Popoli
migranti e tutela dei popoli in fuga. Riprendiamo la lezione di un
costituzionalista meridionale: Gennaro Cassiani a 110 anni dalla nascita
di
Micol Bruni*
Ci sono stati giuristi, costituzionalisti, politici che hanno affrontato la questione
relativa al legame tra diritto e tutela delle minoranze linguistiche. Uno dei
punti di riferimento che ha lasciato un segno ben marcato all’interno delle
norme costituzionali italiani è stato certamente Gennaro Cassiani.
Gennaro Cassiani, politico, avvocato penalista, statista, più volte Ministro
nell’Italia democratica, scrittore, meridionalista, uomo di pensiero. Una
figura di primo piano anche nel mondo cattolico – giuridico. Infatti nella cultura sociale - cristiana,
grazie ad una lettura politica degli avvenimenti, dei fpercorsi storici e ad
una interpretazione storica stessa dei fenomeni, la figura di Gennaro
Cassiani (a 110 anni dalla nascita: nato a Spezzano Albanese, in provincia di
Cosenza,1903 e morto a Roma, 1978), in un contesto tra gli anni Trenta e
Sessanta, ha svolto una particola importanza sia per gli incarichi che ha
rivestito sia per la stimolazione dialettica che è stato capace di innescare.
Attraverso un confronto
serrato tra istanze politiche e percorsi culturali la sua presenza ha lasciato
dei segni tangibili proprio in un legame tra le articolate culture in un
confronto tra società occidentali e popoli provenienti dall’Oriente. Applica la
visione giuridica alla cittadinanza alla libertà. Si è cittadini nella cittadinanza
al rispetto delle identità. Questo sembra un monito che non ha mai abbandonato
l’opera di Cassiani. Oggi ritorna nel dibattito anche tra popoli migranti e
popoli emigranti.
Il dato centrale, la
sua formazione giuridico – umanistica è una testimonianza importante, è che Cassiani
parte da una visione culturale e umana della politica. Ovvero la politica è
all'interno della cultura attraverso esempi e partecipazione. Il concetto di
partecipazione in Cassiani assume una duplice valenza: giuridica e antropologica.
Ovvero il diritto e la conoscenza sono due aspetti per affrontare le questioni.
Ho già scritto in altre occasioni ma mi preme ribadire che ci sono aspetti
significativi nell'impegno di Gennaro Cassiani. Aspetti che si sono esplicati
non solo su un piano istituzionale ma anche (e nella prima fase soprattutto) su
quello di una cultura militante. La sua è una formazione militante che si
sviluppa, sin dalle prime esperienze, attraverso un costante rapporto con la
realtà territoriale, con le realtà territoriali. E queste realtà si trovano
sempre in quel suo rapportarsi con le Istituzioni, con la politica alta,
con le sue metodologie espressive in quelle sue esperienze nei vari
settori nei quali si è trovato ad operare e nei vari problemi con i quali si è
quotidianamente confrontato.
La politica come modello di comunicazione alla cui base doveva esserci,
comunque, un sistema di valori che avevano come riferimento l'uomo. Una matrice
profondamente cristiana che è maturata negli anni la cui centralità è stata
sempre rappresentata dagli ideali della politica. Una politica come servizio
per l'uomo, per la crescita dei territori, per lo sviluppo delle comunità
all'insegna di una dignità e di una profonda consapevolezza nei confronti di
quel tempo nuovo che si affacciava all'orizzonte. La questione arbereshe era un
orizzonte nel suo essere e manifestarsi uomo delle istituzioni.
Capire i tempi nuovi e la storia, egli amico di Aldo Moro aveva ben capito i
“tempi nuovi”, che avevamo davanti già a partire dagli anni turbolenti della
primo periodo nel quale si preparava la stagione post - fascista. Ebbene,
Cassiani nel concetto di ribellione (termine e definizione ben studiata nella
sua tesi di laurea del 1925) manifestava non soltanto una sottolineatura
giuridica ma un essere dell'esistenza che congiungeva il pensiero morale con
l'atto politico. Un rapporto che è stato un tassello necessario per comprendere
la società dagli anni Cinquanta in poi. Un rapporto che trovava la sua
dimensione comportamentale nell'idea etica.
L'etica della politica nella visione morale dei problemi che andavano
affrontati e risolti. Ma non oltre la politica. Sempre all'interno della
politica perché la politica, per Cassiani, partiva da una testimonianza
spirituale, da un sentimento che focalizzava le questioni vere, le radici
problematiche dell'essere uomo in una comunità di uomini. Forse anche in questo
stava il suo raccordo con la cristianità della cultura di un popolo che
diventava civiltà.
La questione relativa
al diritto alla tutela delle minoranze linguistiche ed etniche ha come base, in
Cassiani, questo significato umanistico e giuridico “ a priori” e se vogliamo
“a prescindere…”.
Oggi dovremmo, credo,
ritornare alla lezione di Cassiani. In tempo di etnie migranti e di
immigrazioni emigranti (dovremmo poter discutere su questi aspetti che sono
dentro i processi politici sul concetto – valenza di “popoli in fuga” sia sul
piano politico che giuridico) ridiscutere sulla Legge Bossi – Fini senza un
attraversamento storico – giuridico che possa riguardare la normativa sulla
tutela delle minoranze linguistiche sarebbe compiere una discussione a metà.
Mi auguro che si possa
aprire una vasta discussione su una tale tematica partendo proprio dalla
“umanizzazione” del diritti alla tutela secondo la concezione di Gennaro
Cassiani.