Se le parole sono un limite l’amore è destino nel
Cantico
che sigilla “Asmà e Shadi” di Pierfranco Bruni
L’Archeologa e collaboratrice della
Libreria Editrice Vaticana Maria Milvia Marciano incontra Pierfranco Bruni con
“Asmà e Shadi” lungo i passi del mistero
di
Maria
Milvia Morciano*
“Le
parole sono un limite”. Così in “Asmà e Shadi”,
(Pellegrini editore), uno dei versi. Come si può raccontare un amore se “le
parole sono un limite”? Con le immagini. Pierfranco Bruni raccoglie la
sapienza della tradizione poetica più antica e costruisce un poema in versi che
si dispiega per immagini.
Come
nel “Cantico dei Cantici” la costruzione è dialogica e scorre per
figurazioni ben visibili al nostro immaginario, con presenze, suoni ed elementi
che anche nella nostra realtà urbana e occidentale non sono stati dimenticati,
anzi fanno parte di ogni uomo, che sia del sud o del nord, di oriente od
occidente. Aurore e tramonti, vento, nuvole, mare e deserti.
Le
parole più belle e gli oggetti più incantatori quali sono i regali della terra
e del mare, le conchiglie e i fiori, creano la trama dei versi la cui
musicalità è sempre sommessa e malinconica. L’amore non è solida gioia ubriaca
ma è un lampo sovrannaturale, mutevole, che rende insicuri di perdere quel momento
così perfetto. Questa è la corda sottesa al tema dell’amore.
Nel
“Cantico dei Cantici” l’amore umano è confrontato con ciò che pone
termine alla vita umana, a quanto esiste di più crudele nella vita degli
uomini: l’amore è forte come la morte e la passione è tenace come il regno dei
morti. Ma l’amore è la fiamma di Dio (8,6), è il sigillo che vince le tenebre.
I
versi di “Asmà e Shadi” iniziano brevi e veloci. Frasi musicali piene
di luce e di gioia per l’amore che sta nascendo e si sta cercando. Man mano che
si scorrono i versi questi diventano più densi e lunghi: per raccontare la fine
occorrono parole, spiegazioni. Il dolore si diffonde come il lamento dell’amato
dietro la porta chiusa. E infine il silenzio, perché non vi è risposta.
Chiudono
i versi di due poeti, gli stessi che aprono il libro, Nazhim Kalim Dakota Abshu
e Manuz Zarateo,
il primo tunisino e il secondo turco, poeti scoperti e curati da Pierfranco
Bruni che accompagnano e fanno da contrappunto ad Asmà e Shadi in un
unico grande dialogo la cui lingua è unica e universale. Perché non ci sono
confini quando si raccontano le immagini dell’amore e del destino.
Maria
Milvia Morciano
*Archeologa
e collaboratrice Libreria Editrice Vaticana