QUANDO LA CULTURA AVEVA UN
PROGETTO: DA TARANTO A GROTTAGLIE DA MARUGGIO A MARTINA FRANCA IN UN LIBRO
SCRITTO CON TONINO FILOMENA
DI PIERFRANCO BRUNI
Quando la cultura aveva un
progetto. Potrebbe essere il titolo di un documentario a luci bianche e ombrate
e poi nere. Forse anche rosse. Sarebbe più attraente per noi che siamo
mandrilli di natura. Ma non si tratta di ironizzare, piuttosto di constatare
il “volume” di cultura, lo spessore della cultura, gli obiettivi intrinseci nel
rapporto tra territorio e capacità di scommettere sul suo sviluppo.
Ebbene, quando la cultura aveva
un progetto, a Taranto e nel suo territorio, si elaboravano idee. Idee
innovative e non si riciclavano conferenze, convegni, sagre e sagrette,
appuntamenti episodici e mai vissuti nella continuità.
Cosa significa questo? Significa
il Magna Grecia Festival, Il salone dell’editoria e del libro,i progetti
sull’anno della Magna Grecia, i progetti sul Medioevo, il progetto civiltà
rupestre – unesco, il Premio Poseidon, il Premio Ori di Taranto (da una idea di
Cosimo Fornaro e poi rielaborata), la presenza di eventi internazionali come la
Mostra sugli anni del Futurismo, la mostra su De Chirico e la metafisica tra
Magna Grecia e Mediterraneo, (che nell’arco di un mese ha registrato trentamila
presenza in una città come Taranto), il Premio Giuseppe Battista a Grottaglie,
il convegno e le mostre sul brigantaggio a Martina Franca, la rilettura dei
Templari a Maruggio, gli incontri a Manduria, i convegni e le pubblicazioni sul
mondo albanese a San Marzano e la presenza degli intellettuali più
significativi nel dibattito contemporaneo.
Presenze mai ideologicamente
schierate. Irene Papas in uno dei suoi Festival della Magna Grecia cominciò
cantando “Bella ciao”. Si pensi al convegno nazionale sul Sessantotto con la
presenza di ex terroristi neri e rossi a confronto. E poi la pubblicazione
degli atti di ogni di convegni.
E la centralità era l’università.
L’incremento di Scienze ambientali con il centro Metea (che fine ha fatto?), la
nascita di economia, i diploma universitari nelle due sedi di Grottaglie e
Martina Franca, il primo protocollo di intesa per istituire Giurisprudenza. E
ancora altro.
Il tutto in un libro sul quale
stiamo lavorando io e Tonino Filomena. Fatti non episodi. Stiamo ricostruendo,
senza parentesi, anni cruciali. Ieri ed oggi. “Quando la cultura aveva un
progetto”. Passata questa fase che vedeva come punti di riferimento Taranto,
Grottaglie, Maruggio, Ginosa (per il rupestre) l’idea del Progetto Cultura è
stato mitragliato. È giusto riportare alla luce una storia che ha
contrassegnato Taranto e il territorio in un rapporto nazionale e
internazionale con lo scopo di offrire, non conferenze o spazi a conferenzieri,
ma progettualità guardando allo sviluppo del territorio.
I due capisaldi rimasti in
trincea, ma poi, sono stati Grottaglie (il progetto culturale è completamente
diverso da un’idea della cultura intesa in senso scolastico e di lecture
dantesche), che attualmente non conosce la struttura di un Progetto di idee sulla
Cultura (attenzione alla terminologia che fa il tutto sul piano anche della
dialettica) e Maruggio che si è difeso egregiamente con il famoso Premio
Internazionale Mediterraneo e con la biblioteca che era diventata una fucina di
cultura. Anche Maruggio è caduta, assediata dalle truppe nemiche alla cultura.
Su Grottaglie un denso capitolo: Premio Battista, Liceo Moscati, Museo della
Ceramica (ma quello è allestimento scientifico?).
È rimasta la dignità e l’onore,
la lealtà e il coraggio di Maria Sofia. Ora siamo allo sbando. La Taranto
candidata a città della cultura mi fa sorridere. Gli applausi dureranno nei
secoli e il vuoto resterà imprigionato nelle epoche.