usò Pajetta quando si pubblicarono i ‘Taccuini’. Dietro alla storia
del Fascismo di Pavese si sono consumate numerosi conflitti anche di natura
letteraria. È giunto il momento di fare chiarezza e di non abbandonarsi a falsi
giudizi. Mi auguro che si possa prendere in considerazione, in modo serio,
anche la posizione o le posizioni politiche di uno scrittore straordinario e
unico qual è Cesare Pavese”.
Pierfranco Bruni all’opera di Pavese ha dedicato tre libri (una significativa
lettura è recente: “Il viaggio omerico di Cesare Pavese” e “Pavese tra il mare,
le donne e il sentimento tragico” ) e numerosi saggi e si appresta a pubblicare
un nuovo lavoro dal titolo emblematico: “L’amore e l’impossibile in
Cesare e Costance”, in cui si parla della sua ultima storia d’amore tra
Pavese e l’attrice americana Constance Dowling.
C’è un dato di fondo sostengono al Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi ed
è quello che non si può ormai disconoscere che Cesare Pavese abbia aderito al
Fascismo con convinzione. Come molti intellettuali e scrittori della sua
generazione.
“A provarlo, sostiene Bruni, non sono soltanto la sua iscrizione al Pnf (nel
1933) e le pagine di diario, risalenti al periodo del Ventennio, pubblicate
successivamente nel 1990, e rimaste inedite sino a quella data, ma a confermare
e a definire il suo Fascismo vi sono le lettere, indirizzate agli organi di
governo, scritte dal confino di Brancaleone in Calabria (1935 - 1936) dove era
stato mandato per un puro errore e non per reali motivi politici oltre ad
alcune pagine emblematiche de “La luna e i falò”, romanzo antiresistenza
per eccellenza che anticipa di cinquant’anni le ricerche e gli studi di
Giampaolo Pansa".
Gli studi di Bruni si aprono a ventaglio su queste considerazioni già
sottolineate in testi e saggi precedenti. Bruni, tra l’altro, pone
all'attenzione una questione centrale nella poetica dello scrittore delle
Langhe: il sentimento della memoria. Non la storia ma la nostalgia.
Pierfranco Bruni rilegge alcune lettere che Pavese indirizzava al Duce.
In una delle lettere indirizzate a Benito Mussolini Pavese annota: "…mai
io mi ero sognato di fare della politica, di qualunque genere, e tanto meno
dell'antifascismo; e che comunque, per quel tanto di leggerezza dimostrato nel
mio reato, riconoscevo la mancanza e chinavo il capo. (…) Non mi rivolsi sinora
all'Eccellenza Vostra -benché consigliatone da parenti e beneficati che ne
conoscono tutta l'umanità- per una natura la ripugnanza a intralciare con
piccole cose la giornata a Chi ha ben altro cui attendere…".
Gli studi di Bruni, comunque, analizzano, a tutto tondo, la poetica di Pavese.
Uno scrittore e un poeta che resta in quella letteratura della memoria e del
mito, ovvero dell’indefinibile ritorno e della dissoluzione del ritorno, ben
consistente nel contesto italiano del Novecento. Dopo i libri dedicati a
Pascoli, a D’Annunzio, al Futurismo Pierfranco Bruni ritorna sul suo
Cesare Pavese attraverso una lettura che pone come punti di riferimento la sua
visione politica e il suo amore per l’attrice americana in una
contestualizzazione che tocca proprio le Lettere e le pagine del Diario.