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Camilla Tabò, un’icona della pittura tarantina
martedì 14 gennaio 2014

di Giovanni Parisi




Camilla Tabò

 

 Camilla Tabò è un’icona della pittura tarantina a livello provinciale, regionale, nazionale ed internazionale Ora, sono passate sulle sue spalle diverse  primavere e si sente defraudata, sola, con una badante che le dà una mano di aiuto. Cammina poco e ha uno studio d’arte a Taranto, al centro della città bimare.. Frequentano scrittori, poeti, pittori , è presente  nei migliori libri di pittura come “ Il quadrato “ Ha conseguito migliaia di primi nazionali, partecipato  a mille mostre e non si tratta di un  mero eufemismo. Usa tutte le tecniche come l’acquarello, olio su tela, grafica e non vuole appartenere ad alcuna corrente di ismo come impressionismo, futurismo, astrattismo , lei e solo lei si chiama Camilla Tabò con i suoi affanni e lacerazioni interiori, il suo dissidio, i fantasmi di cui erano numi tutelavi  Diana, Apollo,  Artemide  ad Efeso ha il suo culto, Venere immortalata da poeti e scultori. Camilla ha spesso un occhio della testa  per la  vera tintura di oro zecchino. Già valente docente di disegno alla scuola secondaria di secondo grado, alle spalle ha anche una fondazione  di cui va fiera. Ora, gli anni diventano pesanti per tutti e cerca una sala dove potere esporre le sue opere, ma nessuno le risponde, nessuno, attorno è solo palude e deserto Arte, ancilla filosophiae, impera solo l’egoismo e il dio danaro. Lei è un’artista figurativa  e  sulla tavolozza  si vedono e si gustano con amore i sentimenti e la bellezza inenarrabile di palazzi sulla laguna, la levità della danza di ballerine, l’interno di un teatro, esegesi di sogni come la danza di una singola donzella, campanili svettanti,  donne con trucco, tipo ottocento,palazzi grandiosi che si affacciano sul mare o sulla laguna , oltre cento opere  solo nello studio d’arte. Lei riflette sul suo passato e le tornano alla mente e alla fantasia gli anni della giovinezza ,se crede di essere sola , si sbaglia perché resta sempre legata ed appassionata  ai fantasmi della sua pittura, è il suo mondo che il mediocrume imperante non saprebbe non solo capire, ma nemmeno apprezzare. E’ il destino assurdo degli artisti veri, non degli imbianchini che non conoscono cosa sia una traiettoria o una bozza. Tabò deve essere aiutata e non possono marcire nell’oblio le sue preziose opere. Si potrebbe scrivere a lungo sulla sua vasta produzione artistica, ma un conto è discettare altro è vedere per avvertire la forza vulcanica del sentire vichiano, Le dà forza e coraggio l’amore che per “ l ‘universo si squaderna “ Vorrebbe che altri potessero gustare il suo finissimo lavoro, ma i tempi le sono ostili e questo mistero è avvento da tanto tempo, tranne nell’epoca della Repubblica ed impero romano e  nella civiltà greca Tabò non conoscerà mai l’oblio, ma solo la luce che da anni ha trasfuso nelle sue opere.

 




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