“Asmà e Shadi”,
Editore Pellegrini Libro Strenna - Antonietta Cozza cura la Postfazione
In “Asmà e Shadi”
di Pierfranco Bruni” Un verso tremendamente bello e “bellissimamente” tremendo”
– (A. Cozza) -
“Se preziosa sei
stata/ ora non più/ nel giardino delle lune cadute” (Zarateo) -
- di Antonietta
Cozza -
C’è una storia in questo versificare che s’inanella in
cerchi concentrici sempre più sottili e impalabili fino a diventare diafani e
pressoché invisibili. E’ la storia di Asmà e Shadi, edito da Pellegrini, che
inseguono e seguono i loro sogni fatti di parole attraverso il viaggio della
vita, del cuore, dell’anima.
Della storia. “Io sono Asmà e ti cerco nella confusione
delle parole./ Sono donna di mare con le nuvole che navigano i miei occhi”. E
“Io sono Shadi, l’incantatore./ Ma tu sei l’incantesimo” .
I versi di Asmà e Shadi hanno in sé l’ondivago delle onde,
dell’alta e della bassa marea insieme, sono un’eco che risuona e risuona e
ancora risuona, sono un dialogo a due voci in cui si sente, come in una sorta
di straordinaria nenia di sottofondo, un alitare costante di malinconia, un
fruscio strisciante ma tenace di lacerazione che rende il verso tremendamente
bello e “bellissimamente” tremendo in un perenne, ineludibile ossimoro che
dura, inevitabile, fino alla fine.
“Io, Shadi, ti aspetto ogni sera,/ ma il crepuscolo è lento
ad andar via.” E l’eco : “Senza consolazioni/ mi scorre dentro/ la rugiada dei
tuoi amplessi”.
Ma Asmà è donna di nuvole e vento e Shadi non potrà darle
nuvole, potrà solo starle accanto; Shadi è un incantatore ma le nuvole e il
vento sono mutevoli, cangianti, pluriforme, altalenanti e il loro movimento è
inafferrabile, è l’attimo che fugge nell’attimo stesso in cui lo si coglie.
Ma è qui la forza di questo poetare incardinato da climax
ascendenti e discendenti ed è in queste onde interiori così cariche e gravide
di una suspance emotiva che il lettore va a incunearsi divenendo una sorta di
cassa di risonanza del sentire di Asmà e Shadi che è sentire universale,
metafora dell’umano di tutti i tempi e di tutti i spazi che, pur ammantata da
intensi cromatismi orientali, resta sempre una grande allegoria del cuore, un
racconto eterno ed eternabile.
Shadi potrà mai incantare l’attimo?
“Non potrò dirti /che resterò nel tuo abbraccio” racconta
Asmà e lentamente il verso si sfilaccia e lo fa sempre più come un pulviscolo
dell’anima che si appiccica alla pelle: “restami nell’incantesimo/ preziosa
come la luna…/e come volo del silenzio/ il sogno non teme il tempo / nel
tremore del disincanto”.
Shadi potrà mai incantare l’attimo?
“Non ci siamo amati/ fino a perderci/ ma amandoci così/ ci
ritroveremo nelle maree/ che portiamo negli occhi/”. “…Un amore infinito/
traccia passi nell’indefinibile”.
Shadi potrà mai incantare l’attimo?
“Quando un danzatore sufi/ non percepisce più le stelle/ si
dice che è caduto il velo/ e lo sguardo ha raccolto la verità”.
Non potrà.
Il dialogo a due voci allora si fa sincopato e rotto,
epidittico. I cerchi concentrici sono sempre più piccoli, claustrofobici,
soffocanti.
“Mi sfuggi…/ Ma non capisco” dice Asmà.
“Ascoltati e capirai...Hai perso la tua eleganza per un
incantesimo in più/ e io ho osservato il tuo sguardo, la tua assenza, il tuo
non esserci”,risponde Shadi.
L’attimo sì, quell’attimo, è già trascorso.
“Ho smesso le parole/ E ti consegno il mio silenzio/
imprevedibile come il tuo tremore” così l’incantatore sciamano.
Un testamento. Definito, definitivo.
Resta il silenzio sì. Ma sulla pelle del lettore un’emozione
forte, totale perché, se anche l’attimo fugge via, resta il sogno. Imperituro e
indelebile.
Antonietta Cozza e Pierfranco Bruni