PRESENZA LUCANA Presidente: Michele
Santoro
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Mercoledì 08-12-2013
PRESENZA
LUCANA –CANTI POPOLARI – Mario Donatiello: La canzone napoletana del periodo
1200-1800
Si è svolto per i
“Venerdì Culturali di Presenza Lucana” un appuntamento facente parte della
cartella “Canti Popolari” dal titolo “La canzone napoletana del periodo
1200-1800.
Michele Santoro e il cantautore
e studioso delle canzoni antiche napoletane Mario Donatiello hanno tracciato,
con le canzoni antiche proposte pur nella loro brevità, un percorso completo
che ha dato per far capire, attraverso pochi canti, la nascita della canzone
napoletana popolare e le varie trasformazioni che la stessa ha avuto nel tempo.
E’ importante per
fissare una data, più verosimile, alla nascita della canzone napoletana popolare
anche capire quando il dialetto si sia sviluppato.
Nella penisola italica,
dopo che per secoli si era parlato, in tutti gli atti ufficiali, solo il
latino, nel 1200 cominciarono a prendere forma i vari dialetti sotto il regno
di Federico II. E’ in questo periodo che si trovano i primi versi di un canto
popolare un breve testo in napoletano, databile attorno al 1200, contenuto in
un codice di verseggiatori del quattrocento conservato nel museo nazionale di
Parigi dal titolo: Jesce sole. Traccia di questo canto si trova ancora nel
Pentamerone, alias “Lu cunto de li cunti”, fine 1500, il più antico libro di
favole napoletane, di Giambattista Basile. Una favola “La gatta Cenerentola”,
tratta da questo testo fu adattata teatralmente e musicalmente dal regista
Roberto De Simone. Questo spettacolo, del 1976, rappresenta, ancor oggi, uno dei
maggiori successi teatrali della storia napoletana.
Tutti gli storici si
trovano d’accordo nella contemporaneità della nascita del dialetto e della
canzone.
Il dialetto
napoletano, con decreto del re Alfonso D’Aragona, nel 1442, con l’avvento degli
Aragonesi e in particolare di Re Alfonso II, divenne lingua ufficiale del
Regno, sostituendo il latino.
Dopo la
caduta degli aragonesi, la lingua ufficiale imposta fu quella spagnola.
La lingua
napoletana, per il popolo, rimase quella parlata divenendo più colta tramite il
canto. E’ di questo periodo la nascita ed il trionfo di un canto “a più voci”
chiamato “villanella”.
Tutti i canti raccolti e
trasmessi a voce sono chiamati “popolari” perché la loro creazione è attribuita
all’intero popolo (napoletano) e non a un autore in particolare. In realtà si
tratta di componimenti di ignoti che si sono, poi, arricchiti e modificati nel
corso degli anni.
In seguito è importante
nello studio della canzone popolare napoletana, fare riferimento al “parigino
di Mergellina”, Guglielmo Cottrau che per primo, in “Passatempi Musicali”,
trascrisse molti canti popolari ascoltati dalla viva voce dei cittadini che se
li tramandavano oralmente.
Grazie a Guglielmo e a
suo figlio Teodoro, che pubblicò il libro nel 1865, molte canzoni del 1500 e
1600 sono state salvate, diffuse e conosciute anche all’estero (Fenesta Vascia,
Michelemmà, Fenesta ca lucive, Lu Guarracino, Cicerenella).
Oggi il
“napoletano” è considerato dall’Unesco una vera lingua poiché parlata da
milioni di persone e seconda solo all’italiano.
Articolo Michele
Santoro