In Asmà e
Shadi di Pierfranco Bruni uno specchio è posto al di sopra delle Sette
Porte perché si veda l’Oriente
-Nelle libreria dall’1 agosto-
- Dall'Introduzione di GERARDO PICARDO -
“Le mie mani
hanno la riga delle corde dei
porti
mancati”.
Abita in
questi versi di Piefranco Bruni il
sogno di
Asmà e Shadi (Pellegrini editore – 0984 795065)
in
distribuzione in questa settimana.
Due
storie che conoscono
l’odore
delle spezie e il sangue caldo delle
lotte. Sono
parole di destini, carne e spirito
che danzano
nelle veglie del tempo. È un dialogo
che accade a
Oriente, dove sorge il sole, e la
saggezza si
fa sempre narrazione.
Un uomo e
una donna cercano una parola
perduta, e
cercano di non perdersi. Il loro
strumento è
il linguaggio orientale, che torna
sempre al
centro dopo aver compiuto viaggi di
significati.
Anche la poesia è ritorno al centro
dopo
l’avventura del labirinto.
Parole di
sabbia e speranza in questo dialogo
che ha gli
echi di sapienze lontane.
La magia dei
sufi danzanti, l’incenso delle
soste, i
piedi insanguinati di umanità.
“Ho carezze
tra le mani che dedico ai tuoi
silenzi”,
scrive il poeta. Perché i silenzi ci sca-
vano l’anima
ma lasciano sempre spazio a occhi
capaci di
superare muri e cogliere l’oltre.
Le parole di
Asmà e Shadi sono danze sciamane
che legano
nella carne incantatore e incantesimo.
Pierfranco
Bruni continua a cercare tra le
pieghe del
tempo, si intrattiene con i mercanti
arabi e ne
ascolta la voce. Lancia dadi e racconta
la magia del
Mediterraneo perché ne conosce
il vero
segreto: l’incontro. Percorsi tra la sabbia
e la pietra,
partenze e ritorni, dove l’altro non è
nemico ma
‘Aki’, fratello nella storia.
Scambia il
grano del suo Sud con olio profumato
di nardo,
quello che un giorno Maria
Maddalena
versò sui piedi del Nazareno, cogliendo
la sua
verità di passaggio per la Galilea.
Pierfranco
Bruni non ha smesso di rincorrere
parole che
restino fino a sera. Vale per lui
ciò che
Giordano Bruno scriveva nel De Minimo:
“Noi cerchiamo
un pane diverso…”. Uno
specchio è
posto al di sopra delle Sette Porte,
nel lato
occidentale, perché si veda l’Oriente,
là dove
brilla la luce che è al di sopra del velo.
“Siamo un
altro vento, ormai”, recita un altro
passo di
questo dialogo che non si chiude
anche quando
i protagonisti non si cercano più.
Si è soli ad
amare e a morire, soli davanti alla
pietra del
tempo.
“Urlami
l’immenso”, si legge in un altro
verso che
impagina dolore e passione. È voce
che consuma
le attese, rincorre una bellezza che
“non segna
confini”.
Nulla,
forse, è più vero di due corpi che si
stringono
nella sabbia. “Io e te siamo segreto”,
e il vento
“ha l’odore del sale e dei crepuscoli
anneriti”.
In questo viaggio non vi sono certezze,
o forse vi è
la certezza più grande: “Vivimi
con il mare
dei viandanti e portami con te”.
Il
Mediterraneo è destino che si dice con la
poesia,
perché nella poesia il tempo non fugge
e non si
svuota. La differenza irrompe contro la
ripetizione.
Ma la poesia è anche ponte, perché
attraversa
storie. Ed è coscienza, unisce oltre
ogni
barriera e appartiene a tutti.
Inutile però
barare, si scrive sempre per
amore.
Quando nasce o quando finisce, quando
scalda il
petto o fa salire ricordi e toglie le bende.
“Le tue
labbra non hanno più il mare, ma la
marea”. E
“niente resta uguale, dopo le maree”,
metteva in
guardia il Nolano.
Se tutto
comincia sempre con un incontro,
Asmà e Shadi
sono il passato ma anche il futuro.
Sono il
presente che getta sale sulle sconfitte
e sterra sentieri
da ricordare di giorno. È la
parola del
marinaio che conosce i venti e della
puttana che
sa dare consigli.
I viaggi dei
protagonisti alla ricerca di se
stessi
racchiudono la ricerca della Bellezza, per
continuare a
pensare e restare uomini e donne
nel vento.
In compagnia di pochi maestri che
accendano
tre luci di notte.
Portiamo
nell’anima gli occhi neri di una
azera che
nella piazza di pietra racconta storie
di Baku.
Dividiamo il latte con i nomadi
e attendiamo
le stelle che tracciano la strada
di notte.
Forse una
yurta ospiterà anche il nostro
viaggio
d’inverno, che crede all’amore e
alla morte.