Camilla
Tabò è un’icona della pittura tarantina a livello provinciale, regionale,
nazionale ed internazionale Ora, sono passate sulle sue spalle diverse
primavere e si sente defraudata, sola, con una badante che le dà una mano di
aiuto. Cammina poco e ha uno studio d’arte a Taranto, al centro della città
bimare.. Frequentano scrittori, poeti, pittori , è presente nei migliori libri
di pittura come “ Il quadrato “ Ha conseguito migliaia di primi nazionali,
partecipato a mille mostre e non si tratta di un mero eufemismo. Usa tutte le
tecniche come l’acquarello, olio su tela, grafica e non vuole appartenere ad
alcuna corrente di ismo come impressionismo, futurismo, astrattismo , lei e
solo lei si chiama Camilla Tabò con i suoi affanni e lacerazioni interiori, il
suo dissidio, i fantasmi di cui erano numi tutelavi Diana, Apollo, Artemide
ad Efeso ha il suo culto, Venere immortalata da poeti e scultori. Camilla ha
spesso un occhio della testa per la vera tintura di oro zecchino. Già valente
docente di disegno alla scuola secondaria di secondo grado, alle spalle ha
anche una fondazione di cui va fiera. Ora, gli anni diventano pesanti per
tutti e cerca una sala dove potere esporre le sue opere, ma nessuno le
risponde, nessuno, attorno è solo palude e deserto Arte, ancilla filosophiae,
impera solo l’egoismo e il dio danaro. Lei è un’artista figurativa e sulla
tavolozza si vedono e si gustano con amore i sentimenti e la bellezza
inenarrabile di palazzi sulla laguna, la levità della danza di ballerine, l’interno
di un teatro, esegesi di sogni come la danza di una singola donzella, campanili
svettanti, donne con trucco, tipo ottocento,palazzi grandiosi che si
affacciano sul mare o sulla laguna , oltre cento opere solo nello studio
d’arte. Lei riflette sul suo passato e le tornano alla mente e alla fantasia
gli anni della giovinezza ,se crede di essere sola , si sbaglia perché resta
sempre legata ed appassionata ai fantasmi della sua pittura, è il suo mondo che
il mediocrume imperante non saprebbe non solo capire, ma nemmeno apprezzare. E’
il destino assurdo degli artisti veri, non degli imbianchini che non conoscono
cosa sia una traiettoria o una bozza. Tabò deve essere aiutata e non possono
marcire nell’oblio le sue preziose opere. Si potrebbe scrivere a lungo sulla
sua vasta produzione artistica, ma un conto è discettare altro è vedere per
avvertire la forza vulcanica del sentire vichiano, Le dà forza e coraggio
l’amore che per “ l ‘universo si squaderna “ Vorrebbe che altri potessero
gustare il suo finissimo lavoro, ma i tempi le sono ostili e questo mistero è
avvento da tanto tempo, tranne nell’epoca della Repubblica ed impero romano e
nella civiltà greca Tabò non conoscerà mai l’oblio, ma solo la luce che da anni
ha trasfuso nelle sue opere.