D'Annunzio con noi
Ampio successo della serata dannunziana a Roma
con Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni e il loro saggio: “Io ho quel che ho
donato”
A
Roma si è svolto un interessante incontro sulla figura e sull’opera di
D’Annunzio. D’Annunzio tra la poesia, l’interventismo ed elementi sciamanici
nella narrativa. Tre punti nodali che hanno caratterizzato l’approfondimento
dedicato a Gabriele D’Annunzio e il Novecento. Il tutto per presentare il
recente libro di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni dedicato proprio a
D’Annunzio dal titolo: “Gabriele D’Annunzio. Io ho quel che donato”
(Nemapress). D'Annunzio con noi. Su questa linea si è sviluppata la
serata.
La
manifestazione, svoltasi nella Sala Italia (Unione associazioni regionali), ha
riscosso consensi e un articolato e significativo dibattito. Bruni e De
Giovanni hanno posto l’attenzione su una griglia onirico – letteraria che ha
toccato elementi originali del dannunzianesimo dal Novecento ad oggi. Ha introdotto
i lavori, presentando, tra l’altro, anche il saggio di Bruni e De Giovanni,
Antonio Maria Masia, presidente del Gremio di Roma. Il saluto di apertura
è stato portato da Pasquale Mastracchio, Presidente dell’Unione delle
Associazioni Regionali in Roma.
Il
saggio su Gabriele D’Annunzio di Pierfranco Bruni e Neria De Giovanni si
arricchisce dei contributi di: Emanuela Forgetta per la Catalogna ,
Stefan Damian per la Romania , Arjan Kallco per l’Albania, Andrea Guiati per
gli Stati Uniti d’America, André Ughetto per la Francia , Valentina Piredda per
l’Austria, (Componenti dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari)
ed è stato pubblicato in occasione dei 150 anni della nascita di D’Annunzio,
(Pescara, 12 marzo 1863 – Gardone Riviera, 1º marzo 1938) .
Pierfranco
Bruni (Vice Presidente Nazionale del Sindacato Libero Scrittori Italiani) e
Neria De Giovanni (Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici
Letterari) hanno indagato tra le pagine e nella vita di D’annunzio tracciando
delle linee originali e portando sullo scenario letterario una lettura
innovativa, coraggiosa e ricca di importanti stimoli. E’ considerato un saggio
che apre delle prospettive nuove ad un D’Annunzio dentro tutto il Novecento tra
letteratura, estetica e antropologia e scava nel “nascosto” letterario e umano
di Gabriele.
“Abbiamo
voluto ricordare l’opera di D’Annunzio, sottolineano Pierfranco Bruni e Neria
De Giovanni, constatando che non sempre la critica ufficiale, accademica ed
universitaria, ha dato seguito a percorsi innovativi, a tutto campo,
sull’attività letteraria del Vate all’interno dei processi letterari moderni.
Il nostro studio cerca nelle pieghe della sterminata opera dannunziana, zone
ancora poco esplorate o lette in maniera distorta, ideologicamente
preconcetta”.
Il
saggio si esplica su alcuni percorsi e presupposti precisi. Infatti sia Bruni
che De Giovanni dichiarano: “L’estetica è nel D’Annunzio che lega il senso del
tragico al sublime. Un percorso in cui l’eros è nella sensualità, la quale assume
una dimensione certamente “carnale” ma anche metafisica attraverso una griglia
simbolica che trova nel romanzo che segna il Novecento Il fuoco un punto
centrale. C’è una originalità che tocca elementi mitico – sacrali certamente ma
si inserisce, il viaggio dannunziano, in una visione che è quella del magico e
dell’alchemico. Si pensi al suo rapporto con gli oggetti”.
I
due autori si soffermano anche sui simboli rappresentativi dei luoghi
dannunziani.
Pierfranco
Bruni chiarisce così: “I luoghi di D’Annunzio sono una lettura interpretativa
degli oggetti. Il Vittoriale è ricco di segni e di simboli. La tartaruga è un
rimando prettamente sciamanico. Come lo sono le aquile. Come lo è il Budda. Ci
sono archetipi non solo classici occidentali ma i riferimenti provenienti
dall’Oriente, in D’Annunzio, restano fondamentali. Una chiave di lettura ad
intreccio che aprirà nuove prospettive interpretative. Il mondo tragico e
quello sciamanico sono aspetti da leggere con molta attenzione”.
Mentre
Neria De Giovanni cesella: “Il D’Annunzio poeta viene affrontato nelle raccolte
meno note, i libri delle Laudi del cielo, del mare, della terra, degli eroi
(1903-1918)
che
per l’impostazione ideologica irredentista e nazionalista, non hanno avuto
buona lettura, diremmo alcuna lettura, negli anni trascorsi alla luce di
una preponderante ideologia impossessatasi anche dell’esercizio critico.
Ovviamente lo stile letterario dannunziano è stato contestualizzato e
storicizzato anche confronto con la coeva produzione poetica italiana”.
Una serata in cui gli spunti sull’originalità dannunziana hanno aperto un
dibattito profondo e vivace.